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Chi non vuole fare la guerra alle guerre?

Storia e cronaca di guerre che non tutti vogliono combattere... I Graffi di Damato.

Per quanto affetto dalla “demenza” diagnosticatagli a distanza da Putin con la vecchia competenza del Cremlino nei rapporti con i dissidenti, ma un po’ condivisa in Italia anche da Matteo Salvini, che ne ha chiesto le dimissioni, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, non demorde. Anzi, sta facendo breccia nell’alleanza atlantica – tra americani, canadesi, francesi, inglesi, tedeschi, polacchi, baltici – ma anche fuori: per esempio, nell’Unione Europea, a sentire il commissario agli Esteri e alla sicurezza, lo spagnolo Josep Borrell. È a breccia di un uso più efficace delle armi occidentali fornite agli ucraini per difendersi dai russi, in modo da colpire anche le basi da cui partono da più di due anni i missili della morte. Altrimenti quella degli ucraini continuerebbe ad essere una difesa quanto meno dimezzata, e quella dei russi un’aggressione decuplicata.

Ma sarebbe la terza guerra mondiale, temono e protestano in tanti in Occidente. Lo dicevano nel 1939 anche quelli disposti a sopportare le angherie territoriali di Hitler finendo per incoraggiarlo, volenti o nolenti, sulla strada della seconda guerra mondiale e di tutto quello ch’essa comportò. Ma Putin non è Hitler, si obietta ancora, come se stessimo ad “Affari tuoi”, il gioco televisivo dei pacchi, dove si scopre solo alla fine che cosa c’è in quello del concorrente

Le guerre purtroppo accecano, anche nelle versioni “in pillole”. Che strada facendo diventano macigni. A Gaza, per esempio, gli israeliani colpiti in ottobre dal pogrom dei terroristi di Hamas sono scambiati per autori di genocidio nel tentativo di difendersi e neutralizzare un nemico dichiaratamente irriducibile, che si fa scudo della popolazione civile. E di fronte al conflitto in Ucraina l’ex presidente del Consiglio e ministro norvegese Jens Stoltenberg, un laburista liquidato sprezzantemente come pacifista quando venne nominato segretario generale della Nato, nel 2014, con Obama alla Casa Bianca, si è sentito dare del demente, ripeto. O del bombarolo. O dell’”uomo di paglia” degli americani, difeso sul Foglio qualche giorno fa da Adriano Sofri con la solita pignoleria di date, fatti e dichiarazioni. Chapeau.

Chissà se anche a Stoltenberg toccherà la fortuna -spero indolore per una sopraggiunta risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina imposta a Putin dalla consapevolezza di poterci rimettere l’osso del collo- di una Caivano. Dove Giorgia Meloni, pur incorrendo nella solita indignazione di chi l’avverte come “ducia” o “ducetta”, ha steso il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Che le aveva dato della “stronza” e “stracciarola” non in una imitazione di Maurizio Crozza ma in una prestazione vera, fra la buvette e i divani di Montecitorio.

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