L’avvocato Francesca Albanese, voce autorevole e spesso presente in tv e sui giornali dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas in quanto Relatrice speciale sul rispetto dei diritti umani nei territori palestinesi per conto dell’apposito consiglio delle Nazioni Unite, avrebbe omesso di segnalare nella sua candidatura per l’incarico alcuni dettagli che non la rendono del tutto un occhio imparziale.
Ad affermarlo è UN Watch, organizzazione non governativa con sede a Ginevra la cui missione è monitorare le prestazioni delle Nazioni Unite sulla base della propria Carta.
A portare alla luce la notizia è stato il giornalista delle Iene Antonino Monteleone con un tweet:
LE OMISSIONI (VOLONTARIE?) DI ALBANESE
Mantenere imparzialità in un conflitto per far progredire il processo di pace e proteggere i civili – da entrambe le parti – dovrebbe infatti essere un requisito fondamentale. Tuttavia, Albanese sembra non aver dichiarato la verità in merito.
Il documento di UN Watch, allegato anche da Monteleone, presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nella sua 49esima sessione e pubblicato nel marzo 2022, porta il sottotitolo “Come Michael Lynk ha fallito il suo mandato all’Onu di proteggere i diritti umani dei palestinesi dal 2016 al 2022 – e perché il suo successore designato, Francesca Albanese, probabilmente farà lo stesso”.
Albanese, nominata Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati per un mandato di tre anni il 1° maggio 2022, stando a quanto si legge nel documento, nella sua candidatura, alla domanda se avesse “opinioni o pareri che potrebbero pregiudicare il modo in cui il candidato svolge il mandato” ha risposto “no”.
“Eppure – osserva UN Watch -, proprio l’anno scorso, Albanese ha riconosciuto il contrario, affermando che le sue ‘opinioni personali profondamente radicate’ sulla questione palestinese ‘potrebbero compromettere la mia obiettività’”.
Nella sua domanda, inoltre, Albanese ha anche dichiarato l’assenza di conflitti di interesse personali, omettendo di rivelare che in passato suo marito, Massimiliano Calì, ha lavorato per l’Autorità nazionale palestinese.
“Secondo le sue stesse regole – afferma il documento -, l’Unhcr deve dare ‘la massima importanza’ all’‘imparzialità’ quando seleziona i titolari di mandato” e “Albanese è l’opposto dell’imparzialità”.
IL RUOLO DEL RELATORE SPECIALE
La carica di Relatore speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, afferma il documento di UN Watch, “è stata creata dagli Stati arabi come arma politica per colpire Israele e le democrazie sembrano rassegnate a lasciare che siano i palestinesi a scegliere il candidato. Eppure, se ci fosse un esperto obiettivo a ricoprire il mandato, potrebbe usarlo per sostenere i diritti umani sia per i palestinesi che per gli israeliani”.
“Sebbene il titolo implichi la preoccupazione per tutti gli attori dell’area – prosegue il testo -, in realtà il mandato del relatore – immutato dal febbraio 1993 – è unicamente quello di indagare sulle ‘violazioni da parte di Israele dei principi e delle basi del diritto internazionale’. Qualsiasi cosa facciano Hamas, la Jihad islamica e l’Autorità palestinese, sia nei confronti del proprio popolo che degli israeliani, è esclusa”.
CHIUDERE UN OCCHIO SU HAMAS NON FA IL BENE DEI PALESTINESI
Le prepotenze, ma soprattutto le violenze, perpetrate da Israele nei confronti dei palestinesi – dalle più lontane all’assedio della Striscia di Gaza in violazione del diritto internazionale umanitario e fino agli ultimi avvenimenti dei coloni in Cisgiordania – non devono essere taciute ma uno sguardo neutro, che rimanga super partes, come dovrebbe essere quello di un incaricato delle Nazioni Unite, è indispensabile per non cadere nella trappola che ognuna delle due parti tende in un conflitto. I palestinesi infatti non sono Hamas e non dire come agisce un gruppo terroristico anche su quel popolo che afferma di difendere – ma che usa come scudo umano – non risolverà il problema ma soprattutto continuerà a fomentare odio e morte su entrambi i fronti.
Come si legge nel rapporto di UN Watch, il predecessore di Albanese, Michael Lynk, nei suoi sei anni di mandato “non ha rilasciato una sola dichiarazione” né “sulle violazioni dei diritti umani del regime di Hamas contro i palestinesi” né contro l’Autorità palestinese o Hamas “per le loro gravi e sistematiche violazioni della libertà di religione, dei diritti dei bambini, dei diritti delle donne e dei diritti LGBTQ”. Così come “non ha rilasciato una sola dichiarazione dedicata a criticare l’Autorità palestinese o Hamas per il lancio di migliaia di razzi contro i civili israeliani, per il terrorismo contro gli ebrei o per l’incitamento antisemita”.
LA REPLICA DI ALBANESE SU X
2/4 Mio marito, non è stato MAI assunto e MAI pagato dall'Autorità palestinese. Nel 2011 fu consulente UNDP a sostegno del rafforzamento delle capacità del Ministero dell'Economia palestinese (5 mesi). Ma poi che siamo nel medioevo che la moglie risponde di ciò che fa il marito?
— Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt (@FranceskAlbs) November 9, 2023
4/4 Quanto a me, ho concluso la pratica legale il 30/12/04.
Adesso possiamo tornare a occuparci dei massacri a Gaza, dei bombardamenti dell'esercito a Jenin,delle razzie e degli abusi di coloni armati in Cisgiordania?
A meno che non vogliate controllare cosa facevo all'asilo.
— Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt (@FranceskAlbs) November 9, 2023