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Chi è il nuovo capo dell’Intelligence tedesca

Il diplomatico Martin Jäger diventa capo dell’intelligence tedesca. Chi è, da dove viene e cosa è chiamato a fare Martin Jäger, chiamato da Merz a guidare l’appannato BND, il servizio federale d’intelligence. L'articolo di Pierluigi Mennitti

Da Kiev al cuore dell’intelligence di Berlino. Il governo tedesco ha scelto un volto noto delle relazioni diplomatiche internazionali per dirigere uno degli organi più delicati della sicurezza nazionale. Martin Jäger, attuale ambasciatore della Germania in Ucraina, è stato nominato nuovo presidente del Bundesnachrichtendienst (BND), il servizio federale d’intelligence. Succederà a Bruno Kahl, destinato alla sede diplomatica del Vaticano. La nomina, approvata dal Consiglio dei ministri, è considerata negli ambienti politici berlinesi un segnale chiaro: il BND si appresta a rafforzare il suo focus sulla minaccia militare proveniente dalla Russia, in uno scenario di tensione geopolitica e di trasformazione degli equilibri strategici globali.

UNA CARRIERA COSTRUITA NELLE GESTIONI DELLA CRISI

Sessant’anni, una lunga esperienza nei territori più instabili del mondo e una solida rete di contatti nel cuore della politica tedesca: Martin Jäger arriva alla guida del BND con un profilo da uomo delle emergenze. Dopo essere stato portavoce ministeriale di due figure centrali della politica federale – agli Esteri con l’attuale presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier e alle Finanze con lo storico esponente della Cdu Wolfgang Schäuble – Jäger ha ricoperto incarichi diplomatici in zone ad alta intensità di rischio. È stato ambasciatore a Kabul nel 2013, poi a Baghdad nel 2021, e infine, dal 2023, ha diretto l’ambasciata tedesca a Kiev, nel pieno del conflitto russo-ucraino.

Il nuovo capo dei servizi segreti tedeschi non è dunque estraneo a contesti bellici, né alle dinamiche intricate e complesse dei dossier di sicurezza. Conosce le guerre, i conflitti sotterranei, le reti di alleanze e l’importanza del coordinamento tra diplomazia e intelligence. Il suo percorso lo ha reso un profondo conoscitore del Medio Oriente e dell’Europa orientale, due aree chiave per la strategia estera di Berlino e oggi al centro delle tensioni più acute.

IL DILEMMA DEI POTERI LIMITATI

La sua nomina arriva in un momento delicato per il BND, storicamente percepito come un servizio segreto dai poteri limitati e con un’immagine pubblica fragile. Negli ultimi anni, una serie di sentenze della Corte costituzionale e una crescente diffidenza politica hanno ridotto sensibilmente le capacità operative dell’agenzia. Dal 2020, in seguito a una decisione di Karlsruhe, anche gli stranieri all’estero devono essere trattati secondo gli stessi standard di protezione della privacy riservati ai cittadini tedeschi. Una seconda sentenza del 2023 ha dichiarato parzialmente incostituzionale la sorveglianza delle comunicazioni digitali che coinvolgano soggetti situati in Germania.

Oggi, per poter monitorare sospetti all’estero, il BND necessita del via libera di un comitato di sei giudici federali. Inoltre, molte informazioni su possibili minacce terroristiche provengono ancora prevalentemente da servizi stranieri (soprattutto statunitensi e israeliani), circostanza che evidenzia una carenza strutturale di capacità autonome d’indagine.

Tutto ciò ha alimentato un dibattito sul ruolo effettivo dell’intelligence tedesca in uno scenario in cui il cyberspazio, la guerra ibrida e le campagne di disinformazione rendono la raccolta di informazioni sempre più urgente e complessa. Secondo indiscrezioni raccolte dallo Spiegel, con l’arrivo di Jäger la cancelleria federale – cui il BND è direttamente subordinato – intende rafforzare il servizio, incrementandone il budget e introducendo una maggiore flessibilità operativa.

I FALLIMENTI DEL BND, DALLA CRISI AFGHANA ALLA GUERRA IN UCRAINA

Il compito di Martin Jäger sarà anche quello di riparare l’immagine del servizio, duramente segnata negli ultimi anni. Il suo predecessore, Bruno Kahl, fu criticato per la gestione della crisi afghana. Il BND non riuscì a prevedere la rapida caduta di Kabul nell’estate del 2021, e le giustificazioni fornite ai deputati del Bundestag, tra cui l’accusa di “ingiustizia che grida al cielo” nei confronti del servizio di sicurezza, lasciarono spazio a dubbi e perplessità. Di fronte al comitato d’inchiesta parlamentare, Kahl sostenne che il BND non poteva difendersi pubblicamente perché la cancelleria federale lo aveva istruito a “non partecipare al gioco dello scaricabarile” e perché non poteva divulgare dettagli sensibili. Ma anche la sua improvvisa partenza da Kiev nel febbraio 2022, pochi giorni prima dell’invasione russa, fu interpretata come una fuga poco onorevole, benché lo stesso Kahl sostenesse di aver previsto l’attacco e di aver completato in tempo la sua missione.

Con Jäger, le aspettative sono diverse. Durante il suo incarico a Kiev, il diplomatico ha mostrato un atteggiamento deciso e risoluto, ribadendo più volte anche pubblicamente che la Germania sosterrà pienamente l’Ucraina nel suo percorso verso l’ingresso nell’Unione Europea e nella guerra di difesa contro l’aggressione russa. Dietro le quinte, il suo ruolo ha comportato anche un’intensa collaborazione con i servizi segreti ucraini, contatti che potrebbero rivelarsi fondamentali nel nuovo incarico.

UNA SVOLTA STRATEGICA PER L’INTELLIGENCE?

L’insediamento di Martin Jäger al vertice del BND potrebbe segnare l’inizio di un cambio di paradigma nella cultura della sicurezza tedesca. Una “svolta” invocata già da Kahl prima di lasciare l’incarico, in un’audizione parlamentare in cui auspicava una drastica sburocratizzazione del servizio. D’altronde, la Germania si trova oggi al centro di un contesto internazionale sempre più instabile, dove le minacce non arrivano solo da eserciti convenzionali, ma anche da reti criminali, attori statali ostili e manipolazioni digitali. E Berlino è ormai da tempo bersaglio di incrociate guerre ibride, per ora a bassa intensità.

Jäger porta con sé una visione maturata sul campo, nei teatri di guerra, tra le contraddizioni della diplomazia e le esigenze della sicurezza. Per il cancelliere Friedrich Merz, che lo ha nominato, rappresenta una figura capace di ricucire il rapporto tra intelligence e politica, restituendo al BND un ruolo più incisivo nella protezione degli interessi strategici tedeschi. Lo attende una duplice sfida: riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica e superare i vincoli normativi che oggi frenano l’efficacia dell’azione di spionaggio.

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