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Snob

Attenti a dare dello snob (in fondo lo siamo un po’ tutti)

La lettera dell’avv. Antonio de Grazia

 

Caro direttore,

dopo un periodo quasi sabbatico, torno ad importunarla.

Vi sono alcuni piccoli libri, che danno nuovo piacere a ogni rilettura. È il caso de “Lo snob nella società dello snobismo di massa”, Oligo editore. L’autore è lo scrittore e grande narratore Gaetano Cappelli, estroso ed elegante, noto anche come il Fitzgerald della Lucania (scorrazzava con una fascinosa Jaguar), ma amante anche di John Fante. Uno dei pochi autentici scrittori italiani contemporanei.

La sua prosa è una forma di anamorfosi: con penna lieve, ironica ma acuminata, Gaetano Cappelli ci porta nel mondo ubiquo degli snob. E, alla fine, anche noi che leggiamo diventiamo un tipo di snob. Non si salva nessuno, anche noi siamo classificati come snob.

Ma iniziamo: l’etimo snob non significa – come anche io credevo – sine nobilitate. La Bibbia dello snob, William Makepeace Thackeray, usa la parole snob come derivato dall’inglese dialettale, ciabattino.

Lasciamo all’autore la parola: “Quello che veramente conta in uno snob, alla fine, non è la classe di appartenenza, ma l’atteggiamento”. E poi: “Il dandy si distingue dagli altri per eccesso, lo snob ci riesce per sottrazione”.

Altra gemma: “Il radical chic altro non è che uno snob che canta Bella Ciao”.

L’autore, poi, classifica i vari snobismi: lo snob pop, lo snob mediatico, lo snob social, lo snobismo di massa.

Infine, la chiusa è dell’impareggiabile WM Thackeray: “Non giudicare gli snob frettolosamente o volgarmente: se non vuoi mostrare di essere tu stesso uno snob”.

Così è, se vi pare.

Un caro saluto.

Avv. Antonio de Grazia

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