skip to Main Content

Putin Fazzolari

Che cosa cela il neozarismo di Putin

"Putin e il neozarismo: Dal crollo dell'Urss alla conquista della Crimea" di Sergio Canciani letto da Tullio Fazzolari

 

Tra le conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina ce n’è soltanto una che non preoccupa affatto: il business degli editori. Da tre mesi ormai escono a getto continuo saggi e biografie ma, in qualche caso, lasciano abbastanza perplessi. Alcuni sembrano opera di esperti improvvisati che hanno studiato Putin, la Russia e l’Ucraina a tavolino e da lontano. Non è così per Sergio Canciani e il suo “Putin e il neozarismo” (Castelvecchi, 192 pagine, 15 euro) che è invece il racconto di un testimone che ha visto in prima persona il crollo dell’Unione Sovietica e la travagliata nascita della nuova Russia fino al consolidamento del regime di Putin.

Dal 1990 al 2011 Sergio Canciani è stato a capo dell’ufficio di corrispondenza della Rai a Mosca. In quei tredici anni accade di tutto. Finisce l’era della speranza creata da Gorbacev e si conclude in maniera
ingloriosa con il fallito tentativo di reprimere tardivamente e con la forza le spinte indipendentiste delle repubbliche baltiche. Passa anche l’epoca di Eltsin: di fatto poco più che una meteora ma sufficiente a creare il caos con un paese completamente in mano a ex dirigenti di partito diventati all’improvviso oligarchi miliardari. E su quelle macerie si insedia Putin. L’ex ufficiale del KGB e nipote del cuoco di Stalin viene all’inizio sottovalutato. Ma è un grave errore e se ne accorgono a proprie spese gli oligarchi che Putin sottomette esattamente come faceva lo zar con i boiardi: saranno liberi di continuare i loro intrallazzi a condizione però di essere allineati con le decisioni del Cremlino.

Emerge subito la visione monocratica che Putin ha del potere. Simile se non identica a quella degli zar con in più qualche strumento di stampo staliniano come l’assassinio di dissidenti e oppositori. Ma il racconto di Canciani dimostra con ampiezza di dettagli che nella Russia ci sono anche molte cose in meno rispetto sia all’impero zarista sia all’Unione Sovietica. Se il regime è solido il paese non lo è affatto. Dietro il ricco business di gas e petrolio si vede una situazione disastrosa. Molte fabbriche chiudono. Corre il rischio di farlo anche quella che produce i famosi fucili kalashnikov. La disoccupazione è elevatissima. L’aspettativa di vita per gli uomini scende a 60 anni (contro i 73 delle donne). Ciò nonostante le classi sociali più povere votano per Putin, come dice Canciani, “in mancanza di meglio”.

La facciata di una Russia potente che il Cremlino continua ad accreditare nasconde dunque una realtà ben diversa. Per scoprirla basta leggere “Putin e il neozarismo” che Sergio Canciani (mancato purtroppo tre mesi fa) ha scritto all’indomani dell’occupazione della Crimea. Sette anni dopo il libro viene ristampato ed è tuttora di grande attualità perché dà risposta a molti degli interrogativi che ci si pone in questi giorni. Già allora l’apparato bellico di Mosca risultava la classica tigre di carta con la maggior parte dei carri armati e delle navi che erano poco più che ferrivecchi. Perché Putin abbia deciso di aggredire l’Ucraina resta un mistero oltre che un errore. Ma come ricorda Canciani “quando la Russia perde l’Ucraina perde la testa”.

Back To Top