skip to Main Content

Shutdown

Perché non tutti i Dem amano Biden

Saranno Biden e Trump a sfidarsi alle presidenziali Usa? E Biden come viene percepito al Pentagono, al Dipartimento di Stato e nell’intelligence? Conversazione con Stefano Graziosi, autore del libro “Joe Biden. Tutti i guai del Presidente”

Prima ancora che con quel ciclone chiamato Trump sempre più suo probabile sfidante alle presidenziali di novembre, Joe Biden dovrà fare i conti con un altro nemico non meno insidioso anche perché ha il volto del fuoco amico che lo sta colpendo da mesi dall’interno del suo stesso partito, dove persino il predecessore Obama non gliene perdona una.

Suona come una sfida mortale quella descritta nel nuovo libro del giornalista di Panorama e La Verità Stefano Graziosi “Joe Biden. Tutti i guai del Presidente” (Edizioni Ares). Un testo ricco di nomi e riferimenti agli eventi politici che hanno caratterizzato la parabola di un uomo proiettato alla Casa Bianca anche per compensare quelle spinte dell’ala sinistra di un Partito democratico “balcanizzato” non meno del nostro Pd e dove ora addirittura si trama per disfarsi dell’ottuagenario presidente.

Il voto in New Hampshire ha puntualmente incoronato Trump come colui che a novembre sfiderà qualcuno che, secondo Graziosi, potrebbe – ipotesi estrema ma non da escludere a priori – non essere il presidente in carica.

Graziosi, prima di raccontarcene i tanti guai descritti nel suo libro, chi è davvero Joe Biden?

Biden è un veterano della politica Usa, senatore sin dagli anni Settanta ininterrottamente fino a quando, nel 2009, è diventato il vicepresidente di Barack Obama. Ma prima di entrare alla Casa Bianca come n. 2, Biden ci aveva provato due volte a ottenere la nomination del suo partito e a candidarsi alla Presidenza: la prima nel 1988 e la seconda proprio nel 2008, quando dovette cedere il passo allo stesso Obama.

Perché Obama scelse Biden come vice?

Lo scelse perché, malgrado il suo indubbio prestigio, Biden non ha mai avuto un eccessivo peso nel partito ed era sicuro che non gli avrebbe fatto ombra. Obama non voleva essere un presidente sotto tutela come era stato il suo predecessore Bush guardato a vista dal suo vice Cheney. E infatti Biden, all’interno delle due amministrazioni Obama, non è mai stato particolarmente incisivo, senza riuscire a lasciare la sua impronta sulle politiche varate in quegli otto anni come aveva fatto invece Hillary Clinton. Ma c’è un altro motivo dietro la scelta di Obama.

Quale?

Biden rappresentava l’ala di centrodestra del Partito democratico, e Obama, che era totalmente sbilanciato a sinistra, aveva bisogno di riequilibrare la sua proposta.

Sta di fatto che Biden quattro anni dopo fu scelto dal partito per le presidenziali e riuscì a battere Trump. Paradossalmente però, e il suo libro parla proprio di questo, in quel momento cominciano i guai per lui.

Sì, e questi guai sono frutto della stessa debolezza cui accennavo prima. Nonostante la vittoria elettorale, Biden non fu in grado di tenere insieme un partito molto litigioso. Lui in particolare temeva molto le possibili defezioni a sinistra, consapevole che furono proprio quelle a determinare la sconfitta della Clinton nelle presidenziali del 2016, quelle vinte da Trump. Era successo infatti che negli stati chiave della cosiddetta Rust Belt come il Michigan alcuni sostenitori del candidato della sinistra radicale Bernie Sanders che aveva perso le primarie contro Clinton alla fine si rifiutarono di votare per quest’ultima dando una mano a Trump.

E cosa fece Biden per scongiurare questo rischio?

Già nella campagna elettorale si sbilancia con una lunga serie di proposte di sinistra. E il gioco gli riesce perché entra alla Casa Bianca anche se con una vittoria di misura. Ma i nodi vengono subito al pettine e Biden finisce sotto il fuoco della stessa sinistra: prima sull’immigrazione, poi anche su dossier come l‘economia e ora con la guerra a Gaza, che ha spaccato un partito la cui ala sinistra è tendenzialmente filopalestinese. Sono riemerse dunque tutte le spaccature di un partito che ora rischia la paralisi mentre le politiche di un presidente che cerca sempre la via di mezzo hanno finito per scontentare tutti.

Non a caso lei lo definisce un partito balcanizzato. Non trova qualche analogia con i travagli del nostro Pd?

In ambedue i casi, fatte salve le dovute differenze, ci troviamo di fronte a partiti divisi in correnti che condividono il problema della leadership e della formulazione di una linea politica che tenti di rimanere in mezzo al guado.

Se a novembre ci sarà una riedizione dello scontro Trump-Biden, come molti pronosticano, anche lei dà per sconfitto il secondo?

Secondo me la partita è ancora aperta, e non è nemmeno detto che a novembre gli elettori saranno chiamati a scegliere tra quei due candidati. Ci sono infatti delle grosse incognite che riguardano ambedue. Trump ha di fronte a sé lo scoglio dei processi e della sua stessa candidabilità. Biden invece ha davanti a sé il problema che il mio libro tratta estensivamente, ossia il fatto che una parte molto consistente degli elettori democratici vorrebbe un altro candidato.

Ossia?

Ci sono addirittura pezzi dell’establishment del partito che gli remano contro. E tra questi c’è persino Obama, ossia un leader che gli ha formalmente giurato fedeltà ma che intanto ha ordinato da mesi ad alcuni esponenti del suo potente network di bombardare la sua agenda politica, elettorale e soprattutto economica.

Dal suo libro emerge poi che questo non è l’unico fuoco amico che sta colpendo Biden.

Biden ha un altro nemico molto potente che sono gli apparati governativi, che gli hanno voltato le spalle già nel 2021, dopo la scandalosa fuga da Kabul, che a Washington nessuno gli ha perdonato. Oramai le sue simpatie al Pentagono, al Dipartimento di Stato e nell’intelligence sono ridotte ai minimi termini. In questo mondo si desidera un altro presidente, che non è ovviamente quel Trump che lanciò uno scontro totale contro il cosiddetto deep state, ma potrebbe essere quella Nikki Haley che sposa politiche proattive e interventiste molto gradite a questo universo.

Back To Top