“Lavorare sui documenti desecretati del Dipartimento di Stato americano è come sentirsi addosso il fiato della storia”, dice Andrea Spiri, dottore di ricerca in Storia politica all’Università Luiss, durante la presentazione, al Centro studi americani, del suo libro e di Vittoria Lazzarini Merloni. E il fiato della storia che percorre L’America di Clinton – dalla Guerra fredda al disordine globale (Carocci editore) è importante per capire i conflitti dell’oggi in tutta la loro complessità.
Ci sono i dialoghi tra Eltsin e Clinton in cui già emergevano contraddizioni russe con mire egemoniche a Occidente; vengono fuori le prime tendenze – in quella situazione di “unipolarità” Usa, dopo la fine del mondo diviso in blocchi e la dissoluzione dell’impero sovietico – dell’establishment Usa a portare avanti la linea America first. Che sarebbe venuta fuori in modo molto più drastico con Trump. Ma scoppia la crisi dei Balcani, come viene ricordato nel dibattito moderato da Alessandra Sardoni cui partecipano Gianni Riotta, Gaetano Quagliariello e Pier Ferdinando Casini. E a quel punto quel nuovo presidente outsider, ex governatore di un piccolo Stato, l’Arkansas, sceglie di intervenire con la guerra in Kosovo. Seppur già da allora nella politica estera Usa inizi la linea di richiamare gli alleati alle loro responsabilità sulla sicurezza, quello che, ricorda Spiri, il segretario di Stato Madeleine Albright chiamò il “multilateralismo assertivo”. Ovvero un sistema di alleanze con la Nato che veda tutti coinvolti.
Gli anni di Clinton furono visti come gli anni dell’ottimismo, della globalizzazione. Internet espresse il massimo delle potenzialità. In quel cuscinetto di tempo dopo la Guerra fredda iniziarono scelte senza più i punti di riferimento del passato come l’allargamento della Nato a Est, seppur in modo limitato, il tentativo di avvicinare la Russia all’Europa poi drammaticamente naufragato con la guerra russa all’Ucraina. Nonostante Eltsin dipingesse Putin agli occhi di Clinton come “un sincero democratico”. Ma, come dice Casini, “niente di più sbagliato tentare di riscrivere la storia a posteriori”. Sul tavolo dello scenario internazionale emerge ora sempre più la necessità del ruolo dell’Europa “con una sua politica estera e di difesa”, dice Casini che richiama alle parole di De Gasperi verso gli “Stati Uniti d’Europa”.