In redazione, alla sezione economico-sindacale dell’Unità, organo del Pci, da oltre un milione di copie, lo chiamavamo semplicemente “Ottaviano”. Per dire della cordialità, simpatia e amicizia che c’era tra il giornale allora diretto da Emanuele Macaluso, uno dei leader “miglioristi” del Pci, e il capo della componente socialista della Cgil, il segretario generale aggiunto di Luciano Lama, altro leader migliorista del Pci che a malincuore si dovette piegare a Enrico Berlinguer contro il decreto di S.Valentino del premier Bettino Craxi, che salvò l’Italia dell’inflazione galoppante.
Del Turco e la componente socialista rimasero fermi su Craxi. Già, Craxi, Del Turco, Lama, Macaluso…. uno pensa, nel giorno della morte di “Ottaviano”, a come sarebbe stata la sinistra se avessero vinto loro e non la “componente” comunista e sempre più irrimediabilmente “manettara” del Pci-Pds-Ds-Pd. Irrimediabilmente “manettara”, visto che la sinistra andò al governo solo con “mani pulite”. Stagione che per loro è rimasta come un marchio di fabbrica, come un destino dominato dall’ossequio a manette e uso politico della giustizia contro avversari o contro quelli non considerati prodotti doc della “ditta”.
Ottaviano, ultimo segretario del Psi, che pure ebbe scontri con i più vicini a Craxi ma “un grande sindacalista socialista”, come gli riconosce Margherita Boniver, pur molto critica per la sua alleanza successiva con gli ex comunisti, non avrebbe potuto immaginare probabilmente allora che trattamento gli ex comunisti, che fecero fuori anche gli stessi “miglioristi” di casa loro, gli avrebbero riservato.
È stato perseguitato come presidente (eletto con il Pd, il centrosinistra) della Regione Abruzzo da una vicenda giudiziaria così incredibile che Kafka, per dire, potrebbe farle un baffo e per la quale è stato “assolto da tutto” , come sottolinea Giovanni Toti l’ex governatore ligure di centrodestra, costretto alle dimissioni dalla recente offensiva mediatico-giudiziaria, con tutti i leader della sinistra a cominciare dal Pd persino in piazza contro di lui che era ai domiciliari e che rivendica con orgoglio il suo passato di giovane socialista.
Forca e martello, sempre, ieri, oggi e domani. Gli esponenti del Pd non solo non sostennero Del Turco. Ma neppure lo salutavano più o quasi più. Ero seduta accanto a lui nel Transatlantico di Montecitorio, credo l’ultima volta che Del Turco venne lì, mentre alla sua vista era tutto un fuggire dei dem. Solo Enrico Letta, per la nota educazione della sua famiglia, si avvicinò per salutarlo, come scrissi per Panorama del Gruppo Mondadori.
“Ottaviano”, come lo chiamavamo all’Unità dove da giovane ho lavorato, era un uomo solare, colto, sorridente, di intelligente e lieve ironia. Mi disse che prima di venire in Transatlantico aveva incontrato un altro del Pd che pur di non salutarlo gli fece “il gesto dell’ombrello”, nel senso letterale. E cioè pur di non salutarlo mentre pioveva in Via di Campo Marzio si era fatto scudo dell’ombrello per non incrociare gli occhi con lui.
Il “giustizialismo” , inguaribile malattia infantile del post-comunismo. Mentre lui era “Ottaviano”, il sindacalista che cercava di unire, amico dei cronisti dell’Unità, di Macaluso, Piero Sansonetti, allora caporedattore. L’amico-sindacalisra che chissà quante volte, rispondendo ai nostri Sos (“Dacci una notizia”), salvò con le sue telefonate a tarda sera dai “buchi” che avrebbero preso dai comunisti che invece mettevano i lucchetti al telefono per quella che per loro doveva essere solo una specie di “Pravda”.
Addio “Ottaviano”, il sindacalista più simpatico alla sezione economico-sindacale di Via dei Taurini, la storica sede del giornale del Pci.