Stando all’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della sera, dunque, Forza Italia sarebbe calata di un punto e la Lega tornerebbe a superarla con l’8,7, mentre FI sarebbe all’8 in un quadro dove soprattutto va giù il gradimento al governo, ma va bene FdI. E stando soprattutto ai dati reali delle Regionali liguri la Lega era già tornata a risalire e a rimettersi in pareggio se non lievemente sopra, a differenza dell’Umbria, dove non è crollata ma è risultata sotto FI. E alle Europee in buona sostanza FI la superò di oltre mezzo punto.
Ecco, se venissero applicati questi dati ballerini, i dati, veri e virtuali, in sintesi dello “0 virgola”, come li ha definiti il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa in un’intervista a Il Tempo, nella richiesta, secondo i rumors, di essere riconosciuta come secondo partito della coalizione FI rischierebbe di dichiarare anche sconfitte oltre che vittorie. Per qualche “zero virgola” in più o in meno. Ed è difficile pensare che il prudente e solido Antonio Tajani rischi di farsi condizionare da questo pendolo molto instabile.
Mentre il valore dei risultati di FI – terza forza della coalizione quanto a numero di parlamentari stando alle Politiche del 2022, le uniche sulla base delle quali si forma il parlamento nazionale – sta nella sua resistenza in quanto tale e anzi crescita che ha smentito seccamente i profeti di sventura dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Una resistenza che con il coriaceo Tajani (siamo stati tra i rari ad averlo previsto subito su Startmag) ha spiazzato letteralmente i “centrini” di Matteo Renzi e Carlo Calenda, facendo piazza pulita di tutte le loro previsioni.
Ecco, ma allora, viene da chiedersi: perché ingaggiare una sorta di duello un giorno si è l’altro no con un altro decisivo azionista della coalizione come Matteo Salvini che con la sua Lega era e resta la seconda forza della coalizione per numero di parlamentari stabilito dalle Politiche nazionali? Forza Italia come ha sempre detto Tajani non vuol prendere voti agli alleati ma sottrarne a una sinistra sempre più radicalizzata andando a prendere i consensi degli elettori più riformisti che si allontanano da quella sinistra.
Aspirazione più che legittima. Solo che così, in un quadro molto bipolarizzato, con proposte come lo ius italiae si rischia di dare l’impressione di inseguire il Pd. E di perdere così elettori verso la Lega o FdI.
L’elettorato di FI ha uno zoccolo duro molto anti-comunista e liberale in economia, oltre che una linea rigorosa sull’immigrazione clandestina seppur dai tratti più umanitari che seppe imprimere il Cav, come Tajani ben sa. Ma FI con l’importante risultato ottenuto è piuttosto rafforzata per quel ruolo di centro o baricentro nella coalizione utile a tenere unite le diverse anime, secondo la lezione di Berlusconi qualsiasi cifra avesse.
Poi, crescere nei consensi e andare avanti è il compito numero uno di una forza politica, lo è per Tajani ma lo è anche per Salvini così come per Giorgia Meloni, in quanto presidente di FdI. Ma il tutto nel quadro di quella cornice unitaria che è stata sempre il valore aggiunto del centrodestra rispetto a una sinistra da sempre, nonostante alcuni recenti successi, dovuti più a errori del centrodestra, una piccola Beirut al suo interno.
Certamente non un modello da imitare, tanto più alla vigilia della sentenza del processo Open Arms contro Matteo Salvini che dovrebbe vedere maggiore unità e compattezza oltre che quella naturale solidarietà finora però vista un po’ pochino. Eppure quella sentenza riguarda tutta la coalizione. Non sembra tempo di guerreggiare sugli 0 virgola.