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“Camilla”, storia di amore e di stalking

Gladis Alicia Pereyra, scrittrice argentina che vive e lavora a Roma, dopo due romanzi storici esce ora con un thriller sentimentale in cui affronta temi di stringente attualità quali la violenza fisica e psicologica sulle donne, cui fa però da contraltare la forza del femminile che rifiuta il ruolo della vittima. La recensione di Lorenzo Stella

Gladis Alicia Pereyra, scrittrice argentina che vive e lavora a Roma ormai dal 1973, dopo due importanti romanzi storici come “Il cammino e il pellegrino” e “I panni del saracino”, entrambi editi da Piero Manni rispettivamente nel 2011 nel 2015, esce ora con un romanzo di genere completamente diverso: “Camilla”, edito dall’Associazione Culturale Clara Maffei di cui l’autrice è animatrice.

La vicenda che si svolge tra Roma e le spiagge dell’Argentario e della Sardegna, affronta infatti temi di stringente attualità – purtroppo – come la violenza fisica e non sulle donne, cui fa però da contraltare la forza del femminile che rifiuta il ruolo della vittima e decide di difendersi. Nonostante si parli molto di amore in diverse declinazioni – quello per la pittura, l’amicizia, il rapporto tra genitori e figli, nella coppia, ma anche lo pseudo-amore come minaccia alla libertà altrui, quello ossessivo e malato – il genere è quello di un romanzo thriller sentimentale, che rispetta almeno in parte i canoni del genere.

La scrittura è colta, accurata, non priva d’ironia verso i personaggi principali. Alterna dialoghi, descrizioni e riflessioni in un diario che lo stalker tiene in uno stile letterario e a volte pomposo. Camilla è una ragazza bellissima, pittrice di talento ma fuori dai circuiti di galleristi e collezionisti, data la scelta di isolarsi in un grande appartamento-studio – così come dalle relazioni di coppia, anche se l’amore le si imporrà ugualmente.

Una mattina Camilla scopre il furto di un suo quadro, che ha per soggetto una donna alata, una donna-farfalla ritratta in volo. La porta d’ingresso non è stata forzata. Alcuni giorni dopo, la protagonista nota sul terrazzo una rosa che non si spiega come sia finita lì. Con crescente inquietudine, intuisce che i due episodi sono collegati e che qualcuno entra liberamente in casa sua.

È l’inizio di un incubo che ovviamente non possiamo “spoilerare”. Ci limitiamo a riportare la definizione che l’autrice stessa dà della sua opera: “Definirei ‘Camilla’ un thriller sentimentale, ma è anche un romanzo di formazione che ho cercato di scrivere con leggerezza, senza tuttavia rinunciare a un’attenta analisi della complessa personalità del mio personaggio e del suo faticoso percorso verso una maggiore consapevolezza di se stessa”.

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