Skip to content

terni

Che cosa sta succedendo davvero a Terni

Dopo le scene inaccettabili al consiglio comunale della seconda città dell'Umbria, con il neo sindaco Stefano Bandecchi che aggredisce consiglieri comunali di opposizione, è utile ricordare come andò davvero a Terni, alle Amministrative. La nota di Paola Sacchi

 

È davvero un po’ sgradevole essere costretti a dire, come purtroppo ormai va di moda, che lo avevamo scritto in anticipo, per primi, per Startmag.it, rispetto a giornaloni e giornalini di ogni tendenza. E cioè che Terni avrebbe rischiato grosso con la spaccatura del centrodestra, poi all’ultimo ricomposta, a causa della scelta di FdI, imposta di fatto agli alleati, di non ricandidare più il sindaco leghista Leonardo Latini.

Detto: leghista e gentiluomo, stimato trasversalmente, che fino a un mese prima delle Amministrative aveva ancora sondaggi che lo vedevano in testa, nonostante il voto nazionale della Lega fosse sceso alle Politiche del 25 settembre a meno del 9 per cento. Ma le scene inaccettabili di ieri al consiglio comunale della seconda città dell’Umbria, con il neo sindaco Stefano Bandecchi che aggredisce consiglieri comunali di opposizione ci costringono a ricordare come andò davvero a Terni, alle Amministrative.

FdI volle a tutti i costi un suo candidato, forte anche di pur legittime ragioni di riequilibrio negli assetti in Umbria, a guida leghista di Donatella Tesei, che, candidata per tutto il centrodestra, vinse con un margine altissimo di oltre 20 punti. Ma FdI a Terni ha fatto l’errore di cadere nell’automatismo per il quale il voto nazionale alle Politiche, che premiò il partito del premier Giorgia Meloni, si sarebbe ripetuto in questo caso anche in quello locale. Da qui la decisione di non riconfermare Latini e di bocciare altre proposte della Lega. Che fu a quel punto anche tentata di correre da sola. Non lo fece, per senso di responsabilità, per non rompere l’unità del centrodestra. E, d’altro canto, restò pure isolata, visto che Forza Italia si schierò con la scelta di FdI. Nel frattempo anche la Lega ebbe le sue defaillances, alcuni suoi consiglieri comunali lasciarono Latini.

In tutto questo baillame del centrodestra si inserì il candidato terzista Bandecchi, con il suo carico di popolarità dovuto al fatto di essere anche patron della Ternana calcio e già distintintosi in questa veste per altri episodi decisamente non impeccabili, per usare un eufemismo. Bandecchi, candidatura che, quindi, non cade dal pero, o comunque non nasce sotto un cavolo, vide di fronte a sé un’autostrada. Sotto il simbolo “Alternativa popolare” di Angelino Alfano, battè al secondo turno il candidato di FdI, a quel punto accettato da tutto il centrodestra, seppur con una unità di facciata, perché appunto la Lega visse questa scelta come un’imposizione a tavolino da parte di FdI.

La Lega, comunque, non disse poi: Latini o morte. Propose anche altre candidature. Ma, hanno raccontato esponenti locali a Startmag.it: “FdI ci rispose: il candidato è nostro, punto”. Chiusura secca. E Latini si chiuse a riccio in un impenetrabile silenzio anche con i suoi, già di natura riservata, come è sempre stato.

Avrebbe vinto “il leghista e gentiluomo”, dai modi più democristiani che da guerriero di Alberto da Giussano, il leghista che conquistò anche molti voti a sinistra, ancora benvoluto trasversalmente in città? Dove aveva iniziato a fare cambiamenti importanti, pur non avendo certo la bacchetta magica. Avrebbe vinto, dunque, Latini contro Bandecchi? Secondo i sondaggi fino a poco prima delle elezioni che lo vedevano in testa sarebbe stato ovviamente il più competitivo contro il patron della Ternana. Ora è inutile come si suol dire piangere sul latte versato. Resta il fatto che la vittoria di Latini avvenne nell’ambito della conquista da parte del centrodestra, traino Lega di Matteo Salvini, dell’Umbria, ex storico fortino profondo rosso da 60 anni, molto di più delle Marche “rosate” Ds poi Pd, in precedenza forlaniane.

Insieme con Salvini, che fu decisivo, al clamoroso cambio da inversione a U, come Umbria, contribuì a Perugia il giovane sindaco di Forza Italia, Andrea Romizi, già al secondo mandato. Il muro profondo rosso era già caduto da tempo a Orvieto con Tony Concina, ex top manager Rcs, indipendente con FI. Orvieto fu la seconda città umbra ad abbatterlo. Poi, dopo il ritorno del Pd, fu riconquistata sempre dal centrodestra traino Salvini, attraverso l’elezione di un altro sindaco, giovane e donna, l’attuale Roberta Tardani.

Ma quale fu la prima città umbra dove il potere rosso cadde dopo mezzo secolo? Terni, appunto, con il liberale doc (ex Pli) Gianfranco Ciaurro, figura anche di rilievo nazionale. Cosa che fa diventare un pugno nello stomaco quelle scene di ieri di Bandecchi, per cui è stato richiesto l’intervento dello stesso prefetto.

Ecco la nota durissima del segretario comunale della Lega di Terni, rimasta persino fuori dal consiglio comunale dopo le Amministrative. Il leghista Devid Maggiora attacca a testa bassa. È il più duro di tutti. Denuncia:”Bandecchi non è in grado di fare il sindaco e se non si tratta di una questione di incompatibilità degli incarichi, è una questione di incompatibilità morale e di comportamento. In Consiglio comunale l’ennesimo scempio, l’ennesimo teatrino di un sindaco che invece di confrontarsi, minaccia pesantemente (‘le volano via tutti i denti dalla bocca’), insulta e cerca di aggredire fisicamente un consigliere di opposizione che sta solamente facendo il suo lavoro nell’incalzare l’amministrazione a fare il proprio”.

Dure denunce anche da Raffaele Nevi, deputato di Terni, vicepresidente vicario del gruppo FI a Montecitorio e portavoce azzurro (“La politica non deve mai arrivare a questi livelli”), di FdI con Orlando Masselli, l’ex candidato del cdx (“Noi siamo l’opposizione. Un conto le critiche politiche, altro venire quasi alle mani”) nel mirino ieri di Bandecchi.

Fare di tutta l’erba un fascio, con la litania che ormai la vera Politica di una volta non c’è più, non va bene. Sarebbe stucchevole e soprattutto non aiuta a capire. Così come non va bene alzare polveroni dove niente più si capisce di come possano nascere candidature come quella di Bandecchi, la cui genesi non fu spiegata a sufficienza neppure da giornali di centrodestra. Bandecchi, erroneamente dato da tutti i giornali come personaggio di destra e basta, ha pescato invece anche a sinistra e tra i 5s, persino alle Acciaierie, con un soccorso occulto attribuito persino alla Cgil.

Da Terni vengono ora alcune lezioni. La più ovvia: il centrodestra se si divide perde. Quella più scomoda da dire nella coalizione e sui media d’area invece: FdI se vuole fare ovunque la parte del leone, crescendo ma prendendo consensi solo agli alleati, anche dimenticando i meriti del campo già arato da Lega e Forza Italia, rischia di essere causa involontaria di sconfitte come quella di Terni. Seppur anche Lega e FI dovrebbero chiedersi dove hanno sbagliato in generale anche loro. Perché non si può certo imputare a FdI di esser cresciuta così tanto a livello nazionale e non solo. Ma sempre con il rischio che un Bandecchi di turno, tra liti o imposizioni interne alla coalizione, poi blocchi tutti. Come Terni – non certo l’ombelico del mondo, ma città delle Acciaierie e di oltre 100.000 abitanti – insegna.

E l’anno prossimo si vota per la Regione Umbria, i Comuni di Perugia, il capoluogo, e di Orvieto, tra le principali realtà. Collegialità era parola da “Prima Repubblica”. Forse sarebbe bene non gettarla alle ortiche del tutto. Tanto più in Umbria, dove la sinistra è rimasta fuori gioco anche laddove il centrodestra, come a Terni, ha perso.

Torna su