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Il caso Santanché sarà solo un temporaluccio estivo per Giorgia Meloni?

Che cosa scrivono i giornali sul caso Santanchè. I Graffi di Damato

 

Beato il Papa di turno. Che quando può e vuole può consolarsi, e consolare i suoi ospiti, godendosi gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, come ha fatto ieri ricevendovi duecento artisti. Noi dobbiamo accontentarci oggi di goderci, si fa per dire, foto e titoli di molte prime pagine sull’’ultimo temporale rovesciatosi, a quanto pare, su Giorgia Meloni e il suo governo. Esso porta il nome della ministra del Turismo, amica e collega di partito della premier, Daniela Santanchè: “la fiamma del peccato”, secondo la fantasia non so se più erotica o politica del manifesto, con i suoi 62 anni non so dirvi francamente come portati per via dei suoi trucchi mobili o fissati chirurgicamente sul volto.

SANTANCHÈ E “VISIBILIA”

La ministra, forse un po’ troppo spavalda anche nei nomi che sceglie per le sue società di affari, come “Visibilia”, è entrata nel mirino di quasi tutte le opposizioni e – quel che è peggio – di una parte della stessa maggioranza di centrodestra, per l’intreccio di due inchieste condotte su di lei: una giudiziaria e una giornalistica, della testata televisiva Report. Della prima, a Milano, si sa tanto poco, e tanto male, che la ministra ne nega l’esistenza minacciando di querelare chiunque ne parli o ne scriva. Della seconda si sa anche troppo. Ma ancor più ne vorrebbero sapere opposizioni e leghisti, forse anche qualcuno di Forza Italia, o reclamandone le dimissioni o chiedendole di riferire lei stessa al Parlamento sull’uso, per esempio, che avrebbe fatto in una sua azienda dei fondi ottenuti per fronteggiare l’emergenza del Covid.

IL FATTO CAVALCA IL CASO

Per prudenza, quanto meno, non vi dico se e quale idea mi sia fatta della vicenda, fatta eccezione per una suggeritami dai titoli e dai fotomontaggi del solito Fatto Quotidiano. Che fra tutti i giornali è quello che sta cavalcando di più la faccenda, con grande vanto del direttore Marco Travaglio. Il quale ieri sera, collegato col salotto televisivo di Lilly Gruber, su La7, per lui ormai di casa, si è vantato della sua scelta irridendo a una collega di Libero che gli aveva appena contestato di occuparsi solo dell’ormai defunto Silvio Berlusconi. No, io ora mi occupo della Santanchè, ha praticamente risposto Travaglio ostentando la prima pagina del Fatto di ieri stesso. Alla quale ne è eseguita oggi una che mi ha indotto a chiedermi – ecco l’idea alla quale accennavo – se la colpa maggiore della Santanchè sia quella di avere abusato della sua Visibilia e simili o di godere dell’amicizia personale e forse anche dei consigli legali del presidente del Senato Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato eccetera eccetera.

Persino l’Unità di Piero Sansonetti, che non si lascia scappare occasione di pizzicare in fallo La Russa, ha titolato in sostanziale soccorso suo e della Santanchè: “Leva gli scandali ai giornalisti e che resta? Fango in mano”. Parole, in particolare, di Tiziana Maiolo.

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