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Giorgetti

Che cosa sta architettando Renzi per il Quirinale

Mosse, contromosse, umori, pensieri e progetti di Matteo Renzi sul Quirinale secondo i giornali

 

Quando la cronaca politica era ancora, o era ridiventata, una cosa seria dopo i vent’anni delle veline fasciste di carta, nei giornali vigeva la regola che quanto più i partiti o le loro correnti fossero piccole ma -ahimè – determinanti per le sopravvivenze delle maggioranze, tanto più andavano seguiti i loro congressi o convegni. Per i quali si mobilitavano le firme migliori, che magari andavano a fare il loro lavoro col binocolo appeso al collo per scrutare, all’occorrenza, i volti lontani dei personaggi ritenuti più importanti o decisivi nelle manovre, spiandone incontri e smorfie.

Ora invece può accadere che si apra a Firenze l’undicesima edizione del raduno dei solitamente agitatissimi renziani nella storica stazione della Leopolda, a ridosso di quella che una volta si diceva la madre di tutte le battaglie parlando della corsa al Quirinale e dei suoi possibili effetti sul governo di turno, e sulla maggioranza delle testate giornalistiche non si trovi traccia dell’evento in prima pagina. O se ne trovino di labilissime nelle prime pagine degli altri, pur con titoli, titoletti e quant’altro che attribuiscono al solito Renzi progetti, congiure e simili da conclamato, orgoglioso “ago della bilancia”.

L’uomo ancora si vanta di avere con meno di cinquanta parlamentari di cui dispone su circa mille di avere quanto meno creato le condizioni che hanno permesso a Sergio Mattarella a febbraio scorso di mandare a Palazzo Chigi un signore senza partito ma con tanto prestigio personale, e internazionale, come Mario Draghi. Vi sarà pure dell’esagerazione, per carità, nei bollettini renziani di guerra, ma qualcosa di sicuramente è accaduto in quella direzione col suo concorso, quanto meno. E non sono per niente decisi a perdornargliela l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli adoranti nostalgici che muoiono dalla voglia di vendicarsi, magari col solito aiuto di qualche “casuale” -per carità- indagine giudiziaria.

L’ultima sulle capacità di manovra, intrigo, congiura e quant’altro di Renzi si trova sul giornale Domani dell’indomito Carlo De Benedetti con l’annuncio della gestazione di Paolo Gentiloni come successore di Sergio Mattarella al Quirinale, lasciando Draghi a Palazzo Chigi e mandando a Bruxelles, al posto dello stesso Gentiloni come commissario europeo, un uomo, una donna, un trans, come volete, di Silvio Berlusconi, felice così di potersi sottrarre ad una scalata personale al Colle francamente simile più a un sogno che ad un obiettivo, più ad una illusione che a un progetto, con tutti gli anni e le cicatrici anche politiche che il Cavaliere ha addosso dopo una vita di campagne di ogni tipo.

Ebbene, con tutto questo po’ po’ di scoop, vero o presunto, su Renzi e sull’ex fidato Gentiloni, da lui già mandato a Palazzo Chigi dopo la clamorosa sconfitta nel referendum del 2016 sulla riforma costituzionale, neppure Domani ha ritenuto di raccontare qualcosa del raduno alla Leopolda. Dove l’inviato di Repubblica, l’ex giornale di De Benedetti,, ha invece riferito di avere visto “file reali fuori dalla stazione”: reali, non di comparse col cestino da viaggio. “E’ la Leopolda, Amici miei. Da qui – ha brillantemente raccontato l’inviato del Foglio, dove Renzi è stato coccolato per qualche tempo come il “royal baby” dell’”amor nostro” Silvio Berlusconi – si tirano di solito grandi scherzi, stile Perozzi, e zingarate a volte fortunate, a volte meno. E’ il ritorno della stazione fiorentina al centro della politica. Ma nessuno capisce questa volta dove si fermerà il treno di Matteo Renzi”. Meglio quindi tenersene lontani, debbono aver pensato altri.

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