Le polemiche sull’autonomia differenziata sono spesso viziate da una insufficiente considerazione di tutti gli elementi che vi concorrono. Il che non significa che questo processo sia privo di pericoli ma per ragioni opposte a quelle temute. Da tempo si avverte il bisogno di accompagnare la sussidiarietà verticale con obiettivi di controllo delle dinamiche di spesa e di garanzia della unità economica e sociale della Repubblica attraverso una maggiore responsabilità degli amministratori. Il riparto delle risorse secondo il prevalente criterio della spesa storica ha solo riprodotto inefficienze e divari territoriali crescenti.
L’attuazione delle norme costituzionali di riferimento comprende non solo la legge in discussione ma anche il cosidetto federalismo fiscale e la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). La legge di bilancio 2023 ha stabilito che essi rappresentano “nucleo invalicabile per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali e quale condizione per l’attribuzione di ulteriori funzioni”.
Il federalismo fiscale dovrebbe conferire trasparenza alla dinamica delle entrate e delle uscite così da esporre gli amministratori della spesa al controllo degli elettori più prossimi. Previsto dal PNRR quale obiettivo da raggiungere entro il primo trimestre del 2026, è condizione per poter accedere alla rata di giugno dello stesso anno per un importo prossimo a 33 miliardi. Con l’attuazione del federalismo fiscale, non con l’Autonomia differenziata, si definiranno le compartecipazioni degli enti territoriali al gettito di tributi statali, la costituzione del fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante e si attiverà il processo di efficientamento della spesa pubblica attraverso la definizione dei LEP e dei loro correlati costi e fabbisogni standard. Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata prevede che le materie che coinvolgono diritti civili e sociali potranno essere devolute alle Regioni solo dopo questi adempimenti.
Il nodo decisivo per la responsabilizzazione degli amministratori regionali consisterà quindi nella definizione dei costi standard dei LEP scegliendo non i livelli della spesa storica, spesso comprensivi di gravi inefficienze, ma quelli verificati nei territori più virtuosi. Stabiliti questi parametri, li si dovranno finanziare con l’aggiunta di piani puntuali di convergenza verso di essi per chi se ne discosta. L’alternativa sarà una nuova fase di esplosione della spesa pubblica senza il superamento delle odiose differenze tra le aree del Paese.