SUL TEMPO, BISIGNANI PARE TRAVAGLIO
Convergenze parallele Travaglio-Bisignani anti Draghi: le nomine poco contiane fanno sbroccare le due Grandi Firme che formano di fatto un inedito asse giornalistico con molti schizzi e tanto astio.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
DECRETO SOSTEGNI SEMPLIFICA?
Per il decreto legge Sostegni bis entrato in vigore mercoledì scorso è già aperta la partita dell'attuazione: per rendere pienamente operativo il suo impianto, il decreto avrà bisogno di 45 provvedimenti attuativi. (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
COMPLOTTISMI E MEA CULA DI GALLI (OSPEDALE SACCO DI MILANO)
"I vaccini stanno facendo da scudo per morti e ricoveri, hanno spostato gli equilibri più velocemente di quanto mi aspettassi e lo zoccolo dei vaccinati sta crescendo ulteriormente. Inoltre l'immunizzazione ha funzionato meglio nel nostro Paese rispetto altrove". (Massimo Galli)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
Lei è stato sempre considerato un catastrofista, ha cambiato idea?
"Per motivi molto politici e poco nobili questa etichetta è stata appiccicata addosso a me e ad altri miei colleghi dai giornali di destra", risponde Massimo Galli (Ospedale Sacco) al Corriere della Sera.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
LE BORDATE DI BRUNETTA VIA REPUBBLICA
"Il Pnrr non è altro che un contratto che l’Italia stipula con tutti gli altri Stati Ue che accettano di indebitarsi sui mercati per darci, a condizioni vantaggiose, i soldi che ci servono. A un’unica condizione: che facciamo le riforme nei tempi giusti". (Renato Brunetta)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
"Il Pnrr non è altro che un contratto che l’Italia stipula con tutti gli altri Stati Ue che accettano di indebitarsi sui mercati per darci, a condizioni vantaggiose, i soldi che ci servono. A un’unica condizione: che facciamo le riforme nei tempi giusti". (Renato Brunetta)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
"Adesso è un caos, non solo non sappiamo se un investimento è fermo, non riusciamo neppure a capire perché si è fermato. In questa anarchia proliferano le lobby. E l’Italia muore". (Brunetta)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
"Abbiamo trovato compagini ministeriali che, a livello tecnico e di funzionari, sono state desertificate da anni di blocco del turn over. Se vogliamo far ripartire il Paese dobbiamo ricominciare a fare assunzioni". (Brunetta)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
GIP BOCCIA LA PROCURATRICE
Funivia. "Erano entrati in carcere, 2 di loro senza neanche essere stati interrogati, con un fermo che meno di 4 giorni dopo suona come frettoloso e non motivato: “Eseguito al di fuori dei casi previsti dalla legge, per questo non può essere convalidato”", scrive la gip. (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
IL CORRIERE DI CAIRO BISTRATTA GEDI DI ELKANN
"Rosso di 166 milioni e 71 milioni di euro di entrate perse in 12 mesi. Sono i numeri che emergono dal bilancio 2020 di Gedi, il gruppo che edita Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX", scrive – gongolando – il Corriere della Sera edito da Rcs di Urbano Cairo.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) May 30, 2021
ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU GEDI:
Rosso di 166 milioni e 71 milioni di euro di entrate perse in 12 mesi. Sono i numeri che emergono dal bilancio 2020 di Gedi — il gruppo che edita Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, che può contare su tre radio e una serie di testate locali, controllato all’89% dalla Exor di John Elkann — analizzati da affaritaliani.it. Che evidenzia, nel primo anno di gestione Elkann, una mega pulizia di bilancio sul valore delle testate del gruppo, mettendola in relazione alla perdita di copie: Gedi ha dovuto svalutare avviamenti delle testate — con Repubblica in testa — per 82 milioni di euro, aggiungendo anche 11 milioni persi nella cessione di alcune testate locali. Con un crollo dei ricavi (a 533 milioni di euro a fronte dei 604 milioni del 2019) dovuto sia alla diffusione (persi in un anno 13 milioni) che alla pubblicità, risultata in calo di quasi il 20%.
Il 2020 è stato il quarto anno di svalutazione del bilancio: i De Benedetti avevano già svalutato per tre anni prima di cedere la mano alla holding di casa Agnelli. Gedi è infatti reduce da perdite cumulate dal 2017 al 2019 per 260 milioni alle quali nel 2020 si sono aggiunti gli ultimi 166 milioni di euro. Evidentemente, prosegue l’analisi dei conti, né La Stampa e Il Secolo XIX hanno portato i benefici attesi nel contrasto alla perdita di copie; né la cura dei costi è bastata ad arginare le perdite: dal 2018, infatti, Gedi chiude in rosso già a livello di margine operativo netto, circostanza che si è verificata anche nel 2020 con il gruppo in rosso già a livello operativo con -12 milioni.