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Cazzullo, aboliamo il liceo classico?!

Riflessioni sul liceo classico a margine delle presentazioni dei libri di Aldo Cazzullo e Alessandro Giuli. Estratto dalla newsletter La Linea di Francesco Cundari

 

Riporto dal Corriere della sera, senza nulla aggiungere e nulla togliere all’incipit dell’articolo di Francesco Bertolino: «Il pendolo della storia sta oscillando da Ovest verso Est. È già successo oltre 1500 anni fa e, allora, il risultato fu la caduta dell’Impero Romano. Siamo all’alba di una nuova svolta epocale negli equilibri di forza fra Occidente e Oriente? Ne hanno dibattuto ieri Francesco Gaetano Caltagirone, presidente del gruppo Caltagirone, e Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della sera, durante un evento del Festival dell’Economia di Trento moderato dal direttore del Sole 24 ore, Fabio Tamburini».

Confesso di non avere letto il libro di Cazzullo dedicato all’Impero romano, virilmente intitolato «Quando eravamo i padroni del mondo», e di non avere neanche una particolare passione per il latino o la storia di Roma. A giudicare dall’articolo mi sembra però che la campagna degli industriali contro il liceo classico stia superando ogni limite.

Riporto dall’articolo di Stefano Cappellini, su Repubblica, dedicato a una presentazione romana del libro di Alessandro Giuli, presidente del Maxxi e intellettuale di punta della nuova destra («Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea», Rizzoli): «Come già Beppe Niccolai, ariete del fascismo rosso nel Movimento sociale italiano del dopoguerra, come già il decaduto Fabio Rampelli, che negli anni Novanta da capo dei Gabbiani riempì Roma con manifesti raffiguranti il Che Guevara, Giuli arruola per la missione di appropriazione culturale, direbbero alla Columbia, il volto più nazional-popolare, direbbe l’incolpevole Gramsci, del rossobrunismo. Arriva infatti come relatrice Sabrina Ferilli, da tempo capace di passare da un ricordo berlingueriano a un insulto a Zelensky passando per la riabilitazione di Raggi e la denuncia della lobby ebraica a Hollywood. Con Ferilli, due grandi giornalisti, ex comunisti, molto ex, ma cultori della materia, Giuliano Ferrara e Pierluigi Battista. Autore e relatori si accomodano proprio a fianco della pila di volumi su Matteotti, che con Gramsci ha condiviso il trattamento fascista ma non, almeno lui, il tentativo di recupero a destra».

(…) «Ferrara diverte il pubblico: “Una volta venne da me un segretario provinciale del Pci che mi chiese: ma tu l’hai letto mai Gramski in edizione originale?”. Tocca a Ferilli: “Sono qui come curiosa non come competente. La cosa che mi piace più di Alessandro è che del fascismo condanna le cose condannabili, anche se resta un affezionamento (sic) a determinati ideali e passaggi, e alcuni li condivido pure, come i rimandi al Risorgimento”».

Confesso di non avere letto il libro di Giuli, di cui trascrivo comunque l’incipit, per completezza di informazione: «Siamo figli della terra e del cielo stellato, celeste è l’origine. Le radici nazionali non possono gelare poiché s’immergono in profondità intangibili che travalicano la favola e l’intreccio storico e si saldano nel nostro genius loci meridiano espresso in una lingua universale di assolata Concordia».

Rettificando parzialmente il giudizio espresso nella precedente segnalazione, comincio però a pensare che abolire il liceo classico sarebbe forse il male minore.

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