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Affaire

Come e perché il caso Dreyfus spaccò la Francia

“L’Affaire. Tutti gli uomini del caso Dreyfus” di Piero Trellini letto da Tullio Fazzolari

 

Colpevole o innocente? Spia al soldo della Germania e traditore oppure un soldato leale vittima di una sporca macchinazione? Per quasi un decennio, fra il 1894 e il 1906, il caso del capitano Alfred Dreyfus ha letteralmente diviso in due la Francia. Tra sostenitori della colpevolezza e quelli dell’innocenza si è spaccata l’opinione pubblica, i giornali hanno pilotato le due fazioni, ci sono stati suicidi e omicidi, si sono dimessi ministri e generali. Nulla di simile s’era mai visto prima. Non è stato soltanto un errore giudiziario ma un caso politico di enorme rilevanza. E, nonostante sia passato più di un secolo, resta tuttora un episodio da studiare approfonditamente.

Piero Trellini con “L’Affaire. Tutti gli uomini del caso Dreyfus” (Bompiani, 1376 pagine, 30 euro) riesce a fare la ricostruzione più minuziosa e dettagliata che sia mai stata fatta dell’intera vicenda. La mole massiccia del suo lavoro, fedelmente rispecchiata dalle dimensioni del libro, può mettere un po’ di soggezione. Ma conviene superare la diffidenza iniziale perché poi eventi e personaggi scorrono agevolmente con un ritmo da sceneggiatura cinematografica. Emergono così i particolari di protagonisti poco conosciuti come madame Bastian, la cameriera che lavorava presso l’ambasciata tedesca e di fatto fu una dei principali accusatori di Dreyfus. Lo fece con maggiore convinzione quando i servizi segreti le promisero una pensione mensile che poi non le fu più data.

Ma leggendo “L’Affaire” si scopre molto di più anche sui personaggi più famosi. Innanzi tutto, Georges Clemenceau ed Emile Zola. Fra i più instancabili sostenitori dell’innocenza di Dreyfus, Clemenceau diventerà poi primo ministro lasciandosi alle spalle le polemiche per un suo coinvolgimento nello scandalo per il canale di Panama. Zola, con il celebre articolo “J’accuse” pubblicato sul quotidiano “L’Aurore, è il primo difensore pubblico di Dreyfus svelando il complotto ai suoi danni e per questo verrà processato e dovrà rifugiarsi all’estero. Non va dimenticato il colonnello Georges Picquart (non a caso vero protagonista di un film di Roman Polanski sull’affaire): all’inizio non aveva simpatia per il capitano Dreyfus ma il senso del dovere e l’amore per verità lo fanno diventare il suo più convinto difensore andando contro l’intero establishment militare. Pagherà il suo coraggio con trasferimenti in zone pericolose e mesi di prigione ma quando finalmente giustizia sarà fatta diventerà ministro della guerra.

Nel libro di Trellini non ci sono però solo i personaggi. I fatti si ricostruiscono in maniera più completa riportando documenti integrali e utilizzando tabelle. Una di queste descrive, testata per testata, come nell’arco di sei mesi sia cambiato l’atteggiamento dei giornali francesi sul caso Dreyfus: da una maggioranza schiacciante di colpevolisti si passa di fronte all’evidenza dei fatti a una maggioranza di innocentisti. E’ la dimostrazione di come nel primo periodo la stampa abbia manipolato l’opinione pubblica. E anche per questo l’Affaire resta un caso da studiare.

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