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Chi e come vuole spacchettare il centrodestra

Perché riemerge la formula "Ursula" per azzoppare lo schieramento di centrodestra. La nota di Paola Sacchi

Ora la vera preoccupazione che circola in Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, parafrasando l’antico detto, in modo rovesciato, è che tutte le strade del ritorno al proporzionale possano ripartire anche da Roma. Nel caso di una sconfitta di Enrico Michetti, candidato di tutto il centrodestra, ma particolarmente voluto da Meloni. E però, Roma o non Roma, oppure al di là di come andrà a Trieste e Torino, dove ci saranno domenica altri importanti ballottaggi, il disegno in generale attribuito alla sinistra di disarticolare stavolta davvero il centrodestra, un obiettivo accompagnato dal tentativo di una “delegittimazione” degli avversari politici, non può che trovare fortemente contraria anche la Lega di Matteo Salvini, che ieri ha ribadito agli elettori: “Andate a votare, non lasciate Roma in mano alla sinistra”.

Sullo sfondo si intensificano scenari da alchimia di Palazzo, con la quale creare quei numeri che il centro nel Paese reale non ha avuto finora alle Amministrative a destra e a sinistra, almeno a giudicare dai magri risultati o comunque le performance non di successo, a parte l’eccezione della Calabria con la forte affermazione di Forza Italia.

Il rischio è che l’onda lunga del vecchio copione identitario dell’antifascismo, usato a ogni appuntamento cruciale contro il centrodestra da parte di una sinistra in crisi di programmi, vittoriosa finora alle Amministrative ma su base ristretta, visto l’alto astensionismo, si propaghi non solo fino all’elezione del Capo dello Stato, come hanno notato alcuni osservatori. Ma anche fino alle Politiche del 2023. Alle quali magari ridisegnare il quadro politico con il proporzionale. E tentare così di mettere fuori gioco il centrodestra con la cosiddetta formula “Ursula” , ovvero una maggioranza che, nei desideri attribuiti alla sinistra, vedrebbe in Italia lo stesso accordo di Bruxelles per l’elezione di Von der Leyen. Quindi Pd, Cinque Stelle, Italia Viva, Forza Italia o parti di questa; Matteo Salvini risospinto all’opposizione, dove è già FdI di Giorgia Meloni.

Tra il dire e il fare in politica c’ è sempre un po’ di mezzo il mare. Ma stavolta c’è più concretamente di mezzo anche il risultato di Roma che certamente non sarà la Bibbia per nessuno, ma potrebbe aggiungere un tassello a questo progetto, sul quale nel Palazzo i rumors insistono da mesi. E ora si intensificano sull’onda della manifestazione No Pass di sabato, con tutte le gravi incognite che lascia irrisolte, anche dopo l’intervento di ieri del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, duramente criticata in aula a Montecitorio dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che sferzante l’ha accusata “di non aver fatto nulla”: “Tutto questo – ha attaccato Meloni – ci riporta a anni bui, alla strategia della tensione”.

In questa situazione, non a caso, il leader della Lega, Matteo Salvini, sostenuto da Meloni, ha sottoposto al premier Draghi, a nome di tutto il centrodestra, la ” proposta di una pacificazione nazionale, la necessità di ristabilire un clima di unità e concordia, a fronte di campagne particolarmente feroci contro Lega e FdI”. “L’emergenza è il lavoro e non il fascismo”, ha sottolineato Salvini.

Una contromossa quella dell’ex ministro dell’Interno che si colloca nel clima strisciante da parte anche dei media mainstream di delegittimazione del centrodestra. Un clima che ha toccato picchi elevati con le accuse da parte del vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano a Meloni e Fratelli d’Italia di porsi addirittura “fuori dall’arco democratico e repubblicano”, parole poi corrette dallo stesso Letta.

Ma intanto prosegue un po’ martellante il tentativo attribuito al leader del Pd Enrico Letta di sospingere lo stesso Salvini all’opposizione. Mentre a Palazzo Chigi si è, invece, avviato ieri il calendario degli incontri settimanali del leader della Lega con il premier. Un vertice in cui , secondo una nota di Chigi, si è parlato di prossimi provvedimenti economici , con particolare riferimento alla legge di Bilancio e alla Delega Fiscale. Salvini ricorda che si è parlato “dell’impegno comune a non aumentare le tasse”.

Infine, nel percorso a ostacoli del centrodestra, c’è la manifestazione della Cgil di sabato prossimo – nonostante saremo in pieno silenzio elettorale  per i ballottaggi – dopo la grave aggressione subita sabato scorso.

Ieri il centrodestra è tornato a mostrarsi unito a sostegno di Michetti con Salvini, Meloni e il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani, che ha, a sua volta, condannato “il clima di odio contro di noi”. Ma il rischio che la coalizione ha di fronte è quello di essere disarticolata.

“La sinistra cercherà ancora una volta di vincere a livello nazionale senza vincere. E se vogliono i numeri per il ritorno al proporzionale in parlamento li hanno”, osservavano dentro Lega e FdI. Letta finora si è sempre detto a favore del maggioritario. Ma la partita è ancora lunga. Roma o non Roma.

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