In Brasile il 5 di ottobre si è celebrato il primo turno delle Presidenziali svolto interamente tramite l’e-voting ma non si è trattato del primo caso. È stata infatti l’Estonia nel 2005 a tenere le prime elezioni nazionali tecnologiche. Più di un quarto della popolazione estone votò grazie a una smart card identificativa, un codice PIN univoco effettuando un normale login su di un personal computer. L’e-voting ha avuto successo anche in Australia, Francia e India, dove sono state installate più di 900 mila macchine che hanno permesso di aiutare gli analfabeti a votare, oltre ovviamente a ridurre in modo intelligente i costi della democrazia. L’Islanda anni fa ha, invece, riscritto completamente la sua Costituzione attraverso una consultazione online ma in generale su questo tema permangono molte diffidenze. In occasione delle elezioni presidenziali americane che nel 2000 e nel 2004 hanno incoronato George W. Bush junior non poche sono state le contestazioni.
Una recente ricerca condotta da McAfee e dal Consiglio Atlantico ritiene che l’e-voting potrebbe col tempo essere 
Il problema per arrivare una definitiva accettazione delle pratiche elettronico e online è che, a differenza di quanto accade in casi di hacking finanziario, i voti persi non possono essere recuperati, e gli hackers potrebbero alterare i voti espressi ribaltando il risultato finale. I ricercatori del Consiglio Atlantico hanno però rilevato che per ovviare a questo tipo di problemi esistono delle soluzioni quali la crittografia, il controllo dei parametri biometrici e software ad hoc.






