E’ la Giornata Mondiale dell’acqua, dedicata al tema “Nature for Water”. Ma da festeggiare abbiamo ben poco. 2,1 miliardi di persone vivono senza avere acqua utilizzabile nelle proprie case; circa 260 milioni di persone invece devono camminare più di mezz’ora per raggiungerla e 2,3 miliardi hanno carenza di servizi igienici.
E mentre negli Usa vengono utilizzati 425 litri al giorno e solo 10 in Madagascar. Continuando così, nel 2050 potrebbero esserci popolazioni per mesi senz’acqua (5 miliardi di persone avranno carenza d’acqua per almeno un mese all’anno).
UNICEF: 700 BAMBINI MUOIONO PER MALATTIE LEGATE AD ACQUA
I numeri drammatici, che inquadrano la situazione, non finiscono qui. I dati Unicef denunciano che ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie (tifo, colera, dissenteria, poliomielite) legate all’acqua non pulita e alle scarse condizioni igienico-sanitarie. La mancanza di acqua pulita è l’origine della morte di 1 bambino su 5 sotto i cinque anni, sostiene Save The Children.
TROPPA POCA ACQUA DOLCE
Qualcuno si stupisce di tutto questo, in fondo il 70 per cento del pianeta Terra è coperto dall’acqua e dunque dovrebbe essercene a sufficienza per soddisfare le esigenze di tutti, sostiene. Ma la cosa non è così semplice: soltanto lo 0,5 per cento di quel 70 è acqua dolce e potenzialmente utilizzabile per gli umani e per i loro miliardi di animali da allevamento.
ACQUA BENE DI CONFLITTO
Garantirsi una parte di quella piccola percentuale è diventato fondamentale e difficilissimo, insieme. Ed è per questo che quello che è stato dichiarato dall’Onu come diritto umano primario e indiscutibile è diventato, invece, oggetto di conflitto: i documentati dalla Banca Mondiale mostrano che nel mondo ci sono 507 conflitti legati al controllo delle risorse idriche. In Siria, secondo diversi analisti, è proprio la sequenza di molti anni di siccità avrebbe contribuito allo scatenarsi della crisi.
In futuro la mancanza di acqua porterà nuovi conflitti. Secondo i dati delle Nazioni Unite, al 2030, il 47% della popolazione mondiale vivrà in zone a elevato stress idrico.
SOS ANCHE IN ITALIA
Anche in Italia potrebbero esserci seri problemi. Nel nostro Paese, infatti, disponiamo di 7.494 corpi idrici fluviali, 347 lacustri, 534 grandi invasi (89 non hanno mai funzionato) e oltre 8.000 piccoli invasi, insufficienti per gli attuali modelli di consumo.
“I danni ambientali, gli effetti sempre più ricorrenti dei cambiamenti climatici e l’incidenza dell’inquinamento stanno accentuando nel mondo le crisi idriche legate alla disponibilità, alla qualità e all’accesso all’acqua potabile” ha commentato il Presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI Filippo Di Donato.
“Un problema che si accentua maggiormente nelle montagne, che ne sono i principali serbatoi, con la riduzione dei ghiacciai, gli effetti accentuati dell’aumento delle temperature e il dissesto idrogeologico”, ha aggiunto Di Donato.
TROPPE CATTIVE ABITUDINI
Ma non basta dire che l’acqua è poca. Anche l’uomo fa la sua parte in questa partita. Sprechiamo questo bene senza renderci conto della sua importanza. In Italia si consumano, in media, circa 380 litri di acqua al giorno per scopi domestici.
Il BelPaese è quarto al mondo per quantità di acqua consumata (e sprecata). Peggio di noi fanno solo Usa, Grecia e Malesia.
ALLA RICERCA DI SOLUZIONI NATURALI
Quest’anno si vuole focalizzare l’attenzione sulle soluzioni naturali per conservare, riutilizzare e tutelare le risorse idriche, riducendo il rischio di inondazioni, siccità e inquinamento, come racconta CNR–IRSA.
“La natura agisce attraverso cicli chiusi e non conosce rifiuti. I temi dell’economia circolare trovano nell’acqua un archetipo consolidato e importantissimi spazi di conoscenza e di ricerca e sviluppo: CNR–IRSA è fortemente impegnato per trasformare i prodotti di scarto in materie prime ed energia, con esperienze quali il recupero del fosforo (in via di esaurimento) dai reflui, la produzione di biogas, biometano e bioplastiche dai sottoprodotti dei fanghi di depurazione o dai rifiuti, il riutilizzo spinto delle acque reflue nel comparto agricolo, industriale e spaziale”, afferma il Direttore del CNR–IRSA, Vito Uricchio.
“Inoltre l’incremento delle temperature deve indurre a progettare opere che limitino il rischio di alluvioni e l’evaporazione nei periodi più caldi, quali gli invasi sotterranei oggi resi possibili anche in Italia dal Decreto ravvenamento 100/2016”, prosegue Uricchio. “Gli invasi sotterranei consentono la ricarica delle falde con acque di buono stato chimico, poiché favoriscono l’autodepurazione, e offrono numerosi vantaggi di sostenibilità economica ed ambientale: riducono il rischio idraulico e di erosione costiera, prevengono la subsidenza, evitano l’interrimento, non prevedono significativi consumi di suolo. Si tratta anzi di opere che vanno oltre il ripristino della permeabilità del terreno, ostacolata dalla diffusa cementificazione, o la realizzazione di opere di contenimento che limitino la dispersione delle acque in mare. Inoltre hanno un costo di realizzazione di circa un quinto rispetto a quelli tradizionali”.