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Accordo Israele-Hamas su Gaza: vincitori, vinti e incognite

L'accordo tra Israele e Hamas su Gaza tra fatti e scenari. Il punto dell'analista Riccardo Pennisi tratto dal suo profilo LinkedIn.

Dieci cose da dire dell’accordo su Gaza.

1. Vittoria politica di Trump. Ha fatto ingoiare almeno l’accettazione del principio negoziale a chi in questi anni è stato il più grande ostacolo alla pace: Netanyahu.

2. Se l’accordo reggesse nel tempo, entrerebbe nella storia.

3. Vittoria di Hamas. Dovevano essere “sradicati”, e ora ricevono i complimenti del presidente degli Stati Uniti.

4. Cedono i 20 ostaggi in cambio della liberazione di 2000 prigionieri da Israele.

5. Ottengono anche il ritiro (parziale?) dell’IDF dalla Striscia.

6. È chiaro che per il governo israeliano è un cedimento. Il ritiro dalla Striscia impedisce ciò che fin dall’inizio è stato l’obiettivo dell’operazione militare: l’espulsione definitiva dei palestinesi da Gaza.

7. Quindi Trump – che l’ha sostenuto per mesi, facendo il piazzista fino in Somalia o Indonesia – ritiene che quest’obiettivo non sia più raggiungibile.

8. Ci si chiede spesso chi comanda, nella relazione tra Israele e USA: i fatti fanno pendere la bilancia sui secondi.

9. I termini dell’accordo raggiunto sono gli stessi proposti da più di un anno (ostaggi VS ritiro). Perché ora sì?

A. Per le proteste internazionali. Ormai dilaganti. Le abbiamo viste e vissute in Italia, ma non ci siamo solo noi. L’isolamento di Israele, prima assolutamente finto, si stava facendo più concreto – e questo è un pericolo anche per gli Stati Uniti.

B. Perché le proteste si stanno trasformando in un movimento di boicottaggio globale a più livelli – altamente simbolico: culturale, sportivo… ma potenzialmente anche economico. E i soldi non si toccano.

C. Perché i sondaggi negli Stati Uniti dicono che perfino la base Repubblicana considera Israele responsabile della guerra e di azioni “sproporzionate” commesse nella Striscia. Anche questa è una condizione che la Casa Bianca non può sostenere a lungo.

10. Il cambio di narrativa era quindi urgente, da parte USA. Ma la pace resta lontanissima, nessun problema è affrontato davvero. Il futuro di Gaza, il disarmo di Hamas (e i coloni? quelli quando li disarmiamo?), lo status della Palestina e dei palestinesi che piangono decine di migliaia di morti, i rapporti con l’Iran, il Golfo, i Paesi arabi, i procedimenti di giustizia internazionale, la ricostruzione di una distesa di rovine…

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