skip to Main Content

A Sud Del Sud

A sud del Sud non ci si deve arrendere

“A sud del Sud” di Giuseppe Smorto (editore Zolfo) letto da Tullio Fazzolari.

 

La sorpresa è che, almeno per una volta, si parla della Calabria e non si parla soltanto di ‘ndrangheta. E’ la prima spontanea constatazione che viene leggendo “A sud del Sud” di Giuseppe Smorto (editore Zolfo, 176 pagine, 16 euro). Diversamente dalla maggior parte dei giornalisti, saggisti, sociologi e magistrati che con impegno e coraggio si occupano di questa regione Smorto non si è lasciato contagiare dalla sindrome della “reductio ad unum” che è sicuramente un modo efficace per denunciare la piaga della criminalità organizzata ma talvolta rischia di avere un indesiderato effetto scoraggiante perché, se in Calabria c’è solo la ‘ndrangheta, allora la guerra è già persa e non vale più la pena di combattere. Cosa che invece non solo si può fare ma è più che mai indispensabile e “A sud del Sud” lo dimostra in maniera convincente.

Non è ottimismo a buon mercato. Tutt’altro. Nel libro di Smorto il peso schiacciante della ‘ndrangheta non viene ignorato né sottovalutato. C’è però la consapevolezza che non ci si può rassegnare a una realtà inaccettabile. E che la soluzione non necessariamente è quella di emigrare per cercare lavoro e fortuna altrove. Anche se restare non è facile. Ma le oltre venti storie calabresi che “A sud del Sud” racconta dimostrano che è possibile. Sono tutti esempi di coraggio e determinazione, di sensibilità culturale e di talento imprenditoriale. Ma chi poteva illudersi che fosse semplice organizzare un festival in un’arena di Amantea chiusa da decenni o creare a Catanzaro un’azienda che fornisce il pane a Roma e a Milano? Eppure è stato fatto e l’hanno fatto alcuni calabresi in questi ultimi anni. Senza e nonostante la ‘ndrangheta.

Alla fine la sensazione è che ciascuna di queste storie sia una vittoria nella lotta per restituire alla Calabria la dignità che merita. Forse non bastano ma non sono neppure poche e l’errore strategicamente più grave sarebbe stato quello di ignorarle. “A sud del Sud” ha il merito di evitare questo rischio dando senza enfasi un segnale di speranza. In questo modo va ad aggiungere qualcosa nella letteratura sulla Calabria. Libri bellissimi e imperdibili come “Africo” o il più recente “Statale 106” hanno fatto comprendere fino in fondo la gravità della situazione. Quello di Smorto indica che bisogna resistere e non ci si deve arrendere. Senza farsi troppe illusioni e tenendo ben presente la realtà che emerge dalle ultime otto pagine di “Al sud del Sud” che non vanno lette ma studiate. Sono statistiche sulla qualità della vita, sul sistema sanitario, su tutti gli indicatori economici. Il disastro è tale che ci si rende conto che la ‘ndrangheta non è l’unico nemico ma ci sono decenni di politiche clientelari, di cattiva amministrazione. Per cambiare ci vuole un’altra guerra (o forse è la stessa…) che non si può evitare di combattere.

Back To Top