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Green Pass Germania

Benvenuti nel labirinto delle Faq sul green pass

Che cosa succede sul green pass? L'analisi di Giuseppe Liturri

 

Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà che i gestori di alberghi e ristoranti hanno dovuto sopportare negli ultimi 18 mesi. Crollo repentino del fatturato causato dalla scomparsa dei clienti (soprattutto stranieri) e aumento significativo dei costi, per dotarsi di tutti i dispositivi per mitigare i rischi di contagio.

Quando finalmente sembrava tutto pronto per sfruttare in condizioni di relativa sicurezza la stagione estiva, ci ha pensato il governo a far ripiombare l’intero settore nell’incertezza che, di per sé, frena i consumi e l’economia. Infatti dal 6 agosto siamo l’unico Paese della UE a vietare l’ingresso nei ristoranti al chiuso ai minorenni con età superiore ai 12 anni, sprovvisti di certificato verde. Perfino la Francia – che ha introdotto ad inizio agosto regole a tratti più stringenti – ha saggiamente deciso di esentare quella classe di età da qualsiasi obbligo fino al prossimo 30 settembre. A Parigi avevano ben chiaro il rischio di rovinare le vacanze alle famiglie con ragazzi privi di lasciapassare.

A Roma no, dritti a folle velocità verso l’ostacolo della realtà. In particolare si sono accaniti verso i soggetti, famiglie soprattutto, che avessero deciso di soggiornare in un albergo usufruendo anche del suo ristorante. Prima hanno disposto, con uno strumento instabile e provvisorio come il decreto legge, una significativa e sproporzionata compressione della libertà personale dei cittadini non vaccinati. Poi sono apparse sul sito internet della Presidenza del Consiglio dei ministri le risposte alle domande frequenti (indicate con l’acronimo inglese FAQ) per consentire ad operatori e cittadini una comprensione delle norme appena emanate.

Fin qui tutto normale o quasi, se non fosse che le FAQ non sono ovviamente una fonte del diritto. Il nulla giuridico anche rispetto ai contestati DPCM del governo Conte che erano legittimati dal richiamo inserito in decreti legge poi convertiti e, soprattutto, erano pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Qui si vaga nel web. Alla luce di questi decisivi limiti, ci si aspetterebbe di trovare nelle FAQ solo la semplice spiegazione, sotto forma di risposta a domande relative a casi concreti ricorrenti, del contenuto del decreto. Invece no. Nelle FAQ relative all’uso del green pass, ritroviamo risposte che vanno ben oltre il tenore letterale del testo, un’esondazione che è consentita solo ad una norma di pari rango, non ad una banale FAQ. La situazione è addirittura peggiorata con la pubblicazione di un aggiornamento a Ferragosto: il cittadino che finalmente si era fatto un’idea di cosa poteva o non poteva fare, è stato costretto a rifarsi un giro sul sito, giocare a “trova le differenze” rispetto alla versione pubblicata il giorno prima, e scoprire che anche l’accesso alle mense aziendali è ora condizionato al possesso del green pass.

La disciplina prevista per gli alberghi somiglia ad un labirinto. L’accesso è libero, così come il consumo di pasti al tavolo al chiuso per chi vi alloggia. Ma, nella sfortunata ipotesi in cui l’albergatore apra il ristorante anche a soggetti non alloggiati – come spesso accade a molti alberghi che fanno del ristorante il loro punto di eccellenza a disposizione anche degli esterni – il malcapitato ospite dovrà esibire il certificato. Si immagini la sorte di una famiglia con figli adolescenti alle prese con tale assurdità: la possibilità di cenare al chiuso dipenderà dalle scelte commerciali dell’albergatore che, nell’intento di aumentare i sui ricavi ammettendo ospiti esterni nel ristorante, potrebbe perderne degli altri a causa delle famiglie costrette alla cancellazione, pur di non cenare all’addiaccio in terrazza, correre a fare un tampone ogni 48 ore o prenotare in fretta e furia la vaccinazione.

Tutto questo senza che nel decreto legge ci sia scritta una virgola. Con l’aggravante che quando nel decreto il governo ha voluto essere preciso, l’ha fatto. Infatti, a proposito di centri benessere, palestre, piscine, ecc… ha disposto l’obbligo di certificato “anche all’interno di strutture ricettive”. Perché a proposito della ristorazione all’interno degli alberghi non ha disposto nulla ed ha demandato alle FAQ? Forse perché al governo si sono resi conto del danno compiuto chiedendo il certificato per tutti i ristoranti al chiuso, ed hanno voluto metterci una toppa, esentando almeno i ristoranti degli alberghi senza ospiti esterni? Perché nello stesso albergo, senza certificato si può frequentare il ristorante al chiuso ma non si può accedere al centro benessere? Ci saranno i varchi per i controlli nei corridoi?

Tangibile l’imbarazzo di Federalberghi che lunedì ha annunciato su Twitter “per semplificare la vita agli ospiti e agli operatori” (segno che non ne possono più), l’aggiornamento delle FAQ in seguito alle “ultime indicazioni del Governo”. Una vacanza appesa alle FAQ. Anche Confindustria è subito corsa ai ripari, emettendo il 18 agosto una nota di aggiornamento di ben 12 (!) pagine alle FAQ già emesse. Se c’era un modo di mettere in difficoltà l’economia del Paese, già duramente provata, al governo possono essere soddisfatti per essere riusciti a conseguire l’obiettivo.

Di fronte a questo caos, qualche giorno fa, dalle colonne de “Il Dubbio”, abbiamo appreso che questa incredibile manovra “tafazziana” contro albergatori e ristoratori già duramente provati, è stata concepita “con scienza giuridica” tale da soffocare sul nascere eventuali ricorsi, destinati inesorabilmente a soccombere. Ci hanno fatto sapere l’ovvio – in un modo talmente scomposto da tradire un po’ di nervosismo – e cioè che gli estensori delle norme sono un “dream team” composto da magistrati fuori ruolo provenienti dal Consiglio di Stato e da anni a loro agio nel ruolo di capo di gabinetto dei ministeri o di capo dell’ufficio legislativo del governo.

Una volta c’erano Zoff, Gentile, Cabrini… oggi ci sono Zaccardi, Monteferrante, Deodato, Garofoli, Chieppa.

A loro ricordiamo che pure Jorginho, infallibile rigorista, è stato capace di sbagliare il rigore decisivo nella finale di Wembley. Gli auguriamo di avere in squadra anche Donnarumma.

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