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Che cosa si dice ad Atreju

Atreju di Fratelli d'Italia: significato, dibattiti e polemiche. La nota di Sacchi

 

Atreju, la storica festa ideata anni fa da Giorgia Meloni con Fabio Rampelli, attuale vicepresidente della Camera, nello scenario dei Giardini di Castel Sant’Angelo, a Roma, mette FdI al centro della politica, come una forza tranquilla, di governo, una sorta di nuova Dc, che però si muove nel bipolarismo. Tra Babbi Natale, una pista di pattinaggio, giochi per bambini, un flusso continuo di famiglie e giovani va in scena la destra di governo.

Già primo partito che ha l’obiettivo di dominare il sistema politico con il traino di un premio di maggioranza del 40 per cento, un ritorno al proporzionale senza più i collegi uninominali. Se la riforma elettorale non è stata ancora ufficializzata, prosegue il percorso del premierato, il cui referendum, come dice Ignazio La Russa, presidente del Senato e cofondatore di FdI, si potrebbe anche rimandare alla prossima legislatura.

Ma La Russa sottolinea però che questa riforma non è per favorire il suo partito, ma a dare stabilità a tutto il Paese assicurando, insieme con la nuova legge elettorale, governabilità con la garanzia che vinca e governi “chi ha più consenso”. Sicuro che il centrodestra abbia forti possibilità di fare il bis, il referendum, secondo il presidente del Senato, lo si può rinviare anche alla prossima legislatura. La Russa, dopo aver sottolineato che gli italiani “ci hanno dato ragione”, lancia lo slogan di FdI: “Giorgia Meloni è il nuovo inizio”.

È tutta l’organizzazione della kermesse, che dura da una settimana, con dibattiti e iniziative a raffica, che dà l’idea plastica dell’obiettivo di sancire il ruolo di FdI come dominus del sistema politico. Ad Atreju ci sono tutti, tranne Elly Schlein che era stata invitata da Meloni, premier e presidente di FdI, insieme al presidente dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Meloni infatti non ha accolto la richiesta della segretaria del Pd di un confronto a due, che avrebbe di fatto ufficializzato il ruolo di Schlein come leader unico del Campo Largo. Conte, invece, è presente, sguazza nello spazio oggettivo lasciatogli dall’alleata e coglie l’occasione per ribadire le sue mani libere nel centrosinistra, ribadendo che lui un’alleanza organica con il Pd non la ha, ma la cerca soprattutto “sui programmi”.

Ad Atreju ad animare la kermesse ci sono tutti gli altri leader del Campo Largo, da Matteo Renzi, che ha momenti di tensione con il ministro per le Riforme, Maria Elisabetta Casellati, e quello degli Affari regionali e Autonomia, Roberto Calderoli. Renzi come Conte ricevono anche fischi. A sdrammatizzare ci pensa il capo dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che scherzando quasi prende in braccio Renzi per portarlo via. Presenti anche gli esponenti di Verdi e Sinistra, Avs. Gli applausi però li riceve solo Carlo Calenda, leader di Azione, con FdI d’accordo sul pieno sostegno all’Ucraina.

La Russa ha gioco facile di fronte all’assenza di Schlein nel chiosare sulla centralità di FdI: “Elly non ci ha visti arrivare”. Parte qualche fischio dalla platea, insieme con gli applausi a Calenda, anche alla Lega dell’alleato Matteo Salvini per la perplessità ribadita ieri in una nota del senatore, economista, Claudio Borghi che annuncia: “In merito ad un eventuale rinnovo del decreto per l’invio di armi all’Ucraina, la Lega non voterà una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi”. Per cui, prosegue, “ci attendiamo un cambiamento che ravvisi una discontinuità che tenga conto della situazione attuale e dei negoziati in corso”.

Ma Borghi sottolinea anche: “Nessuna intenzione di mettere a rischio un Governo che con la sua stabilità è l’unica salvezza per l’Italia in uno scenario mondiale pericolosissimo. Si tratta di una semplice richiesta di buonsenso”. Perplessità della Lega ci sono anche sulla riforma elettorale. La Russa afferma che il centrodestra “troverà anche stavolta la sintesi: perché noi siamo nati per unire non come la sinistra per dividersi”. Oggi la parola al leader leghista, Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, che parlerà questa mattina ad Atreju con il segretario di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prima del discorso conclusivo di Meloni, la “padrona di casa”.

È stata una settimana di iniziative e confronti a getto continuo. Ci sono anche la Sala Rosario Livatino, la Sala Giustizia giusta, in vista del Sì al referendum sulla riforma Nordio, dove ieri sera, sulla libertà di parola e sui fenomeni di odio, dibattito con tre firme del giornalismo, il direttore di Il Tempo, Daniele Capezzone, il direttore dell’Unità, Piero Sansonetti, e Francesco Storace, editorialista di Libero Quotidiano. Ad Atreju anche il direttore del Riformista, Claudio Velardi, e a moderare i dibattiti da Bruno Vespa a Enrico Mentana. L’immagine di un partito che vuole sancire il suo ruolo centrale.

La parola d’ordine che campeggia ovunque è: ” Sei diventata forte Atreju”. Con forte scritto a caratteri più grandi, prima del nome della storica kermesse della destra di governo.

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