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Babbo Natale

Cari bambini, Babbo Natale esiste. Come Dio

Il corsivo di Battista Falconi

 

Cari bambini, Babbo Natale esiste.

Voglio smentire categoricamente il vescovo di Noto, che lo aveva negato. Chissà perché.

Forse è uno scettico, ce ne sono molti in giro in questo periodo: sui vaccini, sulla pandemia, sui cambiamenti climatici…

Ma, per tornare a Babbo Natale, posso assicurare che esiste per esperienza diretta. E sfido chiunque a dimostrare il contrario, anche perché non c’è più nessuno in grado di farlo.

È venuto a casa mia la sera del 24 dicembre, regolarmente, per un po’ di anni, orientativamente da quando sono in grado di ricordarmelo fino al raggiungimento della pubertà.

A quel punto mia madre mi ha detto che non esisteva per arrogarsi il merito dei regali che ricevevo e lui, giustamente offeso, non si è fatto più vedere.

Gli adulti commettono spesso questo tipo di stupidaggini, per chi vuole c’è un bellissimo racconto di Guareschi, al riguardo.

Per quei pochi anni, comunque, Babbo Natale mi ha reso felice. Non tanto per quello che portava, i doni erano abbastanza belli ma nulla di straordinario, quanto per il modo in cui li portava.

Sentivo uno scampanellio verso l’ora di cena e, per quanto mi precipitassi, trovavo la porta già aperta e i regali sotto l’albero. Mai lui, però. Se n’era già andato.

Del resto capisco la fretta, effettuare tutte le consegne in poche ore non dev’essere facile, per quanto ai tempi fosse aiutato anche da Gesù Bambino (che oggi credo non possa più lavorare per non offendere le altre sensibilità religiose) e, soprattutto a Roma, dalla Befana (che a casa mia passava il 6 gennaio a lasciare qualcosa nelle calze, ma con molta meno enfasi).

Almeno all’epoca era in attività anche un topolino al quale si lasciavano i denti da latte caduti sotto il cuscino, per ricevere una moneta.

Ci sarebbe molto da discutere sulla felicità che proviamo da bambini, sul fatto che per una ragione o nell’altra si spenga con la crescita, assieme a molti altri pregi e difetti dell’infanzia.

A chi fosse interessato al tema consiglio la lettura de “Il popolo dei bambini” di Margherita Rimi, neuropsichiatra infantile e poetessa, edito da Marietti 1820.

Qualcuno pensa che proprio il trauma della perdita dei miti connessi all’età infantile sia causa dell’infelicità che affligge gran parte dell’età adulta.

In questo senso, pessimistico ma molto realista, sarebbe quasi meglio che Babbo Natale non esistesse e forse questo intendeva, il vescovo di Noto: evitare ai bambini di oggi le future sofferenze. Una pietosa bugia.

A questo punto mi rivolgo agli adulti, i bambini tornino pure a scrivere la lettera a Babbo Natale (che immagino oggi riceva anche whatsapp), a completare l’albero e il presepe (sempre che non ricevano compagni dalla diversa fede religiosa di cui potrebbero urtare la sensibilità), oppure a vaccinarsi (visto che, tanto per smorzare la magia dell’infanzia, li abbiamo ammessi anche a questo privilegio).

Con le stesse motivazioni pietose potremmo allora dire, mentendo, che nemmeno Dio esiste. Ma Dio c’è, purtroppo, indubitabilmente. Per crederlo non serve nemmeno la fede, basta la ragione.

Eppure, come sappiamo bene, nonostante la sua imperscrutabile bontà ci consente di compiere le più abiette nefandezze, anziché assestarci un sonoro sganassone quando solo cominciamo a pensarle (e lui lo sa, perché legge nella nostra mente, molto meglio di psicologi e psichiatri).

Come sappiamo, nonostante la sua infinita bontà, Dio consente che accadano cose terribili, inclusa la morte di persone innocenti, persino di bambini.

Questa cosa la scoprii che ero già grandicello e non credevo più in Babbo Natale, quando morì un mio ex compagno di giochi, tanto antipatico che mi sfiorò l’idea di una punizione divina.

Poi mi raccontarono che in ospedale aveva smesso di parlare e i suoi famigliari capirono che era consapevole di essere alla fine. Una punizione terribile, tipo il “miglio verde” del film, davvero troppo severa per i suoi dispetti infantili. Perché Dio la permise o, peggio, la volle?

Insomma: Dio esiste. Il problema è che si tratta di un Dio cattivo, come quello che abita a Bruxelles in un film imperdibile di Jaco Van Dormael, che consiglio a tutti di vedere. O almeno incomprensibile, stupido.

Per accettare la sua inattività, che non intervenga più nelle pessime cose del mondo, bisogna forse riflettere che quando lo ha fatto non ha risolto nulla, anzi ha lasciato che ammazzassero suo Figlio. D’altronde se leggessimo con attenzione il Vecchio Testamento o tutti i Vangeli, anziché solo le parti più buoniste, scopriremmo che Dio è un tipo estremamente bizzoso, rissoso, permaloso, geloso.

L’unica risposta plausibile è quindi che ci aspetti dall’altra parte per riservarci tutto l’infinito, incommensurabile amore da cui dicono sia animato nei nostri confronti.

Certo, per crederci sì che serve fede, e anche molta speranza. Nell’aldilà dovrebbe attenderci un luminoso, eterno futuro di felicità simile a quella che almeno qualche volta dovremmo aver provato da bambini. A quel punto dovremmo per esempio ritrovare tutte le persone care che non ci sono più. E conosceremo, finalmente, anche Babbo Natale.

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