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Johnson

Che premier sarà Boris Johnson?

Il commento di Daniele Meloni, blogger di Start Magazine

 

In una Londra che annaspa in un caldo quasi tropicale, Boris Johnson ha ricevuto l’incarico dalla Regina Elisabetta di formare un nuovo governo dopo che i membri del partito conservatore lo hanno scelto in stragrande maggioranza per essere il loro leader.

Il discorso di accettazione di Johnson fuori dall’indirizzo più celebre d’Inghilterra – 10, Downing Street – è stato un inno alla fiducia nel popolo britannico, mai da sottovalutare specie quando si trova in difficoltà. Il caos Brexit, i timori per la rinnovata spinta dell’indipendentismo scozzese, la questione nordirlandese, l’economia e i rapporti con gli Usa: non manca nulla nel menù di Johnson, che corona a 55 anni il sogno di una vita: quello di diventare Primo Ministro.

È per questa ragione che nel 2016 fece campagna pro-Brexit dopo avere scritto la bozza di due articoli per il Daily Telegraph, di cui è (era?) una delle penne più apprezzate. Uno a favore del Remain e uno per il Leave. (Il tutto è riportato nel libro “All out war” di Tim Shipman, una sorta di summa sulla campagna referendaria del 2016). Alla fine, Johnson scelse di pubblicare quello in favore della Brexit e fu uno dei campaigners più decisivi per l’esito del referendum che costò la carriera politica all’allora Premier David Cameron. Ma il sogno di scalzare il rivale Cameron durò lo spazio di pochi giorni dopo che l’alleato storico, Michael Gove, decise di non sostenerlo e i Tory scelsero una remainer, Theresa May, più gradita a tutte le ali del partito.

Era il luglio 2016. Sono passati tre anni e Johnson, più volte dato per finito, ha terminato la traversata nel deserto ed è diventato Primo Ministro. Dimessosi da ministro degli Esteri dopo avere prima brindato e poi rinnegato l’accordo di May con l’Ue presentato al governo ai Chequers, Johnson ha lavorato per essere in pole position per sostituire May, una volta che si era capito che i Tories la consideravano il loro punto debole di fronte agli elettori.

Istrionico e “gaffe-prone”, Johnson è anche un politico molto astuto e un intellettuale cultore dei classici della storia romana e di quella britannica. Cosa si devono aspettare gli inglesi da lui? Nella campagna per diventare leader Tory ha detto che entro il 31 ottobre lo UK lascerà l’Unione Europea anche se non ci sarà alcun accordo. Ma quando Johnson estrae il coniglio dal cilindro, non si sa mai quello che può uscire. Una maggioranza risicata alla Camera dei Comuni potrebbe suggerirgli un’elezione anticipata, di modo da comandare una nuova e più ampia maggioranza filo-Brexit a Westminster.

Tra i grandi elettori di Johnson c’è anche Donald Trump, che dalla Casa Bianca ha parlato in termini entusiastici del nuovo Primo Ministro inglese, visto come l’alleato ideale per raggiungere i fini della politica estera e commerciale Usa.

Mentre una vignetta del Times ironizzava sul cambio della guardia a Downing Street disegnando l’uscita delle scarpe con il tacco leopardate di Theresa May e l’ingresso delle calzature da clown di Johnson, cominciava la nuova era del partito conservatore e dell’Inghilterra. Con il nuovo Premier non ci sarà certamente da annoiarsi.

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