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Perché il Bis della Scala per Mattarella turba i giornali berlusconiani?

Bis al Quirinale invocato per Mattarella alla Scala di Milano: che cosa si è detto, che cosa si è scritto e che cosa non si è scritto (sul Giornale di Berlusconi diretto da Minzolini e su Libero diretto da Sallusti)

 

Non per fare il bastian contrario ma non sono sicuro che la notizia principale giunta da Milano sia quella data da tutti i giornali, o quasi, dei sei minuti pur importanti e significativi di applausi e richiesta di bis al presidente della Repubblica appena arrivato con la figlia sul palco reale del mitico teatro della Scala, E così colpito per tanto calore di pubblico, proveniente – come ha tenuto a raccontare il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda – anche dal popolarissimo loggione, da avere chiesto al vicino di posto – nella bellissima vignetta di Stefano Rolli sul Secolo XIX – dove fosse la scala, al minuscolo, della fuga dagli incendi. Che in questo caso, peraltro, sarebbe anche una fuga dal fumo sparso dallo stesso Mattarella sullo scenario politico della corsa al Quirinale con i suoi ripetuti no ad una rielezione, sia pure implicitamente a termine, per dare il tempo alle Camere attuali di approvare una modifica costituzionale sui poteri e sulla figura del capo dello Stato e alle Camere nuove, nel 2023, di eleggere in modo più rappresentativo e realistico il successore. Il problema del Mattarella bis, chiamiamolo così, non è stato per niente archiviato da quel fumo. Lo ha riproposto il pubblico. “La Scala ha parlato”, ha giustamente scritto sulla Stampa Egle Santolini.

La notizia politica più intrigante, ma direi anche la più inquietante, è nella cronaca della stessa giornalista della Stampa in cui si racconta della reazione del sindaco di Milano Beppe Sala, eletto come tutti i sindaci direttamente dai cittadini, quindi anche da quelli che avevano appena chiesto il bis a Mattarella “invocandone” la conferma, come nel titolo del Corriere della Sera. Ebbene, questo sindaco così poco in sintonia con i milanesi ha avuto da ridire sulla invocazione – ripeto – del bis con queste parole. “Non credo che si possano tirare per la giacchetta persone come Mattarella e Draghi”. Il quale ultimo peraltro non era alla Scala ieri, avendo preferito lasciare giustamente tutto lo spazio possibile al capo dello Stato, ma è in testa a tutti i sondaggi per un eventuale nuovo presidente della Repubblica.

Ecco. Sala mi sembra il perfetto rappresentante di un ceto politico indeciso a tutto. Che si mette da parte di fronte ai problemi e non prende una iniziativa neppure sotto tortura. Una classe politica seria è invece quella capace di agire, smettendola di stare alla finestra, e porre concretamente al presidente uscente della Repubblica il problema di un suo gesto di generosità e responsabilità di fronte ad una situazione anomala, eccezionale e quant’altro come questa. C’è un Parlamento di fatto scaduto, con tutto quello che è accaduto dopo le elezioni del 2018, compresa la riforma delle Camere tagliando un terzo dei seggi, che dovrebbe scegliere fra un mese un capo dello Stato da lasciare in carica per sette anni. Vi sembra normale?

La ciliegina, diciamo così, sulla torta dello spettacolo di questa politica, e di questa informazione, un po’ avulsa dalla realtà è data dal titolo -ahimè- di un giornale che mi è caro, avendovi lavorato per dieci anni col fondatore Indro Montanelli, Il Giornale appunto, in cui nel titolo di prima pagina il “bis” chiesto a Mattarella è ignorato, cioè censurato, sostituito praticamente da un saluto di “ringraziamento”. E questo – temo – solo per non disturbare animo, cuore e non so cos’altro di un Berlusconi deciso, tentato, non so cos’altro dalla candidatura al Quirinale pur in questa situazione di grandissima confusione e transitorietà.

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Tra gli effetti dei sei minuti di applausi e di incitamenti al bis di Mattarella come presidente della Repubblica nel teatro mitico della Scala, a Milano, c’è un certo panico tra i tifosi della pur difficile candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. Che prima si sono mobilitati contro l’ipotesi della candidatura di Draghi sostenendone la intoccabilità a Palazzo Chigi. E ora vedono crescere i consensi popolari attorno ad un Mattarella pur indisponibile, almeno sinora, alla rielezione, per quanto a termine, potendosi prevedere il suo ritiro al sopraggiungere delle nuove Camere, non più tardi del 2023.

Mentre il Giornale della famiglia Berlusconi, tuttavia, ha cercato di esorcizzare l’evento ignorando nel titolo della prima pagina il bis chiesto al presidente uscente, che il pubblico si sarebbe limitato a “ringraziare” per il lavoro svolto al Quirinale, su Libero l’ex direttore dello stesso Giornale Alessandro Sallusti ha più furbescamente, o astutamente, cercato di scommettere sulla resistenza di Mattarella alla corte che gli fa il popolo, più ancora dei partiti.

Ma, anche a costo degli scongiuri dell’interessato, Sallusti si è spinto a prevedere per un Mattarella che dovesse cedere alla tentazione una conclusione dell’avventura in linea con la tragedia shakesperiana di Macbeth che si è goduto in opera proprio alla Scala. Una tragedia – ha spiegato Sallusti da melomane dichiaratamente improvvisato – che racconta dei catastrofici effetti della ricerca del potere per il proprio interesse personale”. Ma non sarebbe chiaramente il caso di Mattarella, via.

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