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Cara Meloni, forse serve una verifica di maggioranza

Se c’è una cosa che la Meloni dovrebbe fare, dopo l’incontro con Macron, è di promuovere quella che una volta si chiamava “verifica di maggioranza”. Mettendoci questa volta la faccia davvero, non solo a parole, cioè sino a provocare le elezioni anticipate. I Graffi di Damato

Piuttosto che il merito, riconosciutogli dal buon Claudio Velardi sul Riformista, di avere ricompattato attorno alla sua memoria nell’aula di Montecitorio un po’ tutto l’establishment del Paese, fra parlamentari e invitati, ben più di quanto sia potuto accadere nelle piazze attorno ai maxischermi, per cui L’Identità ha ritenuto di titolare esageratamente “Addio fra tanta politica e pochi italiani”; piuttosto che questo, ripeto, vorrei sottolineare l’ultimo servizio che Giorgio Napolitano ha reso al Paese con i suoi funerali di Stato. Che hanno fornito l’occasione per un lungo e prezioso incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron sui temi caldissimi d’Europa, a cominciare da quello rovente dell’immigrazione clandestina.

Dalle incomprensioni, a dir poco, dei mesi scorsi e dagli spettacoli che continuano ad arrivare dalla frontiera di Ventimiglia, si è passati ad un clima di solidarietà continentale, oltre che fra i due Paesi limitrofi. Esso potrebbe produrre buoni risultati già negli incontri europei dei prossimi giorni, fra Malta e Spagna.

I pericoli maggiori sulla strada di intese proficue, pur nel clima in qualche modo avvelenato dalla campagna elettorale ormai in corso ovunque in Europa per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo, e i nuovi equilibri politici che potrebbero derivarne, provengono purtroppo anche dalla maggioranza di centrodestra, o destra-centro. Forse persino più che dalla Germania al cui governo Giorgia Meloni ha appena contestato, scrivendo al cancelliere Olaf Sholz, il finanziamento scoperto con un po’ di strano ritardo alle navi del volontariato battenti bandiera tedesca che soccorrono i migranti nelle acque del Mediterraneo per scaricarli praticamente tutti sulle coste italiane.

Quando il presidente della Lega e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini insegue il ministro meloniano della Difesa parlando di “atto di guerra”, senza neppure aspettare la risposta promessa da Sholz alla Meloni nel tentativo – credo – di chiarire la situazione e non di rompere i rapporti, cadono francamente le braccia. E gli occhi strabuzzano quando il vice di Salvini, tale Andrea Crippa, mette metaforicamente l’elmetto delle SS naziste a Sholz e – ruttando, come gli ha giustamente rimproverato sul Foglio Giuliano Ferrara – gli rinfaccia l’occupazione tedesca dell’Italia del 1943, dopo o mentre cambiavamo alleati nella seconda guerra mondiale.

Se c’è una cosa che la Meloni dovrebbe fare, dopo l’incontro con Macron grazie alla buonanima – ripeto – di Giorgio Napolitano, e prima di correre ai suoi appuntamenti internazionali, è di promuovere quella che una volta si chiamava “verifica di maggioranza”. Mettendoci questa volta la faccia davvero, non solo a parole, cioè sino a provocare le elezioni anticipate dalle quali, del resto, già alcuni osservatori e retroscenisti la danno tentata, essendo le opposizioni messe peggio ancora della maggioranza.

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