La parola d’ordine di Arcore è silenzio. Ancora silenzio, che sta diventando un po’ assordante, da parte di Silvio Berlusconi, almeno fino a ieri sera. Sarebbe stato lui stesso a imporlo ai suoi, secondo alcune ricostruzioni. Ma il fuoco delle polemiche non si spegne.
Al centro del caso Zelensky, che alla presenza del premier Giorgia Meloni in visita a Kiev ha pronunciato in mondovisione parole ruvide contro il presidente di Forza Italia, già quattro volte premier, che aveva pronunciato a sua volta parole altrettanto non diplomatiche sul presidente ucraino a urne aperte mentre si votava alle Regionali, c’è, fuori da ogni ipocrisia, un dato politico relativo ai rapporti interni alla maggioranza di centrodestra. E questo non sembra tanto riguardare il merito della questione del sostegno all’Ucraina, che, come ha già ribadito il premier a Kiev, replicando in modo inequivocabile a Volodymyr Zelensky, ha visto, a differenza del centrosinistra diviso al suo interno, sempre il centrodestra unito, al di là delle considerazioni di ognuno e delle sfumature di una coalizione, che, come sottolinea il capogruppo a Montecitorio di FdI, Tommaso Foti, non è un monolite, “non è una caserma”.
No, sotto i riflettori i fatti, con cascata di critiche anche ieri provenienti nei confronti di Berlusconi dalle ambasciate dell’Ucraina e degli Usa, sembrano piuttosto mettere una questione di metodo, di diplomazia interna ai rapporti tra alleati. Ovvero il sale da sempre della politica per la stabilità di tutti i governi. Le agenzie di stampa attribuiscono ad ambienti dell’ambasciata ucraina considerazioni del tipo che Berlusconi non rappresenterebbe le posizioni del governo. Come se Berlusconi non fosse il leader di Forza Italia. Oppure arrivano da parte americana posizioni come quella dell’incaricato d’affari dell’ambasciata Usa, Shawn Crowley, che in un’intervista a la Repubblica sminuisce “Pratica di Mare” e in sostanza dice a Berlusconi che non è servita granché.
Parole, cui si ribella un big azzurro, vicepresidente del Senato, come Maurizio Gasparri che definisce “molto sgradevole” la considerazione di Crowley secondo il quale piuttosto Berlusconi dovrebbe pensare a “Monaco 1938”. Gasparri, replicando a Crowley, secondo il quale con “Pratica di Mare 2002 Berlusconi crede di aver aiutato a mettere fine alla guerra fredda”, ricorda che non ci si può dimenticare “l’importante contributo di dialogo e di pace dato da Berlusconi in quella fase”. Per cui, il big azzurro chiede: “Crowley precisi. E sia più rispettoso della verità della storia”.
La questione diplomatica interna ai rapporti della maggioranza di centrodestra riguarda a questo punto oggettivamente l’onorabilità della storia di un ex quattro volte premier, fondatore del centrodestra, ancora oggi determinante nella coalizione al governo sul piano numerico e politico, che attraverso una serie di ingerenze esterne o si tenta di dividere in operazioni che suonano quasi da fantapolitica dal suo partito, che in lui si identifica, ancora con al seguito milioni di elettori, oppure si tenta di sminuire insieme con la portata di operazioni come la storica stretta di mano tra George Bush junior e Wladimir Putin.
Berlusconi in certa narrazione mediatica dei cosiddetti “giornaloni” viene considerato come un inciampo, eternamente sul viale del tramonto, perché tanto i suoi voti ormai sarebbero intercambiabili con quelli di FdI, il partito traino del centrodestra o destracentro. Ma non è esattamente così, gli elettori della coalizione, per quanto certamente molto più uniti di quelli di centrosinistra, non sono un magma indistinto. Quanto alla questione diplomatica interna ai rapporti tra i leader del centrodestra, non è certamente utile al premier Meloni e al suo governo che l’alleato strategico, fondatore del centrodestra, venga umiliato così sul piano internazionale.