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Che Nato nascerà?

Garbato botta e risposta fra Leonardo Tricarico, generale, ex Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare, e Gregory Alegi, storico e giornalista, sull'Alleanza Atlantica, in occasione del summit dei leader della Nato che prenderà il via oggi a Washington

Nato dia messaggio unità.

È l’auspicio che Giorgia Meloni ha rilasciato ai giornalisti al suo arrivo a Washington per un vertice dell’Alleanza Atlantica dal quale si attende, spiega, “che la Nato mandi un messaggio di unità e sulla capacità di adattarsi a mondo che sta cambiando”.

La capitale degli Stati Uniti ospiterà infatti il vertice Nato del 2024 dal 9 all’11, summit celebrativo dell’Alleanza a 75 anni dalla sua costituzione. “La Nato, a 75 anni, è ancora vigorosa. Eppure è difficile non chiedersi come sarà l’alleanza tra un anno, se arriverà a 76 anni viva e vegeta”, si interroga il Washington Post. Secondo Foreign Policy “Questa volta, la Nato è davvero nei guai. Dopo anni di falsi allarmi, l’alleanza militare occidentale si sta avvicinando al baratro.”

E anche nel nostro paese gli esperti si esercitano in considerazioni circa il presente – ma soprattutto il futuro – dell’Alleanza Atlantica. A partire dal generale Leonardo Tricarico, ex Capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, critico su alcune opzioni Nato sulle colonne del Tempo e Gregory Alegi, storico e giornalista, docente alla Luiss Guido Carli, esperto di cose aeronautiche e militari, che ha analizzato cronologicamente l’evoluzione della Nato, sempre dalle pagine del quotidiano diretto da Tommaso Cerno.

Ecco il garbato botta e risposta fra due amici che hanno scritto un libro insieme su Ustica, entrambi membri della Fondazione Icsa (Tricarico nel ruolo di presidente e Alegi in quello di consigliere scientifico).

MUTAMENTO GENETICO DELL’ALLEANZA

“Se non sarà l’ipocrisia il tratto distintivo del vertice Nato di Washington, certo sarà qualcosa le assomiglia molto”, ha esordito così il generale Tricarico nella sua riflessione sul Tempo.

“Le dichiarazioni preparatorie di Stoltenberg – prosegue l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica – e di altri paesi membri, tra cui il nostro, lasciano chiaramente intendere che di fatto tutti fingeranno di non vedere il mutamento genetico dell’Alleanza, così come si è andato delineando nel tempo, e che pertanto non ci sarà motivo di rivisitazione profonda delle ragioni che ci tengono insieme, per vedere se non sia il caso di rispettarle o molto più pragmaticamente, di riscriverle”.

INSOSTITUIBILITÀ DELLA NATO

Allo stesso tempo, “Ritengo non superfluo sottolineare — ha evidenziato Tricarico — che nessuno più di chi scrive è convinto della insostituibilità della Nato, della necessità ora più che mai di un suo perfetto stato di salute in quanto strumento militare in grado di imporre, con le buone o con le cattive, il mantenimento o il ristabilimento della pace e il rispetto dei diritti. Ecco perché oggi bisogna metter fine alle violazioni quotidiane di cui l’Alleanza è vittima sistematica da parte dei suoi 32 paesi membri, in diversa misura, ma nessuno escluso.”

A 75 anni anni dalla sua nascita, “più che la prospettiva della Nato, il vero cambiamento sta nel numero di paesi (ma forse sarebbe il caso di parlare di popoli) uniti nel timore dell’espansionismo russo” fa eco lo storico e giornalista Gregory Alegi sul quotidiano con sede a Roma. “Il timore del disimpegno statunitense resta sempre attuale, specie nella prospettiva di un eventuale ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. L’Urss non c’è più, ma l’odierna Russia guarda ai vicini con gli stessi occhi famelici” aggiunge Alegi.

CHE NE SARÀ DEL FRONTE SUD?

Riguardo alla partecipazione del nostro paese al vertice di Washington, “L’Italia porta l’attenzione necessaria sul fronte Sud e credo sia una dimostrazione di come l’Alleanza sappia immaginare il suo ruolo in un sistema complesso”, ha spiegato alla stampa la presidente del Consiglio. “Chiaramente ci sarà sostegno all’Ucraina che sicuramente non mancherà”, ha aggiunto Meloni che si dice “soddisfatta dal lavoro fatto finora”.

A questo proposito, prima ancora di ascoltare le dichiarazioni della presidente Meloni, il generale Tricarico ha bollato la “linea statunitense fino ad ora sostanzialmente sorda alle richieste di tutela degli interessi che non coincidessero con i loro, come ad esempio quello che – c’è da scommettere – il nostro governo ribadirà per l’ennesima volta a Washington, quello di considerare più seriamente il fronte sud dell’alleanza, il continente africano, quello dove stanno mettendo radici ed espandendosi i rischi più insidiosi per l’Europa e per la comunità internazionale negli anni a venire”.

FOCUS SUL RUOLO GUIDA DEGLI USA

Ma tra i vari aspetti, quello su cui punta l’accento il generale Tricarico è quello del “ruolo guida degli Usa, andato sempre più scivolando verso un abuso del ruolo stesso”. L’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica è convinto che nell’Alleanza Atlantica “Una concertazione vera sulle questioni importanti non c’è mai stata, tutti hanno tacitamente accettato di seguire acriticamente la linea tracciata dall’amministrazione statunitense”.

Di avviso diverso è Alegi obiettando che “A 75 anni dalla sua nascita, nella Nato è insomma cambiato tutto tranne i fondamentali. Diversa è semmai la posizione dell’Italia, sempre più vicina al Mediterraneo che all’Occidente politico ed economico, ma al tempo stesso senza la presenza coloniale e le risorse per tradurre quest’intuizione in risultati politici. Per sciogliere il nodo, bisognerebbe essere disposti ad accettarne tutte le conseguenze. Molto più facile dare la colpa alla Nato”.

COSA FARE

Quindi quale futuro e prospettive per un’alleanza che è giunta al 75esimo anniversario?

“C’è bisogno in definitiva di giocare a carte e viso scoperti, di attivare un serio processo di concertazione e confronto, di ristabilire condizioni di pari dignità a un tavolo di riforme vere, prima che qualcuno, magari da novembre in poi, lo faccia di imperio”, conclude il generale Tricarico.

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