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Cosa dicono e come si muovono centrodestra e centrosinistra

Le ultime novità sulla partita per il Quirinale. La nota di Paola Sacchi

 

“E chi l’ha detto che un nome come quello di Marcello Pera alla fine non possa spuntarla dalla quarta votazione? Se anche Renzi fosse d’accordo… Ma, al di là dei tre nomi fatti da Salvini (Pera, Letizia Moratti, Carlo Nordio, ndr), la mia sensazione è che il centrodestra abbia battuto un colpo e ora in difficoltà si trovi Letta con la sinistra. Salvini qualcosa la sta portando a casa, almeno nella questione di metodo, contro i veti”.

Così a sera, dopo la seconda fumata nera, un leghista storico sintetizza con la cronista quello che per lui è il succo politico della seconda giornata di votazioni per il Capo dello Stato. La notte di martedì 25 gennaio cala il sipario sui primi due scrutini con una preoccupazione per il centrosinistra, e cioè che il centrodestra vada da domani, dalla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta, su un nome che potrebbe essere piuttosto quello della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, con l’eventuale consenso anche della renziana Iv, oltre che dei pentastellati che l’avevano già votata come seconda carica dello Stato.

Il big dei governatori, grandi elettori delle Regioni, il presidente del Veneto Luca Zaia: “La nostra è una bella terna da valutare. La speranza è di trovare un’ampia condivisione, ma è anche vero che la storia delle elezioni dei presidenti mostra le percentuali più variegate”.

In effetti, la mossa di Salvini alla conferenza stampa del centrodestra unito con Antonio Tajani e Giorgia Meloni sembra spiazzare il Pd e la sinistra. Letta riconosce che sono tutti e tre “nomi di qualità”. Pd, Leu e Cinque Stelle non propongono una loro rosa perché, dicono, intendono favorire “una soluzione condivisa su un nome super partes”.

Letta, al termine del vertice con Leu e Giuseppe Conte suggerisce di “chiudersi in conclave a pane e acqua”. Non dice di più ai giornalisti che lo incalzano, ripete loro più volte di fare “attenzione a non farsi male”, vista la calca. Il tono è gentile, ma denota un po’ di irritazione con gli avversari politici.

L’impressione che si ricava è che il vertice Pd, pur con divisioni nel partito, abbia finora puntato soprattutto su Draghi e ora si trovi in difficoltà. Anche perché Conte ha ribadito chiaramente di preferire che il premier, descritto come “il timoniere”, resti alla guida del governo.

L’ipotesi Draghi al Colle resta in realtà sempre in piedi, ma anche al termine del secondo giorno di votazioni appare perdere al momento quota. Sullo sfondo resta sempre anche il nome di Pier Ferdinando Casini. Ma non sono nomi del centrodestra.

Quanto all’ipotesi Casellati, non fa parte della terna ma di fatto c’è. Salvini, infatti, ha spiegato che “le cariche istituzionali debbono essere tenute fuori dalla discussione”, ma ha anche aggiunto che “hanno in sé la dignità di essere una possibile scelta”. Salvini a tarda sera al Pd, che aveva definito all’inizio i nomi della terna “di qualità”, giudicando quello del centrodestra “un passo avanti” per il confronto, replica che “a differenza di chi cambia idea”, la coalizione resta convinta che quei nomi sono di “assoluto spessore, è evidente la differenza tra noi e chi dice no a ripetizione e pone veti”.

Letta aveva infatti specificato di aver detto che si tratta di nomi “di qualità”, ma di non averli definiti “super partes”. Mentre Salvini, Tajani e Meloni, fanno appello al rispetto “per la dignità della cultura liberale e conservatrice” che le personalità indicate rappresentano.

Nomi, viene detto da Meloni, ai quali “si potrebbe aggiungere lo stesso Tajani, ex presidente del Parlamento europeo, ex commissario in ruoli chiave”. “Un curriculum tutto europeista”, sottolinea Salvini, liquidato con la presidente di Fratelli d’Italia come “sovranista”.

Il leader della Lega sottolinea in mattinata al vertice con i suoi grandi elettori la necessità che non si pongano pregiudizi “alla dignità di un Paese dove il centrodestra è maggioranza”. Ringrazia Umberto Bossi, che gli siede accanto, di “essere venuto in macchina da Varese”. Parte un lungo applauso al Senatùr . Un applauso anche a Silvio Berlusconi, “per il suo gesto di generosità”.

Selfie di Bossi con i grandi elettori della Lega, come quello con Zaia.

E domani, giovedì 27, sembra che per il Quirinale sarà un altro giorno.

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