skip to Main Content

Che cosa succederà in Algeria dopo la rinuncia di Bouteflika alle presidenziali

L’articolo di Aurelio Giansiracusa

Dopo giorni di dichiarazioni per l’impegno di Abdelaziz Bouteflika ad impegnarsi a dar corso alla Conferenza Nazionale per la riforma dello Stato, la costante mobilitazione generale nei principali centri abitati algerini, il tentativo piuttosto velleitario del Ministro dell’Istruzione di allungare le vacanze primaverili scolastiche ed universitarie per svuotare principalmente gli atenei dai potenziali contestatori ed il rincorrersi delle voci relative allo stato di salute sempre più precario dell’attuale Presidente, peraltro, confermate da voli di un aereo in uso alla Presidenza diretto a Ginevra dove Bouteflika è sottoposto a cure dopo l’ictus che l’ha colpito nel 2013, due giorni fa si è consumata la svolta alla vicenda algerina.

Infatti Abdelaziz Bouteflika, tramite il portavoce, ha dichiarato alla Nazione che rinuncia a partecipare alle elezioni presidenziali previste per il diciannove aprile, correndo per il quinto mandato, situazione questa che aveva innescato le proposte popolari.

Ovviamente, tali notizie sono state immediatamente festeggiate in tutte le piazze algerine da parte degli oppositori al contestatissimo quinto mandato di Bouteflika. Meno felici si sono mostrati i vertici dei principali partiti di opposizione che leggono nel rinvio delle elezioni presidenziali, un colpo di coda dell’entourage dell’attuale Presidente per guadagnare tempo e per tentare di rimanere il più lungo possibile al potere.

L’attuale Presidenza è accusata, infatti, dall’opposizione di aver favorito palesemente parenti (il fratello) ed amici ed è invisa perché la corruzione ha raggiunto livelli insostenibili.

È previsto anche un corposo rimpasto di Governo a partire dal Primo Ministro Ahmed Ouyahia, descritto da fonti di stampa come anche lui “malato”, che sarà sostituito dal già Ministro degli Interni Nouredinne Bedoui, che sarà affiancato come Vice Primo Ministro da Ramtane Lamamra, ora consigliere di Bouteflika.

LA FONDAMENTALE POSIZIONE DELLE FORZE ARMATE ALGERINE

Peraltro, la svolta è stata anticipata dal Capo di Stato maggiore dell’Esercito Algerino nonché Vice Ministro della Difesa, Ahmed Ghaid Salah, il quale, parlando agli studenti delle scuole militari, aveva detto che l’esercito condivideva le stesse aspirazioni e i valori del popolo per una visione comune del futuro dell’Algeria.

Essendosi schierato l’Esercito fuori dalla contesa elettorale e trattandosi, sostanzialmente, di un chiaro atto di sfiducia nei confronti del malato Bouteflika, non avendo più la rete di protezione militare in vista di possibili prove di forza, l’entourage dell’attuale Presidente ha preferito l’uscita di scena soft, pur ottenendo lo slittamento delle elezioni che per tutto il 2019 non saranno tenute, nonché la nomina di personaggi comunque politicamente vicini e non invisi alle Forze Armate che rappresentano l’architrave su cui poggiano i delicati equilibri politici algerini, con un Paese sempre in bilico tra laicità e spinta islamista.

Le Forze Armate saranno chiamate a garantire il delicato periodo di transizione, dovendosi ancora interpretare il “futuro” prossimo di Bouteflika, la formazione del nuovo Governo, e le elezioni presidenziali che, comunque, stante la Costituzione attualmente in vigore, non potranno essere rinviate sine die nonché il reale peso politico che potrà avere la Conferenza Nazionale che sarà chiamata a delineare le linee guida delle profonde riforme politico/istituzionali/economiche dell’Algeria.

LA LUNGA PRESIDENZA DI BOUTEFLIKA E LA GUERRA INTERNA CONTRO IL GIA

Si conclude così la lunga presidenza di Abdelaziz Bouteflika iniziata nel lontano 1999, con l’Algeria in preda alla crudele guerra interna contro il GIA, Gruppo Islamico Armato, formazione terroristica di matrice islamista formata nel 1991 a seguito del rifiuto governativo dell’epoca di riconoscere la vittoria elettorale del partito vicino agli islamici.

Nel 1997 il Paese conobbe due stragi spaventose eseguite da affiliati al GIA, i massacri di Hai Rais e di Benthala che registrarono lo sterminio di diverse centinaia di inermi cittadini algerini. Altissimo è stato il prezzo pagato anche dagli stranieri a questa guerra interna che si è svolta anche all’Estero, con sanguinari attentati avvenuti soprattutto in Francia.

Il GIA, essendo stato costituito dai cosiddetti “afghani”, combattenti preparatisi militarmente in Afghanistan durante l’occupazione sovietica, è considerato il padre putativo di tutte le formazioni terroristiche-guerrigliere di matrice islamista che a tutt’oggi rappresentano una pesante minaccia alla stabilità mondiale.

Back To Top