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Perché l’autodifesa di Sala mi è parsa una confessione…

Un buon consulente per la comunicazione avrebbe consentito a Sala di fare una figura migliore in consiglio comunale. L'intervento di Sala è stato un harakiri politico, ecco perché. Estratto di un commento di Stefano Feltri dalla newsletter Appunti.

Ma Beppe Sala non ce l’ha un consulente per la comunicazione? L’apertura dell’atteso intervento del sindaco di Milano in consiglio comunale è la peggiore per un indagato, che è accusato non di essersi arricchito con la politica, ma di aver presieduto a un modello di sviluppo illegale della città, su misura dei grandi gruppi immobiliari:

Tutto ciò che ho fatto nell’arco delle due sindacature nelle quali mi è stato dato l’onere e l’onore di fare il sindaco di Milano, si è basato su quello che ritengo essere l’interesse delle cittadine e dei cittadini.

E poi: “Le mie mani sono pulite”, nel senso che “non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio personale vantaggio”.

Fermiamoci un secondo: questa non è un’autodifesa, è una confessione. Sala conferma esattamente la tesi accusatoria della procura di Milano: per due legislature da sindaco ha fatto quello che lui riteneva nell’interesse dei Milanesi, non per arricchirsi ma perché pensava fosse la cosa giusta da fare (per essere rieletto? per diventare un leader nazionale? per restare nella storia?).

Il problema è che quello che ha fatto è illegale.

E Sala lo sa benissimo, visto che per mesi si è speso per far approvare dal Parlamento una legge che si chiamava Salva Milano e che è stata bloccata dopo una prima approvazione soltanto perché la Procura – non Sala – ha dimostrato che era stata scritta sotto dettatura dei componenti della commissione Paesaggio poi arrestati perché lavoravano per i costruttori e non per il Comune.

La scelta di usare l’espressione “mani pulite”, a Milano, o è un’incredibile ingenuità o è un messaggio. Se è un’ingenuità, è al limite della follia: Milano è stata Tangentopoli, la città delle Tangenti, dove tra 1992 e 1994 la Procura di Milano ha scoperchiato un sistema di mazzette, corruzione, clientelismo.

Perché un sindaco indagato deve far balenare negli ascoltatori l’idea che lui si debba difendere da accuse simili? In fondo, Sala è indagato per aver avallato nomine di architetti in conflitto di interessi e per la gestione di un singolo progetto il “Pirellino”, di Manfredi Catella, che la commissione Paesaggio prima boccia due volte e poi approva dopo che l’architetto Stefano Boeri si è mosso su Sala. .

Non resta che l’altra opzione: quello di Sala è un messaggio. Che si può tradurre così: guardate che qui non sono nei guai io, qui rischia di finire sotto processo un modo di fare politica nella città più ricca d’Italia che ha coinvolto per vent’anni, in modo trasversale, destra e sinistra, che affonda le sue radici nella scommessa della giunta di Letizia Moratti di conquistare l’Expo 2015, e poi tutta la gestione successiva, le tre giunte di centrosinistra con Giuliano Pisapia e Sala medesimo.

Evocare Mani Pulite significa chiamare i partiti a condividere le responsabilità: anzi, non solo i partiti, tutti, le istituzioni, i professionisti, i giornali. Il sistema, appunto.

Sala non si dimette, ma fa dimettere l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi: nella giunta di Sala c’era un apposito assessorato alla pratica illegale della rigenerazione, che in pratica è la costruzione di nuovi palazzi senza autorizzazioni spacciata per ristrutturazione. Anche questo è indicativo.

Tancredi è indagato con l’accusa di aver fatto pressioni su Giuseppe Marinoni, all’epoca presidente della commissione Paesaggio, per sbloccare il progetto di Boeri e Catella per il Pirellino nel 2023. Un episodio che, secondo i pm, si inserisce in un generale “contesto di ingerenza” di Tancredi nelle decisioni della Commissione.

Quindi, per ricapitolare: Sala dice di non c’entrare nulla con il sistema corruttivo denunciato dai pm, anche se era ben consapevole che i grattacieli erano illegali (e che abbisognavano di una legge Salva Milano per fermare la Procura), ma poi era il suo assessore che sbloccava i progetti dopo che Sala era stato informato da Boeri.

La cosa che vale la pena ricordare – visto che nessuno la ricorda – è che a dicembre 2024 Sala aveva preso le distanze dalla fase due dell’inchiesta sui grattacieli facendo dimettere l’assessore alla Casa Guido Bardelli la cui colpa era di essersi lamentato in una chat WhatsApp del dicembre 2023 dell’operato di Tancredi.

Bardelli, discutendo con l’ex dirigente comunale arrestato Giovanni Oggioni diventato vicepresidente della solita commissione Paesaggio, diceva che Tancredi era asservito alle logiche della Procura. Al punto che, diceva l’assessore Bardelli, “dobbiamo far cadere questa giunta”.

Riepilogando: la commissione Paesaggio voluta dal sindaco Sala approva grattacieli illegali, a prendere le decisioni sono architetti a libro paga dei costruttori che non dichiarano il proprio conflitto di interessi (e così fanno un reato). A dare ordini a questi architetti sono assessori della giunta che parlano con il sindaco, il quale a sua volta ha rapporti diretti con importanti progettisti come Stefano Boeri.

Sala è così interessato a queste vicende che per mesi intima al Parlamento di approvare la legge Salva Milano.

Il sindaco non è in grado di smentire nessuno di questi fatti, che anzi ha rivendicato in varie fasi della sua azione, prima che le rivelazioni negli atti della Procura rendessero imbarazzanti e insostenibili le posizioni ribadite con vigore fino a pochi istanti prima (rivelazioni imposte dalla riforma Nordio, non frutto di fughe di notizie).

(Estratto da Appunti)

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