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Tassista

Buona Pasqua (nonostante tutto)

Gli auguri di buona Pasqua di Diana Zuncheddu

 

Al mio grande di quindici anni – sedici tra un mese – ho detto studia, tanto devi stare chiuso in casa ancora un po’, almeno in estate sarai libero. Mi ha guardato sinceramente sorpreso e poi ha risposto: “Ma cosa dici. In estate saremo tutti morti”.

Ha detto che Leopardi non era l’unico affetto dal pessimismo cosmico, come gli sia venuta questa citazione colta non lo so, non ha mai libri in mano da anni, quando glieli ripropongo, e senza alcuna speranza, mi dice che “nel 2021 i libri non si usano più, mamma”.

Quindi ha ripreso a vagare per Instagram e non so quali altri social illegali che abbia su quel telefonino e a fare chiamate intercontinentali via wapp con il suo amico che è riuscito a partire per sei mesi di scambio negli Stati Uniti.

“Dormi? Eh no sono al telefono con Nico”.

“Ma sono le 2 del mattino!”

“Eh ma lì sono le 6 del pomeriggio”.

Leggo e sento di tante mamme in queste condizioni, niente di grave, apparentemente, giusto figli in depressione, o in totale apatia. E’ la seconda Pasqua che si fa chiusi in casa.

I fratelli adolescenti, almeno lombardi, in contemporanea dentro casa, sono appena appena esplosivi, basta lo sguardo storto e ci si mena, il tempo in qualche modo va occupato.

L’unica altra occupazione vera, a parte la scuola a distanza o i litigi, i giochi online, le docce infinite, è mangiare, “cosa si mangia stasera a cena?, e domani a pranzo?”. L’unico argomento importante, l’unico condiviso tra tutti i membri della famiglia di qualunque età, l’unico che davvero smuova gli interessi di tutti: cosa si mangia.

Sta diventando non una guerra, non lo è mai stata, ma una prova di resistenza fisica: è più di un anno che stiamo resistendo, è più di un anno che dopo la maratona con le pizze e il pane in casa, dopo aver preso il Covid e aver sostenuto altri che se lo sono preso, dopo aver pregato, dopo averlo maledetto, dopo essere usciti sentendosi dei ladri, solo per il fatto di essere usciti in bicicletta in zona rossa senza dover davvero andare in farmacia, dopo tutto questo siamo ancora qui. A ripetere tutto da capo, con meno voglia, con minore entusiasmo, con nemmeno troppa convinzione nel dire che no, in estate non saremo tutti morti.

I vaccini ora corrono e correranno, c’è da fidarsi di un esperto di logistica, di un governo pratico, e in estate no, non saremo tutti morti: tutti vaccinati no, ma morti nemmeno. Avremo definitivamente sancito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che siamo una società di vecchi e per vecchi, che dei bambini, dei ragazzi, e dei loro genitori non abbastanza vecchi, in fondo non importa a nessuno. Non ci lamentiamo abbastanza, non siamo riuniti in sindacati, non siamo rappresentati e non rappresentiamo.

Forse non ci sarebbero stati altri modi, forse non era possibile non chiudere le scuole, forse non si potevano lasciare aperti i corsi di ginnastica, basket e karatè. Forse era impossibile non ingrassare.

Forse. O forse sì. Non lo sapremo mai perché è andata così, con gli invisibili minorenni che non contano, con gli ultraottantenni che vogliono poter uscire di casa, con noi genitori sfatti e rassegnati, ormai.

Persino lo sciopero in Dad, si sono inventati: quasi peggio dell’idea dello sciopero dei trasporti.

Gira il dipinto dell’ultima cena di Leonardo, dove Gesù, davanti a uno schermo, chiede ai discepoli collegati via zoom: mi vedete tutti? Si ride almeno, con rispetto, per un’ultima cena blindata, speriamo davvero ultima, un po’ davvero così.

Avremo tempo di riprenderci tutto: la linea, la salute fisica, quella mentale. I minorenni hanno grandi risorse. Noi genitori pure, anche se ora non le vediamo.

Tanti auguri di Buona Pasqua, dunque, di pantagruelici pranzi in casa, almeno. Che altro.

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