Nonostante siano passati tredici anni dal suo inizio e che da almeno un quinquennio non se ne parli più, nelle ultime ore la guerra civile siriana è tornata a far parlare di sé a seguito dell’offensiva a sorpresa dei ribelli filo-turchi che avrebbero addirittura conquistato cinque quartieri di Aleppo.
Era dal 2016 che una relativa calma dominava nella città che quell’anno fu brutalizzata da una violenta campagna di bombardamenti aerei condotta dall’aviazione siriana e da quella alleata russa per liberare quella che all’epoca era una roccaforte jihadista.
Ma adesso i ribelli passano all’attacco approfittando delle difficoltà di Hezbollah, uno degli attori che, insieme a Mosca e a Teheran, erano intervenuti in quel conflitto per sostenere il periclitante dittatore Assad e debellare l’insurrezione islamista di cui, come è noto, la parte più evidente fu costituita dal califfato dell’Isis sorto manu militari in un ampio territorio a cavallo di Siria e Iraq.
Sconfitta l’Isis con una campagna internazionale a trazione Usa – nel territorio ci sono ancora schierati 900 soldati a stelle e strisce -, la Siria non è tornata interamente sotto il pieno controllo del dittatore Bashar al-Assad: almeno il 30% del Paese è dominato da formazioni jihadiste come Hayat Tahrir al-Sham (HTS), dalle milizie curde alleate di Washington, dalle forze armate turche oltre che dai proxy di Teheran.
GLI ULTIMI SCONTRI IN SIRIA
Ci sono voluti solo tre giorni perché i combattenti di HTS raggiungessero Aleppo dopo aver marciato dalla loro ridotta di Idlib, nel Nordovest del Paese.
Come riporta il Guardian, l’agenzia di stampa turca Anadolu ha riferito ieri che i militanti erano ormai dentro la città con i loro mezzi blindati mentre l’Associated Press raccontava di esplosioni missilistiche udite dai residenti.
Secondo il direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, Rami Abdul Rahman, citato dal Guardian, i jihadisti e le fazioni loro alleate controllano “metà della città di Aleppo” mentre “le forze del regime si sono ritirate”.
Secondo filmati visionati dalla Cnn i ribelli avevano raggiunto ieri pomeriggio il centro della città, dove dappertutto sventolavano bandiere dell’opposizione siriana.
I ribelli hanno anche riconquistato decine di città e villaggi nel territorio circostante Aleppo, impossessandosi anche di una base militare e di armamenti. Secondo il calcolo di Al Jazeera le località sotto il controllo dell’opposizione sono più di 47.
LA REAZIONE DELL’ESERCITO SIRIANO
Al Guardian Dareen Khalifa, dell’International Crisis Group, parla di un regime colto del tutto di sorpresa dalla fulminea avanzata jihadista che ha provocato il crollo delle linee di difesa.
L’esercito siriano secondo la Cnn ha dichiarato di essere alle prese con un “attacco di vaste proporzioni”, sostenendo di stare “rinforzando tutti i luoghi sul fronte di battaglia”.
Ieri Idlib e soprattutto Aleppo sono stati colpiti da feroci bombardamenti che hanno causato secondo i White Helmets la morte di almeno quindici civili e messo in fuga 14mila persone.
Anche la Tass ha confermato l’offensiva aerea con un comunicato in cui si spiega che, “in appoggio all’Esercito Arabo Siriano, le forze aerospaziali russe stanno eseguendo attacchi missilistici e lanciando bombe sull’equipaggiamento e sui membri di gruppi armati illegali, posti di comando, depositi e postazioni di artiglieria dei terroristi”.
Mosca ha anche fatto sapere, riferisce il New York Times, di aver catturato insieme agli alleati siriani più di 200 combattenti sorpresi a Idlib o ad Aleppo.
LO SCENARIO SIRIANO
Mohammed Alaa Ghanem, consigliere di Citizens for a Secure and Safe America, spiega al New York Times che gli ultimi eventi “rappresentano un potente promemoria che il conflitto siriano è tutto fuorché congelato”.
“Ciò che appare chiaro – aggiunge Ghanem – è che questi sviluppi mettono in luce le profonde vulnerabilità di Assad e la mancanza di legittimità popolare del suo regime”.