“Bettino Craxi oltre la destra e la sinistra?” La chiave della risposta all’interrogativo sul fatto che oggi l’eredità di Craxi sia più rivendicata dalla destra che dalla sinistra passa nel giudizio su “mani pulite” e Tangentopoli. Mentre la sinistra post-comunista non ha mai rivisto di fatto il suo plauso a quella stagione, il centrodestra con Silvio Berlusconi ha parlato di “golpe post moderno”. E Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, vicepresidente del Senato, da ragazzo nella destra del Msi, ieri, nella Sala Koch di Palazzo Madama, al convegno della sua Fondazione “Italia Protagonista” (presidente Renato Manzini) con la Fondazione Craxi, incentrato su quell’interrogativo, ricorda che Tangentopoli pose fine all'”onda lunga”, slogan craxiano, delle grandi riforme costituzionali, a cominciare da quella del presidenzialismo.
Stefania Craxi, figlia dello statista socialista, senatrice di Forza Italia, presidente della commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, toglie con nettezza il punto interrogativo con cui si chiude il titolo del convegno. “Craxi – dice – è andato oltre gli schemi e le dicotomie, ponendo nodi come la riforma presidenziale per una democrazia decidente e governante, la riforma per una giustizia giusta, la politica euro-atlantica e mediterranea”. Temi ancora oggi “al centro dell’attualità”, ricorda la presidente della Fondazione Craxi, Margherita Boniver, che sottolinea la figura “del grande riformista Craxi”.
Quindi, Craxi è certamente oltre la sinistra e la destra, in quanto statista di straordinaria lungimiranza. E “iscrivere alla destra” il leader dell’unica sinistra moderna, in quanto tale anticomunista, “sarebbe una forzatura”, dice Gasparri. La chiave sta tutta in quel suo essere liberalsocialista e quindi anticomunista. La chiave dell’ “enigma” con al centro la “x” di Craxi sta, ribadisce con nettezza la senatrice Craxi, nel fatto che la sinistra comunista ancora “filosovietica” di Enrico Berlinguer “non gli ha mai perdonato” la sua richiesta di rompere “con il marxismo-leninismo, che non si coniuga con la libertà, fino a demonizzarlo, con il portavoce di Berlinguer, Antonio Tatò, che lo definì ‘avventuriero, capobanda’”.
È un fatto, prosegue la Craxi, che “tutte le piazze e vie intitolate a Craxi siano state volute da giunte di centrodestra, è un fatto che io sia stata, orgogliosamente, eletta con il centrodestra, e mio fratello, candidato dalla sinistra, sia, invece, rimasto a casa. Craxi esaltò la moda, il made in Italy, la sinistra berlingueriana, invece, demonizzò la ‘Milano da bere”, era contro le autostrade e per la tv in bianco e nero, mentre Craxi capì che l’Italia stava cambiando”.
In sala c’è anche Maria Luisa Trussardi, vedova di Nicola Trussardi, docente all’ Università “La Sapienza” di Economia della Moda e autrice sull’argomento di un libro con l’economista Francesco Forte.
Conclusione della Craxi: “La sinistra non solo non ha mai fatto i conti con Craxi, con Tangentopoli, con quella falsa rivoluzione, ma non li ha mai fatti soprattutto con sé stessa”.
Gasparri ricorda; “È vero, noi cavalcammo l’onda che ci portò con Gianfranco Fini a Roma a prendere il 40 per cento, con una giovanissima Giorgia Meloni circondammo il parlamento con girotondi, ma poi subito dopo riflettemmo su certe mosse di Antonio Di Pietro. E al Raphael non fu il Msi a tirare le monetine. Altra cosa è qualche millantatore che si vantò di esserci. Al Raphael andarono i manifestanti del comizio di Achille Occhetto”. Prosegue Gasparri: “Craxi fu un innovatore, il leader della riconciliazione che abbatté il muro dell’arco costituzionale che escludeva il Msi dalle consultazioni, alle quali lui ci ammise per la prima volta per il suo governo nel 1983. Craxi fu anche un parlamentare esemplare a differenza di certi che si sentono subito statisti, è l’uomo del Decreto di S.Valentino, contro l’inflazione, una scelta riformista che piacque a destra”. Così come a destra piacque la sua politica fortemente incentrata sull’asse euro-atlantico e il fatto che “guardava da Hammamet il mare, per cercare di intravedere la sua Patria lontana”, ricorda la Craxi.
Per Piero Fassino, Pd, già dirigente di punta ex Pci, poi Pds e Ds, “un uomo che ha sempre riconosciuto la figura di mio padre”, gli dà atto Stefania, Craxi “era un uomo di sinistra, un riformista, con una visione moderna, uno statista”. Fassino ricorda che, nonostante gli scontri con Berlinguer, lui e altri esponenti dell’ex Pci, come anche Emanuele Macaluso, con Craxi, che portò gli ex comunisti nell’Internazionale socialista, continuò a dialogare. Ma rimprovera sia ai post-comunisti sia a Craxi di non aver “voluto una sinistra plurale”.
Resta il fatto, a parte la decisiva differenza storica della collocazione internazionale di Craxi nettamente sull’asse euro-atlantico, che la sinistra post-comunista, a differenza del centrodestra, continua a tacere su “mani pulite” e Tangentopoli che salvò solo la sinistra ex Pci e ex Dc. Resta quella che Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della sera, moderatore del convegno, uno degli inviati speciali, insieme con la sottoscritta e Gianni Pennacchi, che cita durante il dibattito, sugli ultimi giorni di Craxi a Tunisi, all’Hopital Militaire, definisce una grande “tragedia italiana”, nella quale i vinti “si elogiano dopo la morte”. Poi, a Tunisi “ci si presentò come una principessa berbera Stefania”. Grazie a lei si continua a parlare di Craxi. “Anche io – dice Cazzullo – ho figlie e vorrei che un giorno mi difendessero come Stefania difende suo padre”.