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Pnrr BEI

Che cosa fa la Bei (in silenzio) per l’Italia

Pubblichiamo il testo dell'intervento di Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei (Banca europea per gli investimenti) e presidente del fondo Fei, tenuto oggi in occasione della firma del protocollo d'intesa con la Procura generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione

 

La Bei, la Banca dell’Unione Europea, è stata costituita con il Trattato di Roma del ’57 su impulso italiano. Il nostro Paese spinse per avere uno strumento europeo che finanziasse la crescita armoniosa delle regioni più arretrate.

Da allora è sempre stata vicina al nostro Paese, spesso silenziosamente, ma assicurando sempre il suo sostegno a progetti di qualità, effettuati nel rispetto delle regole e delle normative europee e nazionali. Da allora l’Italia è la nazione che più ha beneficiato dei prestiti del gruppo Bei.

Qualche cifra: dal 2008, in Italia abbiamo concluso finanziamenti per 108 miliardi di euro, contribuendo in modo decisivo a crescita ed occupazione.

Tra i pilastri della nostra attività c’è il sostegno alle Pmi. Grazie a 43 miliardi di finanziamenti in 10 anni, abbiamo sostenuto 6,7 milioni di posti di lavoro in tutte le Regioni Italiane.

Inoltre, con finanziamenti a lungo termine e a tassi molto contenuti, abbiamo finanziato le più importanti infrastrutture nazionali di trasporto (viarie, ferroviarie, porti, aeroporti), energetiche (smart grid, rinnovabili, efficienza energetica), digitali, idriche e dei servizi, sostenendo sia le amministrazioni centrali che locali. Affianchiamo, poi, lo Stato italiano sia nella ricostruzione in seguito ai tragici sismi degli ultimi anni sia nella prevenzione, per esempio in materia di dissesto idrogeologico.

Grazie al nostro intervento l’Italia ha risparmiato cifre rilevanti per le finanze pubbliche rispetto a quanto sarebbe costato finanziarsi emettendo nuovi titoli di debito pubblico.

Sosteniamo l’economia della conoscenza, attraverso finanziamenti per ricerca e sviluppo aziendale e prestiti in favore di diverse università. Infine, forti dell’esperienza che ci viene dall’essere il più grande emittente di green bond al mondo, solo in Italia l’anno scorso abbiamo finanziato progetti ambientali per 2 miliardi.

Un rapido accenno al Piano Juncker, di cui la Bei è il braccio finanziario: dal 2015 sono stati attivati investimenti per 375 miliardi, pari al 75% del Piano da 500 miliardi entro il 2020 per rilanciare l’economia europea. L’Italia è attualmente al secondo posto per risorse mobilitate.

Come vedete, lo spettro delle nostre attività è ampio e coinvolge controparti assai eterogenee. Moltiplicando tale complessità per i 162 paesi in tutto il mondo in cui operiamo, capirete che la Bei è un’istituzione cardine nell’economia nazionale, europea e mondiale.

D’altra parte la mole di denaro che movimentiamo nell’interesse della collettività deve essere tenuta indenne da qualsiasi aggressione o manipolazione criminale.

La Bei si è impegnata negli ultimi anni per essere all’avanguardia nella lotta al finanziamento del terrorismo ed al riciclaggio, rafforzando gli strumenti di screening e di monitoraggio ed adottando clausole contrattuali volte alla massima trasparenza e all’ottenimento di informazioni su vicende penalmente rilevanti che possono riguardare le nostre controparti.

In altre parole, non si tratta solo di “fare” ma di “fare bene”.

Per questo la Bei ha un dipartimento di ingegneri ed economisti che fa un’analisi preventiva sulla sostenibilità economica ed ambientale dei progetti e sul rispetto delle procedure di procurement. Allo stesso tempo si analizzano in dettaglio i rischi di compliance legati al progetto e alle persone coinvolte, prevedendo clausole che possono arrivare fino alla richiesta di rimborso anticipato del prestito.

Infine, il presidio importante del nostro Ispettorato Generale, perché la Bei ha una politica di tolleranza zero verso ogni condotta criminale o proibita, legata direttamente o indirettamente alla propria attività.

D’altra parte le nostre contromisure rischiano di essere vanificate se isolate dalla più grande azione di contrasto e repressione condotta a livello nazionale.

Ecco da dove sorge il bisogno della collaborazione con le Procure della Repubblica, che oggi portiamo “a sistema” dopo sinergie fruttuose negli anni precedenti.

Crediamo, d’altra parte, di poter anche contribuire al vostro lavoro, condividendo con voi le informazioni in nostro possesso. L’incrocio di queste informazioni con le vostre tecniche investigative porteranno la lotta alla criminalità economica a un livello superiore e i risultati – sono certo – non tarderanno ad arrivare.

Per concludere, Signor Procuratore Generale, viviamo in un’epoca di grande disagio che mette a dura prova la costruzione europea e mina anche la fiducia nelle istituzioni e nelle persone chiamate a gestire risorse pubbliche. Queste tensioni allontanano i cittadini dall’Europa e dalla classe dirigente. E non le nascondo che a volte condivido il disagio dei cittadini europei.

La Bei, la banca dell’Unione europea, è la dimostrazione che ci può essere, che c’è un’Europa vicina alle persone, alle imprese, ma anche allo Stato e che ogni giorno cerca di migliorarne la vita dando esempio di buona amministrazione nell’uso delle risorse pubbliche.

Per dirla con le parole del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, la Bei è “una bella storia europea”, come dimostra il Protocollo che firmiamo oggi. E forse dobbiamo imparare a raccontare meglio ai cittadini quello che le istituzioni riescono a fare a sostegno della crescita, della coesione e della lotta ai fenomeni criminali.

Quanto a lei, Signor Procuratore, un sentito ringraziamento per la collaborazione e la disponibilità manifestata a diffondere (e difendere) l’operato della Bei.

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