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Macron Sottomarini

Che cosa farà Macron contro l’Islam politico in Francia

Islam politico: il governo di Castex presenterà il 9 dicembre una legge i cui contenuti sono stati illustrati dal presidente Macron. L'approfondimento di Enrico Martial

 

Il tema francese del “separatismo” non è per noi di immediata comprensione, riguarda le tendenze di gruppi e comunità ad applicare norme e regole diverse dalle leggi dello Stato. Fa parte della più ampia questione della diffusione di pratiche e comportamenti in contrasto con l’ordinamento e i costumi francesi. Resta vivo in modo ricorrente e risale almeno al dibattito pubblico suscitato da un caso di una scuola di Creil, vicino a Parigi, in cui fu vietato l’uso del velo a due tredicenni, nell’ottobre del 1989, ai tempi della caduta del muro di Berlino, di Salman Rushdie e di Lionel Jospin allora ministro dell’educazione. Per quanto cavalcato dall’estrema destra, ha riguardato tutti i governi e i partiti francesi, a destra e sinistra: fa parte del pacchetto che unisce le questioni di integrazione sociale, i quartieri fragili (su cui si è intervenuti per esempio la fiscalità di vantaggio), la radicalizzazione e il terrorismo.

Su questa partita aperta, il governo di Jean Castex presenterà il 9 dicembre prossimo una legge, i cui contenuti sono stati illustrati dal presidente Emmanuel Macron il 2 ottobre a Les Mureaux, nel dipartimento delle Yvelines della regione parigina.

COSA VUOL DIRE SEPARATISMO

Macron ha distinto “separatismo” dal “comunitarismo” in tempi recenti, per non mescolare la legittimità e valore delle diversità, anche regionali (la comunità bretone, occitana, le minoranze ecc.) rispetto alla violazione, formale e sostanziale, dell’ordinamento giuridico. Ne ha parlato nel quartiere “di riconquista repubblicana” di Bourtzwiller, a Mulhouse il 18 febbraio 2020, quando il coronavirus iniziava a circolare e nei mesi successivi ne ritardava le conseguenze politiche e quindi la proposta legislativa. La focalizzazione sull’aspetto giuridico e politico consente anche di salvare la questione costituzionale delle libertà, anche religiose, e di comprendere anche altri casi oltre a quello di area islamica, come è avvenuto con i comportamenti “separatisti” di gruppi di ceceni, che si facevano giustizia da soli nei propri raid punitivi, come il 12 giugno 2020 a Digione.

UNA LEGGE IN PREPARAZIONE IN SEI PUNTI

A ogni buon conto, le misure che comporranno il disegno di legge del 9 dicembre si possono ricondurre a sei punti, ancora da scrivere con cura per evitare lo scoglio di un giudizio della Corte costituzionale. Oltre a intervenire su formazione, decisioni locali, associazioni e servizi pubblici, vi si legge anche la volontà di ridurre l’influenza diretta di alcuni Stati terzi che nominano insegnanti distaccati o finanziano moschee, centri studi e associazioni – come Turchia, Tunisia, Marocco, Arabia Saudita e Qatar.

In primo luogo, poiché si è registrato un netto aumento della formazione scolastica a domicilio con impronta islamica (30mila bambini, ha fatto notare il presidente Macron, spesso in strutture chiuse, accolti da donne in niqab, a imparare solo preghiere,) l’istruzione diventerà obbligatoria negli edifici scolastici dall’età di tre anni. L’educazione a distanza (un orgoglio nazionale dai tempi della Prima guerra mondiale, organizzata dal CNED) sarà limitata alle ragioni di salute.

In secondo luogo, gli atti comunali in contrasto con norme nazionali o principi costituzionali potranno più facilmente essere impugnati dai prefetti, per esempio nell’introduzione di menu confessionali nelle mense scolastiche, o nella creazione di orari distinti per l’accesso alle attività sportive per uomini e donne. Per esempio, sulla separazione di genere nelle piscine le polemiche sono ricorrenti e complesse, come in Normandia (citata da Macron) oppure a Mantes-la-Jolie o La Verpillière, non lontano da Grenoble. I prefetti potranno anche sostituirsi ai sindaci, che Macron indica voler sostenere anche rispetto alle pressioni locali e di gruppi a cui sono sottoposti.

La legge in preparazione prevede che lo Stato possa sciogliere più facilmente le associazioni, anche per violazione dei diritti della persona o per pressioni psicologiche o fisiche. I contributi pubblici saranno condizionati al rispetto di principi di laicità con la firma di un documento di principi, già in vigore in alcune regioni (una Carta della laicità in Hauts-De-France, Ile de France, Centre-Val de Loire, ma anche a Montpellier), pena il rimborso delle somme versate.

Il sistema nato nel 1977 per l’insegnamento nelle scuole della lingua e cultura del paese di origine (ELCO), anche per facilitarne le relazioni e il ritorno, viene riformato, con nuovi accordi con Algeria, Marocco, Tunisia, Turchia (che non apprezza) ma anche con Croazia, Portogallo, Serbia e Italia. Gli insegnanti non verranno più pagati e inquadrati dai paesi di origine, ma dal sistema francese.

L’obbligo di neutralità confessionale dei funzionari pubblici verrà estesa anche al personale delle aziende che operano attraverso concessioni pubbliche, come nel caso del trasporto urbano: una lavoratrice in biglietteria non potrà coprirsi con il velo.

Infine, il finanziamento delle moschee passerà nell’ambito legislativo delle associazioni tenute a una maggiore trasparenza contabile (la legge del 1905). Inoltre, sarà prevista una procedura per impedire che gruppi radicalizzati prendano il controllo di associazioni e quindi di moschee. Gli stessi imam dovranno essere formati in Francia, con una responsabilità culturale interna, e si metterà fine ai circa 300 imam “distaccati” dai paesi di origine, Turchia, Marocco e Algeria, con un processo di sostituzione che comporterà circa quattro anni.

COMMENTI E CONSENSO DI FONDO

Alcuni commenti lamentano la scarsa integrazione con le altre misure in corso – per esempio di tipo sociale per i quartieri in difficoltà – o di sicurezza pubblica, come le iniziative per i 47 “Quartieri di riconquista repubblicana” (QRR) nati nel 2018. Le misure e la legge in preparazione paiono come una tappa di un percorso più ampio, di cui ha fatto parte anche un rapporto dei servizi di informazione (DGSI) discusso all’Eliseo a dicembre 2019, che individuava 150 quartieri e zone esposte a radicalizzazione islamica. Inoltre, in vista delle elezioni presidenziali del 2022, Macron rafforza i temi securitari e il proprio fianco destro, su cui insistono Les Républicains, e in particolare il presidente della regione Haut-De-France, Bertrand Xavier.

Il consenso di fondo è comunque ampio, malgrado qualche messa a punto a sinistra e le critiche d’obbligo, se si pensa che il Rapporto del Senato del 7 luglio 2020 propone misure simili ed è stato adottato all’unanimità.

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