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Che cosa sta succedendo in Tunisia

Tutte le novità sulla situazione istituzionale in Tunisia. Il punto dell'Agi, l'agenzia stampa diretta da Mario Sechi

 

 

E’ alta tensione a Tunisi dopo il colpo di mano del presidente, Kais Saied, che ha assunto il potere esecitivo. I suoi sostenitori si sono scontrati con quelli del partito islamista Ennahda di fronte al Parlamento di Tunisi, che è stato circondato dalle forze armate dopo che Saied, domenica sera, ne ha decretato il congelamento per 30 giorni. La mossa di Saied, che ha rimosso il primo ministro, Hichem Mechichi, era giunta al termine di una giornata di manifestazioni contro Mechichi ed Ennahda, accusati di aver gestito male l’epidemia di Covid-19 e di non essere riusciti a risollevare il Paese dalla crisi economica. Al sit-in di Ennahda di fronte al Parlamento ha partecipato anche il presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, al quale è stato impedito l’ingresso nell’edificio. Ghannouchi, anch’egli rimosso ieri da Saied, ha accusato il presidente di aver perpetrato un colpo di Stato “contro la rivoluzione e la Costituzione”.

In precedenza il presidente tunisino Saied aveva annunciato la sospensione per 30 giorni del Parlamento e il licenziamento del premier Mechichi, dopo le proteste popolari contro il sistema politico. Ma precisa che “non si tratta di un colpo di Stato”. L’esercito ha impedito anche al presidente dell’Assemblea Rached Ghannouchi di entrare in Parlamento. Saied, che è stato accolto nella notte dalla folla esultante, ricorda di aver agito “in nome dell’articolo 80 della Costituzione”.  Il primo ministro della Tunisia, Hichem Mechichi, non si troverebbe attualmente in stato di arresto nel palazzo di Cartagine dopo la rimozione decisa ieri sera del presidente Kais Saied, contrariamente a quanto affermato in un primo momento da voci e leader politici, tra cui l’ex primo ministro e attuale vicepresidente del partito islamico Ennahda, Ali Larayedh. Lo afferma – secondo l’agenzia di stampa italiana Nova – l’emittente televisiva qatariota “Al Jazeera” sulla propria pagina Facebook, citando “fonti tunisine ben informate”. Secondo l’emittente, Mechichi si trova al momento a casa sua, non e’ in arresto, e intende convocare ugualmente il Consiglio dei ministri per una riunione. Ieri sera, Saied ha deciso di sollevare dall’incarico il primo ministro Mechichi e di congelare i lavori e i poteri dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp, parlamento del Paese) per un periodo di 30 giorni. Inoltre, il capo dello Stato ha stabilito la revoca dell’immunità parlamentare per tutti i membri dell’Arp e assunto l’autorità esecutiva, allo scopo di “assistere” un governo guidato da un nuovo primo ministro, che sarà nominato da lui stesso.

Le forze di sicurezza tunisine “hanno provveduto alla chiusura” dell’ufficio di al-Jazeera in Tunizsia Lo riferisce il sito di notizie Tunisie Numerique. Ai giornalisti e ai dipendenti della tv satellitare è stato chiesto di lasciare la redazione, ha fatto sapere il direttore del canale a Tunisi, Lofti Hajji. Secondo il sito web di al-Jazeera, almeno 20 poliziotti in borghese sono entrati stamani negli uffici a Tunisi, chiedendo allo staff di uscire. “Non avevamo ricevuto preavvisi dalle forze di sicurezza riguardo lo sgombero del nostro ufficio”, ha detto Hajji in dichiarazioni diffuse da al-Jazeera. Giornalisti citati dall’emittente con sede in Qatar avrebbero riferito di aver ricevuto ordine di spegnere i telefoni e di non aver avuto modo di raccogliere le proprie cose.

(Redazione Start Magazine)

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IL PUNTO DELL’AGI:

La pandemia da Covid-19 fa precipitare nel caos la Tunisia: migliaia sono scesi in piazza contro il governo, il presidente Kais Saied ha imposto le dimissioni del premier, Hicham Mechichi, e ha congelato il Parlamento per 30 giorni. Sotto accusa la gestione dell’economia e dell’epidemia.

Ci sono stati scontri e arresti ma una parte della classe politica denuncia il golpe:  “E’ un colpo di Stato contro la rivoluzione”, ha accusato il partito islamista moderato Ennahda.

Nonostante il coprifuoco, imposto tra le 20:00 ora locale e le 5:00, e le restrizioni dell’emergenza sanitaria che vietano ogni tipo di manifestazione pubblica, la capitale ha vissuto nella notte un clima di festa: migliaia di auto e semplici cittadini hanno festeggiato sotto lo sguardo delle forze dell’ordine fino a tarda notte.

Ad un certo punto anche il presidente si è unito ai manifestanti. Da diversi giorni su Facebook circolavano appelli a scendere in piazza, a opera di gruppi non identificati: venivano contestati i partiti al governo e in particolare la formazione islamista Ennahda, le cui sedi erano state prese di mira. I dimostranti chiedevano una modifica alla Costituzione e un periodo di transizione gestito dall’esercito, pur mantenendo Saied come capo dello Stato.

Stamane l’esercito che sta presidiando il palazzo sede del Parlamento tunisino ha vietato l’accesso allo Speaker, Rached Ghannouchi, che si è presentato all’ingresso accompagnato dalla vicepresidente, Samira Chaouachi, dall’ex ministro della Giustizia Noureddine Bhiri e dai deputati dei partiti islamisti Ennahdha e Al Karama.

Ghannouchi ha accusato il presidente di aver messo in atto un “colpo di Stato contro la rivoluzione e la Costituzione” e ha chiamato il popolo a “difendere la rivoluzione”.

Risalgono già allo scorso maggio le voci su un piano per rovesciare il governo tunisino e dare al presidente, Kais Saied, il pieno controllo delle istituzioni.

Lo scorso 24 maggio il portale specializzato Middle East Eye era entrato in possesso di un documento datato 13 maggio ed etichettato come “assolutamente top secret” che conteneva nel dettaglio il piano con cui Saied, un indipendente senza alcun partito alle spalle, intendeva prendere il potere, applicando il capitolo 80 della Costituzione, che gli consente di prendere il potere in caso di emergenza nazionale.

La Tunisia ha iniziato la sua transizione democratica nel 2011 con la cosiddetta “Rivoluzione dei gelsomini”, che ha posto fine a due decenni di dittatura di Zine El Abidine Ben Ali: in dieci anni si sono succeduti complessivamente dieci governi che hanno ulteriormente aggravato la situazione economica e la crisi sociale.

Saied ha promesso di risanare il complesso sistema politico deteriorato dalla corruzione. Le ultime elezioni avevano prodotto un parlamento in cui nessun partito deteneva più di un quarto dei seggi.

Adesso a far precipitare la situazione è arrivata la pandemia. I casi sono aumentati bruscamente nelle ultime settimane, mettendo ulteriore pressione all’economia già vacillante. Il premier aveva licenziato il ministro della Salute la scorsa settimana, ma questo evidentemente non è bastato a placare la rabbia.

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