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Che cosa succede in Italia sul Coronavirus?

Fatti, numeri e commenti sul Coronavirus in Italia. Il post di Peter Kruger che da giorni approfondisce numeri e notizie su Facebook

 

– Al 14° giorno della crisi italiana, l’epidemia continua inflessibile a crescere a un tasso esponenziale che lo fa raddoppiare ogni due giorni e mezzo. In Cina al 14° giorno dal lockdown di Wuhan erano andati già in fase lineare, ce lo ha certificato l’Oms: in Cina hanno mandato i team di screening fin nei cessi ad identificare i positivi.

– Abbiamo un tasso di ospedalizzazione al 60% (in Cina era al 20%). Come ieri ha detto Ilaria Capua, è probabile che la diffusione sia almeno 100 volte superiore ai dati ufficiali che abbiamo.

– Ciò che è peggio è che stiamo operando sostanzialmente nelle stesse modalità che hanno reso possibile Codogno in primo luogo, cioè con un’altissima probabilità che esplodano nuovi focolai negli ospedali. Ci ostiniamo a seguire il protocollo per cui si fa lo screening solo a persone con sintomi che possano provare un link epidemiologico con le cosiddette zone rosse. Ma, ormai lo sappiamo, il virus è praticamente ovunque nel paese (anche se, ovviamente, con tassi di penetrazione diversi). Per un confronto, in Cina il governo ha messo a disposizione dei cittadini una app che consente di verificare in tempo reale la presenza geolocalizzata delle infezioni. Questo è stato estremamente utile per orientare i comportamenti dei cittadini. Da noi, sappiamo a mala pena quanti casi ci sono nelle province.

– E arriviamo al segnale per me più preoccupante. L’altro ieri, il capo della delegazione Oms, inviata a Wuhan, nel commentare i risultati della propria ricerca, ha menzionato l’Italia. Il capo delegazione ha detto che la velocità nelle risposte e l’estensione capillare delle misure di diagnosi, sono i due ingredienti necessari per poter contenere l’epidemia. E noi non stiamo facendo nessuna delle due. Sulle misure di diagnosi, ho già scritto sopra. E sulla velocità di risposta? Beh, stiamo ancora seguendo una strategia (se volessimo essere così generosi da attribuircene una) che è totalmente reattiva, e non preventiva. Risultato: arriviamo sempre in ritardo con le misure quando i buoi sono già scappati dalla stalla.

– ieri avevo invocato un discorso alto del Presidente della Repubblica. Invece, ci siamo beccati Giuseppi.

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Allora, tanto per chiarire, come ci hanno mostrato i cinesi, questa crisi “coronavirus” si combatte con la MOBILITAZIONE NAZIONALE a tutti i livelli:

– a livello sanitario potenziando le capacità di screening, protezione degli operatori sanitari e terapia su scala massiva (anche con il recruiting massivo di volontari)

– a livello di complesso industriale, convertendo tutta la produzione possibile alla realizzazione su scala “bellica” di materiale sanitario (tute, mascherine, farmaci, test kit, apparecchiatura ecc.)

– a livello delle imprese con l’adozione forzata di metodologie di smart working (là dove è possibile)

a livello di policy, limitando al massimo le occasioni di diffusione del contagio con l’istituzione di aree vaste di isolamento

– a livello di cittadinanza con l’adozione immediata di comportamenti responsabili (e reprimendo severamente i comportamenti irresponsabili) e l’introduzione anche di metodologie di tracciamento in deroga alla normativa sulla privacy

– a livello di governo, istituendo una direzione autorevole di pianificazione, coordinamento e comunicazione a tutti i livelli sopraelencati

– a livello economico, oltre che con misure straordinarie di supporto economico, anche con il trasferimento di risorse dalle aree meno critiche a quelle più in emergenza (inclusa la vasta platea di tutte le categorie economiche che verranno inevitabilmente devastate dall’emergenza)

Se poi riuscissimo a fare tutto ciò con un enorme sforzo coordinato a livello europeo, forse ce la potremmo anche fare…

(estratti di post di Kruger pubblicati sul suo profilo Facebook)

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