L’apnea politica dopo i voti di fiducia di questa settimana non è che un momento di sospensione.
Conte procede spedito con il suo piano: rafforzare la maggioranza che lo sostiene, allargandola il più possibile, e rovesciare gli equilibri nelle commissioni parlamentari.
I costituzionalisti e i parlamentaristi del Pd sono già al lavoro per capire se ci sono i margini per rimettere mano agli equilibri nelle commissioni.
Il piano non è un granché, ma è tutto quello che Conte può mettere in campo in questo momento.
Mattarella, che fino ad ora ha accordato il proprio sostegno a Conte, si trova in difficoltà.
Conte vorrebbe allargare l’Esecutivo tramite decreto perché sa di dover saziare gli appetiti dei suoi nuovi sponsor politici, ma non ne vuole sapere di dimettersi. Mattarella non gradisce la soluzione, che lo imbarazza, ma il tempo stringe e Conte preme.
Una prima mina da disinnescare è la possibilità che il Guardasigilli Alfonso Bonafede, in occasione della relazione sulla giustizia calendarizzata per il prossimo 27 gennaio, sia sfiduciato dai renziani.
Le agenzie riferiscono di un incontro piuttosto lungo ma ‘interlocutorio’ tra Conte e Mattarella. Nel linguaggio dei maestri di palazzo, ‘interlocutorio’ è davvero molto lontano dagli aggettivi che solitamente descrivono questo tipo di colloqui.
È verosimile, dunque, presupporre che a Conte sia stato dato un ultimatum. D’altra parte è piuttosto evidente, anche agli osservatori internazionali e alle cancellerie straniere più volte evocate con fastidio da Conte, che a tenere in piedi Conte sia lo stesso Mattarella. I giornali stranieri, inizialmente tiepidi sulla crisi politica italiana, hanno ormai preso a seguire assiduamente le vicende romane.
La Frankfurter Allgemeine, in particolare, non si limita ormai a criticare solo Conte per la gestione del Recovery Plan, ma alza il tiro e chiama in causa anche Mattarella, a cui attribuisce la responsabilità di tenere in piedi un ‘governo di minoranza’ che ‘penzola’ di voto in voto, e per giunta nel bel mezzo della pandemia.
La sostituzione di una formazione dai chiari connotati europeisti – Italia Viva – con un’insalata mista priva di coerenza è dunque messa in conto a Mattarella. E, quel che è peggio, il gioco non sembra valere la candela dal momento che le critiche rivolte al Recovery Plan sono esplicite e pesanti. La pressione si sta spostando su Mattarella, e il numero di telefono che compongono le cancellerie straniere è il suo.