Unità, compattezza della coalizione, amicizia anche personale tra i leader. Se c’è una cosa che ha fatto finora sempre la differenza tra il centrodestra e la sinistra (non si può dire centrosinistra, poiché, nonostante l’avvicinamento di Renzi, il campo resta senza centro) è questo il valore aggiunto che è (era?) poi tutto. Una unità sostanziale, al di là delle fisiologiche sfumature diverse, premiata finora dai numeri elettorali, in piena sintonia con un elettorato di centrodestra che appare però molto più unito, al di là delle singole appartenenze, ultimamente degli stessi leader.
Eppure le elezioni Europee sono passate da più di due mesi. Il centrodestra ne è uscito visibilmente diviso, come era facilmente prevedibile. E fisiologicamente inevitabile, visto che la diversità di posizioni in Europa c’è sempre stata, tanto più in una campagna elettorale proporzionale, cosa che però non ha impedito al centrodestra di continuare a essere unito in Italia e tornare due anni fa alla guida del Paese con un governo di destra-centro.
Ecco, ora però da alcune settimane sembra che la campagna delle Europee per il centrodestra non sia ancora finita. I contrasti tra Lega e Forza Italia continuano. Fino a sfociare in una sgradevole e un po’ surreale lite di Ferragosto sullo ius soli tra Lega e Forza Italia, che rischia di lasciare gli elettori davvero disorientati. Uno scontro alimentato da gossip e retroscena su una presunta e un po ‘ fantasiosa svolta di FI a sinistra in seguito ad alcune dichiarazioni di Marina e Pier Silvio Berlusconi a difesa dei “diritti” e interpretate forse con forzature estremizzanti a destra addirittura come “tradimento”, minaccia per il governo di Giorgia Meloni. Non siamo esegeti dei fratelli Berlusconi, che sono grandi imprenditori.
Nella lite di Ferragosto tra Lega e FI due cose però si notano: la proposta dello ius scholae , già di Silvio Berlusconi, è stata rilanciata in un colloquio apparentemente tranquillo di esponenti di FI con “La Repubblica”, che naturalmente ha approfittato per fare il proprio mestiere e rimarcare le divisioni del centrodestra, dove la Lega di Matteo Salvini ha sempre detto no alle aperture sull’allargamento delle maglie della legge attuale, varata nel ’92.
Ma la Lega non si è limitata a rivendicare questa sua coerenza, ha reagito aspramente con un meme social dove il volto di Antonio Tajani viene addirittura accostato a quello della leader del Pd Elly Schlein. E questo sotto il nome della testata “La Repubblica”. Cosa che ha fatto reagire duramente il portavoce nazionale di FI, vicecapogruppo alla Camera, Raffaele Nevi. Che ha ricordato innanzitutto che quello dello ius soli, dove FI non è affatto d’accordo con il Pd ma tiene una sua autonoma posizione e non da ora, non fa parte del programma di governo sottoscritto dal centrodestra. Nevi ha quindi richiamato la Lega a non superare più i limiti di un galateo che significa non attaccare gli alleati su posizioni che riguardano temi al di fuori dei programmi comuni di governo.
Ma al di là dei singoli aspetti della lite o delle liti di Ferragosto(ci sono state anche le critiche del capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri per eccesso di “inteventismo” al generale Roberto Vannacci, europarlamentare indipendente da oltre 500.000 preferenze della Lega) tra Lega e FI, quale è il razionale obiettivo dei soci di minoranza del centrodestra? Soprattutto in vista di elezioni Regionali in un autunno caldo dove la sinistra stavolta unita con Renzi e Carlo Calenda già sembra dare per scontate le vittorie oltre che in Emilia anche in Umbria e Liguria? Oppure il centrodestra pensa che perdere l’Umbria, dopo aver mandato a casa il potere sessantennale rosso solo 5 anni fa, o perdere la Liguria dopo il “metodo Toti”, con i leader della sinistra in piazza contro di lui, persino peggiore di “mani pulite”, a detta di un campione del garantismo come Enrico Costa di Azione ex FI, ecco, eventuali sconfitte così sarebbero cose in fondo da poco?
Tra i due litiganti il terzo (il partito maggioritario FdI) gode? Certamente potrebbe essere messo nelle condizioni oggettive di assumere una posizione ancora più di centro, nel senso della stabilità. Ma per Meloni riportare la pax post-ferragostana sarà un prova di vera leadership politica, non solo governativa, sulla coalizione, che ha sempre battuto finora la sinistra proprio grazie soprattutto alla sua unità.
O la risposta all’estate “militante” del Pd è quella di un’estate “militarizzata” nel centrodestra?