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Apple, Amazon, Facebook e Google. Cosa c’è in gioco nella lotta antitrust

Il report della Commissione giudiziaria della Camera su Amazon, Apple, Facebook e Google potrebbe rivelarsi estremamente interessante nel caso in cui i Democratici conquistino la Casa Bianca e il Senato a novembre La Commissione giudiziaria della Camera dice che Amazon, Apple, Facebook e Google sono monopoli, ma il piano per tenere a freno il loro…

La Commissione giudiziaria della Camera dice che Amazon, Apple, Facebook e Google sono monopoli, ma il piano per tenere a freno il loro potere non farà cambiare le cose da un giorno all’altro. Ne sono convinte Ashley Gold e Kyle Daly di Axios che ricordano come i democratici propongano, infatti, di riscrivere la legge antitrust americana per ristrutturare nel tempo l’industria Usa più potente e di maggior successo degli ultimi anni.

IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE USA

Il report della commissione Usa è un lungo racconto dei conflitti in corso nell’industria tecnologica. Potrebbe cambiare le carte in tavola, ma potrebbe anche non essere mai completato. Come scrive The Verge “le oltre 449 pagine del rapporto presentano un playbook su come ridurre il loro potere e utilizzare gli strumenti convenzionali della legge antitrust per rimodellare il mondo digitale”.

LE PROPOSTE PER CAMBIARE LE COSE

Tra le proposte formulate quella di limitare la capacità delle aziende di competere in modo sleale contro terzi sulle proprie piattaforme, richiedendo che i mercati online siano gestiti in modo indipendente o stabilendo regole per l’organizzazione di tali mercati. Ma anche quella di impedire alle piattaforme online di riservare a se stesse e ad alcuni fornitori di contenuti specifici un trattamento preferenziale. E ancora: di richiedere che i social network siano interoperabili in modo che le persone possano comunicare tra le varie piattaforme e trasportare i loro dati da una piattaforma all’altra; indirizzare le autorità antitrust a ritenere che un’acquisizione da parte di un’impresa tecnologica dominante sia anticoncorrenziale, a meno che non sia dimostrato il contrario; infine, permettere agli editori di notizie di fare squadra per negoziare con le piattaforme tecnologiche sui contenuti.

COSA SI CONTESTA AD AMAZON, APPLE, FACEBOOK E GOOGLE

Gli investigatori del comitato hanno passato 16 mesi a esaminare montagne di email, memo e altre prove per arrivare a queste conclusioni sulle aziende:

Amazon, il gigante del retail su Internet ha raggiunto la sua posizione dominante in parte attraverso l’acquisizione di concorrenti; ha il monopolio e maltratta i venditori di terze parti; ha creato un conflitto di interessi attraverso il suo doppio ruolo di operatore del suo mercato e anche di venditore.

Apple, sottolinea il rapporto, esercita il potere monopolistico sulla distribuzione di software a più della metà dei dispositivi mobili degli Stati Uniti. L’azienda è accusata di sfruttare i rivali imponendo commissioni e tasse, dando inoltre, la preferenza alle proprie app e ai propri servizi.

Facebook ha di fatto, un potere monopolistico nello spazio dei social network, e adotta un approccio di “copia, acquisisci, uccidi” nei confronti di potenziali rivali come successo con WhatsApp e Instagram, entrambi acquistati all’inizio degli anni ’20, ha evidenziato ancora il rapporto.

Infine, Google, secondo il report, ha il monopolio nel mercato della ricerca online e della pubblicità durante le ricerche, e mantiene la sua posizione attraverso tattiche anticoncorrenziali come l’indebolimento dei fornitori verticali e l’acquisizione di rivali.
Naturalmente, tutte le aziende hanno negato di detenere posizioni di monopolio o che le loro pratiche e acquisizioni violino la legge antitrust, e sostengono che l’industria tecnologica è invece sana e competitiva.

TUTTO DIPENDE DA CHI VINCERA’ LE ELEZIONI USA

Ora, tutto questo dibattito, potrebbe rivelarsi estremamente interessante nel caso in cui i Democratici conquistino la Casa Bianca e il Senato a novembre: potrebbero, infatti, usare questo report come un insieme di linee guida per effettuare dei cambiamenti e per limitare il potere dei giganti della tecnologia nel lungo termine.

I repubblicani presenti nella commissione, invece, hanno offerto due rapporti rivali, concentrandosi più sulle denunce di pregiudizi conservatori da parte delle piattaforme dei social media che sulle preoccupazioni antitrust.

IL DUBBIO DELLO SPEZZATINO

“Breaking up Big Tech”, vale a dire la richiesta di spezzatino per le aziende del settore tecnologico “è stata a lungo un grido di protesta tra i critici tecnologici – si legge su Axios -. Sebbene il rapporto offra potenziali razionalizzazioni tali risultati rimangono improbabili e alla fine di dovrà passare necessariamente dai tribunali”.

Malgrado ciò, molti dei critici sono comunque entusiasti del rapporto, “considerandolo come una tabella di marcia verso un’industria più sana e meno centralizzata”, hanno evidenziato Gold e Daly di Axios. Senza dimenticare che questa settimana o la prossima al massimo, il Dipartimento di Giustizia dovrebbe presentare la causa contro Google dando il via alla prima grande lotta antitrust degli ultimi due decenni.

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