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Bentivogli (contro la beatificazione di Fedez) è davvero in cerca di visibilità?

L'intervento di Paola Liberace

 

Era davvero a caccia di visibilità Marco Bentivogli, quando nei giorni scorsi ha stigmatizzato su Twitter la beatificazione di Fedez?

Di certo l’ex leader della Fim-Cisl, che ha seguito in prima persona alcune tra le trattative sindacali più impegnative del nostro Paese (da Fca a Ilva, da Alcoa a Whirlpool, oltre a quelle per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici), e che oggi è coordinatore di Base Italia, associazione che si definisce “start-up civica” e tra le cui fila spiccano figure come Luciano Floridi o Carlo Cottarelli, affianca all’attivismo un’intensa attività social. E proprio in quest’ambito gli è stato rimproverato il tweet critico non tanto sul rapper meneghino, ma sull’entusiasmo che le sue esternazioni hanno suscitato in taluni leader da molto tempo in cerca d’autore, in occasione del concerto del Primo Maggio – trasformato così da occasione preziosa di riflessione su un tema capitale come il lavoro a ennesima giravolta sul destino della Rai.

Eppure Bentivogli – che si divide tra le interviste, gli inviti in trasmissioni Tv, radiofoniche e webinar e la pubblicazione di saggi e articoli – non sembra davvero avere bisogno di ulteriore esposizione mediatica rispetto a quella di cui gode, ancora più consistente (e libera) rispetto alla precedente vita da sindacalista. Una vita nella quale ha pagato caro il suo approccio innovativo alle questioni della trasformazione del lavoro, che gli era valso la denominazione di “sindacalista 4.0”, avendo dovuto confrontarsi con ostruzionismi e difficoltà tali da indurlo a cercare nuove strade per poter costruire iniziative concrete.

Difficile imputare a Bentivogli – che vinse in tribunale contro Salvini – la mancanza di coraggio, la scelta di avversari facili o l’impegno in battaglie di facciata. Il fatto che alcune delle critiche provengano oggi dall’interno dello stesso sindacato (nel quale, secondo i bene informati, l’unico addetto stampa di Bentivogli era Bentivogli stesso) spinge a domandarsi se il problema, invece che in una battuta o nella mancata menzione di Amazon – dove, peraltro, la rappresentatività sindacale è molto bassa – non stia nel fatto che la festa del lavoro ha visto come protagonista chiunque, piuttosto che coloro che avrebbero dovuto esserlo: i difensori del lavoro e dei lavoratori, i sindacalisti. Dei quali, a differenza che di Fedez e di Bentivogli, non parla ormai più nessuno, neanche il primo maggio.

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