Intervistato dal Corriere della Sera, Augusto Barbera, 87 anni, siciliano di origine e formazione e bolognese d’adozione, presidente emerito, cioè ex, della Corte Costituzionale, ha voluto rilanciare con forza il sì alla conferma referendaria della riforma delle giustizia, o della magistratura, già annunciato e spiegato in un lungo articolo sul Foglio, Che gli ha procurato l’accusa, raccolta dall’intervistatore del Corriere, di tradire la sua appartenenza alla sinistra e di fare “il gioco della destra”.
“Qualcuno sicuramente lo pensa, finora nessuno me lo ha detto”, ha risposto Barbera. Che ha precisato anzi di avere ricevuto “dal Pd diverse chiamate di apprezzamento”. Sicuramente però non dalla segretaria Elly Schlein, penso.
“Molti in quell’area- ha detto ancora Barbera- hanno la mia medesima opinione, anche se alcuni preferiscono non esporsi” lasciando rappresentare il Pd contro la riforma. “Io -ha continuato il costituzionalista con una ventina d’anni di attività parlamentare e ancor di più di attività partitica sulle spalle, dal Pci alle edizioni successive- rimango coerente col voto che diedi, da parlamentare comunista, a favore del nuovo processo” di rito cosiddetto accusatorio. Trasferito nell’articolo 111 della Costituzione, nel 1999, con la formula del “contraddittorio fra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale”. Terzo rispetto anche al pubblico ministero in una carriera però che è rimasta unica e che la riforma finalmente separerà se verrà confermata nel referendum.
All’argomento speso contro questa riforma attribuendola al famoso “piano” massonico di Licio Gelli, scoperto nella propaganda anche da Giuseppe Conte e sodali, il presidente emerito della Corte Costituzionale ha opposto questa osservazione, o questo ricordo: “Non mi risulta che quando è stata attuata la riduzione dei parlamentari”, promossa dai grillini e subìta dal Pd che partecipava al secondo governo di Conte, “sia stato contestato ai 5 Stelle che era prevista nel piano di Gelli”. “Il punto è che ci dobbiamo liberarci di certi fantasmi”, ha detto Barbera.
I fantasmi non sono solo quelli dei morti. Sono anche quelli dei vivi che usano argomenti morti, contraddetti dalla realtà, come quello dei pubblici ministeri che con la separazione delle carriere perderebbero la loro indipendenza tutelata dalla Costituzione anche nel testo modificato dalla riforma. Pubblici ministeri che tuttavia si sostiene siano condannati anche a diventare più forti di adesso. Di che cosa allora hanno paura?



