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L’app sugli spostamenti e lo Stato di polizia

In un futuro molto prossimo, capiterà che un qualunque cittadino dovrà  stabilire la sua innocenza per reati futuri perché la Polizia potrà arrestare prima che si compia il crimine. Sembrerebbe fantascienza alla Tom Cruise di Minority Report, ma non è così. Super Serpico a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per monitoraggio in tempo reale dei conti corrente, fatturazione elettronica per il riscontro tra aziende, telecamere a Tag del viso per riscontri di frontiera antiterrorismo, antivirus informatici per monitoraggio di e-mail e telefonini, tecnologie back door per copiare il segnale della smart TV del salotto o della camera da letto e vedere cosa fai e dici. Tutte tecnologie esistenti e a disposizione delle forze dell’ordine di quasi tutto il mondo. Ora, “dulcis in fundo”, con la scusa del virus, la app che monitora il Covid-19 senza la quale non si potrà andare in giro.

Arriva l’app: che si fa? Si getta via? Ma no. Magari il governo si inventa una leggina che lo obbliga a continuare il monitoraggio, magari la leggina si costruisce in ambito sanitario così da metterla al riparo da contestazioni. E finirà così: senza vaccino, scattano 30 anni di “carcere” virtuale ci mancava proprio, ne sentivamo il bisogno. Il governo, o i suoi tecnici delle task force, fanno evidentemente un po’ di confusione tra principi tecnologici e principi etici. Non vanno messi in discussione, ovviamente, i vaccini che hanno salvato milioni di persone o la tecnologia, anzi occorre essere ferventi sostenitori delle scoperte in campo scientifico e sanitario.

Tuttavia,  se è vero che la tecnologia serve a rendere la vita più semplice e migliore, è pur vero che l’utilizzo incontrollato può portare a generale uno Stato di polizia. Come verranno gestiti questi dati? Chi li potrà vedere? Che livello di sicurezza avranno? Verranno utilizzati per discriminare chi non vuole farsi monitorare? Cosa succederà a chi si candida, da “positivo al tampone” a una posizione lavorativa? Le aziende si tireranno indietro?

Invece di cercare il modo per far vivere le persone libere, si cercano i sistemi per ingabbiarle sempre di più ed isolarle dal resto del mondo. Sembra che esista un disegno per evitare che le persone si possano incontrare o riunire anche semplicemente per discutere. Dobbiamo accettare qualunque cosa venga imposta, senza giudicare, senza discutere e senza contraddittorio?

In tutta onestà, c’è qualcosa di profondamente sbagliato e sconfortante in tutto questo. Uno Stato che dice di essere democratico non può consentire che per interessi corporativi vengano schiacciate e buttate alle ortiche le più elementari regole di una libera e civile convivenza. Uno Stato degno di un sentimento democratico si comporta diversamente.

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