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Brexit, vittoria di Pirro per Theresa May ai Comuni? Il Punto di Meloni

Il Punto Brexit a cura di Daniele Meloni

Londra chiama, Bruxelles non risponde. Per ora. Questo il sunto di una febbrile giornata parlamentare a Westminster, con la votazione di alcuni emendamenti sulla Brexit, che hanno dato, finalmente, un chiaro mandato al Primo Ministro, Theresa May, per rinegoziare il Withdrawal Bill con la Commissione Europea.

L’aula della Camera dei Comuni ha approvato l’emendamento proposto dal Conservatore Graham Brady sulla cancellazione del backstop al confine nordirlandese con 317 voti favorevoli contro 301. I Tories si sono uniti su questo punto, dando a May una grossa mano nel fissare i cardini della rinegoziazione dell’accordo con Bruxelles. Per parte loro le istituzioni europee si sono espresse in termini di chiusura totale. Tusk, Juncker, ma soprattutto il Presidente francese Macron hanno affermato in coro che il backstop è parte integrante dell’accordo, e che, quindi, non può essere modificato.

Il Primo Ministro riprenderà il giro intorno all’Europa per trovare una soluzione che, ora, a Westminster, sembra esserci, facendo riferimento alla proposta del ministro Tory Kit Malthouse, il quale vorrebbe eliminare il backstop allungando di un anno il periodo transitorio e rinviando la soluzione della questione alla Future Relationship (FR) tra Londra e l’UE. Il timore di restare nell’Unione Doganale in presenza di un hard border al confine tra le due Irlanda, e quello di vedere la disgregazione del Regno giocano un ruolo fondamentale nella questione, divenuta il “be-all end-all” della Brexit. I nazionalisti scozzesi hanno già affermato che così facendo gli accordi del Venerdì Santo sono da stracciare.

L’esito della votazione su altri emendamenti hanno marcato il successo di May ieri. I Comuni hanno bocciato la proposta della laburista Yvette Cooper di posticipare la Brexit fino al 31 dicembre con 298 voti favorevoli contro 321 contrari, così come quella del suo leader, Jeremy Corbyn, che impegnava il Governo a escludere un’uscita dall’UE senza alcun accordo (296 sì contro 327 no).

Infine, il deputato conservatore (e presidente dell’Associazione Francia-UK), Dominic Grieve, ha visto il suo emendamento bocciato con 301 voti favorevoli contro 321 contrari. Chiedeva al Governo di lasciare ai parlamentari il tempo per trovare alternative alla Brexit, tra cui un secondo referendum e la “soluzione norvegese” nei rapporti UK-UE. Sugli account twitter dei gruppi dei brexiteers duri e puri si inneggiava alla “deselection”, cioè alla non-ricandidatura, di Grieve e degli altri Tories che hanno votato a favore.

Eppure, nonostante la chiara vittoria politica nostrana, la chiusura di Bruxelles non fa dormire sonni tranquilli né a May, né alle imprese britanniche. La CBI – Confindustria inglese – si prepara a un possibile no-deal, e, anzi, il suo vertice, rappresentato da Carolyn Fairbairn, ha affermato che i preparativi in tal senso stanno proseguendo a spron battuto.

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