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Centrodestra

Berlusconi resta re di Forza Italia

Che cosa ha detto Berlusconi nel videomessaggio alla convention di Forza Italia. La nota di Paola Sacchi

 

Il caso vuole che a un certo punto sulle tv quasi si sovrappongano le immagini di Silvio Berlusconi dal San Raffaele con quelle da Londra dell’incoronazione di Re Carlo III. Ma il caso per “re Silvio” ridiventa come un vero destino, quello di una nuova discesa in campo: “Eccomi, sono qui, ancora pronto a combattere per la libertà”.

Il “grande leader e statista, il grande uomo, perché solo uno così poteva superare la malattia e fare questo discorso”, come lo annuncia Antonio Tajani, numero due azzurro, non ha perso la verve di sempre. Ironizza: “Dopo un mese, eccomi qui, di nuovo in camicia e giacca”.

Il volto pur provato è come scolpito dall’espressione grintosa di quello dell’eterno combattente. Berlusconi, con il suo ritorno, in uno storico videomessaggio alla convention azzurra di Milano, trasmette due messaggi di potente intensità: uno innanzitutto politico e l’altro umano con lo “strappo” mediatico di fronte a milioni di telespettatori per il quale un ricoverato non è incasellabile nella sua malattia.

Quello politico. Il rilancio della centralità della sua Forza Italia nel governo di Giorgia Meloni: “Noi siamo il pilastro essenziale e leale di questa maggioranza”. Di più: “Noi siamo la spina dorsale del governo”. Di cui elogia “gli importanti risultati ottenuti in pochi mesi”. Anche se traccia subito dopo la traiettoria dell’impegno di FI per aumentare salari, stipendi e pensioni, ridurre le tasse sotto il 40 per cento. Il Cav sottolinea i buoni rapporti, “costruttivi e leali”, nella maggioranza di centrodestra “non basati solo su un programma comune, ma su una consolidata vera amicizia”.

Ma “re Silvio” rivendica tutto il suo ruolo di fondatore della coalizione, “lui che è e sarà per il futuro il nostro leader”, scandisce Tajani, ricorda rapidamente una parabola iniziata quasi trent’anni fa, non ancora conclusa. Iniziò con i sondaggisti delle sue tv che gli dissero “se non scende in campo lei, vincono i comunisti” e lui che, quasi incredulo, sentendosi rispondere che questo sarebbe accaduto poiché “Tangentopoli e mani pulite avevano spazzato via tutti i leader moderati del pentapartito” decise di farlo. Anche se questa citazione in negativo di “mani pulite, Tangentopoli”, contro cui rivendica la sua discesa in campo per “salvare l’Italia, il Paese che amo”, non viene menzionata da quasi tutti i resoconti mediatici, sta qui una forte peculiarità identitaria che distingue Forza Italia dagli alleati, pur con i loro importanti passi avanti sulla ricostruzione dei fatti che liquidarono per via giudiziaria la Prima Repubblica, salvando solo la sinistra post-comunista e quella della Dc. È qui una delle ragioni chiave per cui Berlusconi rivendica la centralità e il primato di FI, forza “garantista, cristiana, euro-atlantica”. È la ragione per la quale Stefania Craxi ricorda tra gli applausi: “Vi porto il saluto di uno che non c’è più, (riferendosi a suo padre Bettino Craxi), ma lui oggi è lo stesso qui con noi”. E Tajani: “Berlusconi non ha mai avuto paura di difendere Craxi”.

Quello del Cav è anche un messaggio ad altissima intensità mediatica sul piano umano. Definirlo solo commovente non rende bene l’idea della sua forza e soprattutto grinta e tenacia. Berlusconi, mentre il suo video quasi si sovrappone alle immagini londinesi del Re, di fronte al Paese è anche l’uomo dell'”azzardo”, come spesso è stato chiamato, che indossa in ospedale i suoi panni borghesi e di fatto con il suo “strappo” mediatico ricorda che nessun uomo può essere la sua malattia.

Lui parla, a dispetto della “terribile polmonite” che lo ha colpito, anche dei problemi nell’agenda di queste ore come la siccità. Parla di un’Europa, che deve cambiare il sistema di voto passando alla maggioranza qualificata, che deve diventare un continente unito, con un esercito comune, un’Europa che così rischia di “contare poco nel mondo”, alle prese con le sfide globali, a cominciare da quella “dell’imperialismo cinese”. Perché se la Cina “ci occupasse, non resterebbe che mettersi a studiare il cinese”, chiosa sorridendo.

E inventa un nuovo slogan: “Noi siamo i santi laici della libertà, la libertà come religione laica, diceva Benedetto Croce. Quei santi laici cui gli italiani chiedono crescita, benessere”.

Ricorda che FI è fatta di imprenditori, di persone libere che non avevano fatto, a differenza della sinistra, “per tutta la vita i professionisti della politica”. Ma ringrazia anche “tutti gli avversari politici che mi hanno inviato gli auguri”. Pur rilanciando la netta demarcazione tra “noi” e “loro” che, anche se tra i più giovani “non sanno cosa è stato il comunismo”, accusa di essere impregnati da quell’ideologia per cui “lo stato domina l’individuo”.

Maurizio Gasparri, colonna storica azzurra, ricorda le telefonate del Cav, ricevute con stupore appena dopo il ricovero: “Non ha mai smesso di lavorare. È stato quello di oggi il discorso di un grande statista, di un leader che guarda al futuro”.

E il futuro prossimo sono le Europee del 2024 con l’obiettivo, dice il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli, “di avere una maggioranza di centrodestra in Europa”. “È Berlusconi che ha posizionato il centrodestra sull’asse euro-atlantico”, ricorda il sottosegretario agli Esteri Maria Tripodi, dei quarantenni di punta schierati dal Cav.

Da Berlusconi, ovvero il Ppe in Italia, come ha rimarcato Tajani che ne è il vicepresidente, anche stavolta non si prescinde. “Andrà studiato – osserva Daniele Capezzone, editoralista del quotidiano La Verità, nella diretta al Tg4, intervistato da Stefania Cavallaro – il fenomeno di un leader che resiste da trent’anni, mentre gli altri sul palcoscenico europeo non ci sono più”. “Uno spettacolo della vita, per cui in un Paese normale anche gli avversari dovrebbero applaudire”, chiosa poi in serata Capezzone da Veronica Gentili a Controcorrente su Rete 4.

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