Comunque vada domani non ci sarà molto di cui compiacersi. Finalmente, lunedì 29 settembre, il Comune di Milano dovrebbe prendere una decisione definitiva sul destino dello stadio di San Siro. E si spera sia davvero la volta buona. Ma ci sono voluti circa quattro anni di una interminabile pantomima di accesi dibattiti e roventi polemiche. Cioè lo stesso arco di tempo in cui in altre metropoli, da Londra a Pechino, hanno costruito un nuovo stadio o ristrutturato quello già esistente. La vicenda paradossale di San Siro è una storia a sé. Ma è anche il segnale di una grande città che non ha più la determinazione e soprattutto la capacità di visione di qualche anno fa.
Per capire che cosa non funziona più conviene leggere “Anche i ricchi piangono. La crisi del modello Milano e delle global city” di Giulio Centemero (Baldini+Castoldi, 80 pagine, 16 euro), un breve e brillante saggio opportunamente accompagnato dalla prefazione dello scrittore e banchiere d’affari Guido Maria Brera. E per onestà intellettuale è opportuno aggiungere subito qual è l’aspetto più interessante di questo libro. Giulio Centemero, per motivi professionali grande esperto di economia, è anche parlamentare della Lega ma si guarda bene dallo scrivere un pamphlet politico. Sia lui che Brera lasciano trapelare un grande amore per Milano. E anziché cercare i presunti colpevoli del declino si concentrano sull’analisi dei problemi che affliggono la città. Ne viene fuori una radiografia senza dubbio severa che però non ha lo scopo di sollevare altre sterili polemiche ma l’obiettivo di indicare con estrema chiarezza i mali che sarebbe urgente correggere.
Dati alla mano, Centemero dimostra che in teoria Milano non s’è impoverita. Nominalmente i redditi delle famiglie sono aumentati ma ciò non basta a difenderli efficacemente dalle conseguenze dei fenomeni in atto. In altre parole, si amplificano le disuguaglianze e buona parte dei milanesi si sente magari non povera ma sicuramente meno ricca. L’aspetto emblematico è quello del costo delle abitazioni con prezzi in vertiginosa crescita sia per gli acquisti sia per gli affitti. La trasformazione di molti appartamenti in airbnb ha dato una grande spinta ma è semplicistico attribuire tutto a una sola causa. Il risultato di fatto è il progressivo svuotamento dei centri storici con il trasferimento in comuni limitrofi dove i costi sono più abbordabili. Si svuotano anche le scuole o, meglio, quelle pubbliche ed è interessante leggere i motivi che spingono a scegliere quelle private. Altro grave problema è il futuro dei giovani che Milano forma con le sue celebri e prestigiose università ma che sempre più numerosi vanno a lavorare all’estero.
Dall’analisi di Centemero pare evidente che si stia verificando uno scollamento fra la città e i suoi abitanti e pare davvero incredibile visto l’orgoglio che questi hanno sempre dimostrato nell’essere milanesi. Forse, come spiega bene Guido Maria Brera, è necessario un modello di sviluppo più umano rimettendo le persone al centro dell’attenzione. E probabilmente è proprio questo che Milano ha sempre avuto ma sta un po’ perdendo.