BISIGNANI PREFERISCE TURICCHI A SCANNAPIECO IN CDP
Cassa depositi e prestiti. "Meloni vuole confermare Scannapieco mentre Giorgetti punta sul più esperto Turicchi". (Luigi Bisignani, Il Tempo)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 14, 2024
DAGOSPIA SI CENSURA SUL TG1 DI CHIOCCI
Prosegue la consuetudine di Dagospia di pubblicare e poi rimuovere pezzi. Quello sul direttore del Tg1, Chiocci, è stato on line meno di un paio di ore: era un estratto di un articolo del quotidiano Domani in effetti fuori linea rispetto al noto filo chioccismo di Dagospia. pic.twitter.com/nV1fk9tmwG
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
LE APERTURE ROMANESCHE DEL TG1
Il Tg1 – con tutto quello che succede nel mondo oggi fra Yemen, Gaza e Taiwan – apre con un morto alla periferia di Roma forse una “guerra fra bande per lo spaccio di droga”, come fanno i telegiornali regionali del Lazio. Evviva il servizio pubblico.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
LE RENZATE DI CARRAI SPIATTELLATE DAL FATTO DI TRAVAGLIO
In quegli anni, quando Renzi e Carrai erano in auge, più persone mi dissero di questa anomala attività. Mi parevano rumor anti renziani e comunque, non avendo uno straccio di nome, di importo e di dettaglio, scrissi nulla. Ora emerge una realtà peggiore di quei rumor malevoli… https://t.co/kIqawcvORS
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
NUOVE TURBOLENZE PER BOEING
In Giappone, una crepa su un finestrino della cabina di pilotaggio di un Boeing 737 Max 9 della All Nippon Airways ha costretto l'aereo a fare rientro allo scalo di partenza. (Bbc)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 14, 2024
LE PILLOLE DI BREMMER
"L'operazione in Yemen ha efficacia assai limitata e accelera il rischio di un contagio del conflitto nella regione e non solo". (Ian Bremmer, fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici, al quotidiano La Stampa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
"Se Teheran entra direttamente nel conflitto, il prezzo del petrolio rischia di balzare a 150 dollari al barile, ne conseguirà una recessione globale e Trump vincerà le elezioni a mani basse". (Ian Bremmer, fondatore di Eurasia Group, al quotidiano La Stampa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
CARTOLINA DALLO YEMEN
Gli attacchi aerei contro gli Houthi hanno danneggiato o distrutto circa il 90% degli obiettivi colpiti, hanno riferito fonti Usa, ma i ribelli avrebbero mantenuto intatta gran parte della capacità di lanciare missili e droni contro le navi nel Mar Rosso. (New York Times)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 14, 2024
LE PILLOLE DI RAMPINI
Usa. "Oggi c’è un popolo di destra che si chiede perché aiutare l’Ucraina a difendere i suoi confini, se dalla frontiera Usa-Messico passano fiumi di droga e ondate di stranieri illegali. C’è un popolo di sinistra che aborrisce un’espressione come «gendarme mondiale»". (Rampini)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
"Quando Donald Trump dà del pazzo a Biden per il bombardamento contro gli Houthi, tocca un nervo sensibile nell’opinione pubblica americana, sia a destra sia a sinistra". (Federico Rampini, Corriere della sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
Houthi. "In questo caso il gendarme americano difende un bene collettivo – la sicurezza del trasporto marittimo – a cui sono più legati in quell’area l’Europa e la Cina". (Federico Rampini, Corriere della sera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
"Finora il gioco iraniano sta funzionando: accende tante guerre per procura e mantiene una «deniability», non entra mai in gioco direttamente, nega il proprio ruolo di mandante. È un gioco pericoloso ma molto redditizio". (Federico Rampini)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
I CONSIGLI DI SECHI A MELONI
"All'Italia (per ora) non è stato chiesto di intervenire, ma se fossimo chiamati a partecipare sarebbe nell'interesse della nazione farlo e senza esitazione". (Mario Sechi, direttore di Libero)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 13, 2024
CROSETTO INVIPERITO CON VANNACCI
Alla Difesa pensano che “l’attuale attività pubblica del generale Vannacci (…) evidenzia l’intenzione di costruirsi un percorso politico fatto di prese di posizione che nulla hanno a che vedere con leggi, ordinamenti e decoro che ogni militare è tenuto a rispettare”. (Fatto)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 12, 2024
SAVONA STRAPAZZA LA SEC SUI BITCOIN
Via libera della Sec all’Etf sul bitcoin. "Ciò che Paolo Savona (Consob) vede con forti perplessità, se non con contrarietà, è l'ibridazione tra vecchie e nuove monete, vecchi e nuovi strumenti finanziari per gli impatti che avrebbe sul mercato finanziario". (De Mattia, Mf)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 12, 2024
+++
ESTRATTO DELL’EDITORIALE DI RAMPINI SUL CORRIERE DELLA SERA:
L’America resta indispensabile per la sicurezza economica mondiale. Ma la sua forza militare pur imponente non basta a spegnere i focolai che altri continuano ad appiccare. Lo scivolamento verso quella che papa Francesco chiama la terza guerra mondiale rischia di essere evitato, paradossalmente, da una ritirata Usa sotto la presidenza dell’isolazionista Donald Trump. Gli ultimi interventi militari americani (con appoggio britannico) contro gli Houthi dello Yemen, sono al tempo stesso una escalation e una missione incompiuta. Più che dare risposte aprono nuovi interrogativi. Gli Houthi, che non possono agire senza l’appoggio dell’Iran, hanno moltiplicato gli attacchi contro navi mercantili nel Mar Rosso, e non colpiscono solo cargo israeliani. L’intervento angloamericano contro di loro è un’operazione difensiva, di polizia, a protezione della libertà di navigazione. Non è in gioco un interesse vitale degli Stati Uniti, che da anni hanno smesso di dipendere dal petrolio arabo e hanno raggiunto l’autosufficienza energetica. In questo caso il gendarme americano difende un bene collettivo — la sicurezza del trasporto marittimo — a cui sono più legati in quell’area l’Europa e la Cina.
R isalta quindi una vulnerabilità sia europea sia cinese: potenze economiche senza un’adeguata proiezione militare in Medio Oriente. È messa a nudo anche la fragilità dell’Arabia Saudita: nonostante le sue spese miliardarie in armamenti, la monarchia di Riad è stata incapace di domare gli Houthi che più volte l’hanno attaccata.
L’Iran è il grande guastatore in quest’area. Il suo regime clericale tiene le fila di quello che chiama «l’asse della resistenza contro il Grande Satana americano e il sionismo israeliano», di fatto un asse del terrore che unisce Hamas, Hezbollah, Houthi e altre milizie oltre al regime di Assad in Siria. Finora il gioco iraniano sta funzionando: accende tante guerre per procura e mantiene una «deniability», non entra mai in gioco direttamente, nega il proprio ruolo di mandante. È un gioco pericoloso ma molto redditizio. Teheran ha già vinto un premio alla lotteria, facendo saltare il disgelo tra Arabia Saudita e Israele, un sodalizio all’insegna della prosperità economica che avrebbe messo a nudo la criminale incompetenza degli ayatollah in fatto di progresso sociale.
Solo l’America o Israele potrebbero decidere di spezzare la finzione e allargare il conflitto all’Iran stesso per colpire la cabina di regìa del caos. Né Biden né Netanyahu sembrano voler varcare questa soglia. Le valutazioni strategiche di America e Israele dovranno tener conto che il programma nucleare iraniano è vicino alla fatidica soglia della bomba.
La teocrazia sciita per sua natura è un oggetto che gli occidentali stentano a decifrare. È ispirata dalla certezza messianica che Dio castigherà gli infedeli a cominciare dai suoi nemici giurati, Stati Uniti e Israele. Ha fiducia che la decadenza americana consentirà la distruzione finale dello Stato ebraico. Al tempo stesso gli ayatollah sono capaci della massima duttilità tattica nel perseguire i loro obiettivi correndo dei rischi controllati; lo hanno dimostrato anche nell’alleanza d’interessi con due regimi anti-musulmani come quello russo e cinese.
Ricostruire un equilibrio simile a quello che precedette il 7 ottobre 2023, richiede un successo della strategia americana. Antony Blinken ha riesumato quella «shuttle-diplomacy» resa celebre dallo scomparso Henry Kissinger, con la sua spola incessante fra capitali mediorientali. All’asse sunnita moderato — Arabia, Egitto, Giordania, Emirati — l’Amministrazione Biden offre una soluzione della questione palestinese basata su due Stati, che però la mattanza di Hamas ha reso meno accettabile non solo per Benjamin Netanyahu ma per buona parte dell’opinione pubblica israeliana. L’azione delle forze armate israeliane a Gaza continua a indignare le piazze arabe, riducendo gli spazi di manovra di leader come Mohammed bin Salman e al-Sisi. Decenni di propaganda dei leader arabi, che hanno manipolato la questione palestinese a scopi di stabilità interna, ora presentano il conto agli apprendisti stregoni. Da tempo Egitto, Arabia, Emirati avevano abbandonato la leadership palestinese (sia moderata sia estremista) per la quale nutrono il massimo disprezzo. Ma le scene strazianti di mamme e bambini che muoiono sotto le bombe israeliane li costringono a tornare all’antica finzione della solidarietà.